Ombre sui dipendenti del Comune, tra conflitti di interesse ed incompatibilità.
La UIL FPL alza il livello dello scontro con il Comune di Trapani e invia una diffida che solleva interrogativi pesanti sulla trasparenza e sulla regolarità di alcune posizioni lavorative all'interno dell'ente. Al centro della contestazione c'è la questione delle incompatibilità e dei possibili conflitti di interesse che potrebbero coinvolgere alcuni dipendenti comunali. Il segretario generale della UILFpl di Trapani, Giorgio Maccadino, sottolinea che si tratta di una battaglia di chiarezza e di equità, nel rispetto delle norme vigenti:
"Noi operatori sindacali abbiamo dichiarato di non avere alcun conflitto di interesse né incompatibilità nel ruolo che ricopriamo. Chiediamo che la stessa trasparenza venga applicata a tutti".
Il sindacato pone l'accento sulla necessità di verificare se vi siano situazioni di incompatibilità tra i dipendenti che ricoprono ruoli chiave, richiamando il decreto anticorruzione e le normative sulla rotazione delle posizioni di potere. Maccadino evidenzia un nodo centrale:
"Basta che chi è coinvolto dichiari la propria posizione e tutto sarebbe risolto. Ma abbiamo motivo di ritenere che vi siano situazioni poco chiare".
Secondo il sindacalista, la UIL FPL ha già sollevato il problema in più occasioni, ma non ha ottenuto risposte soddisfacenti. La nuova diffida è dunque un'azione necessaria per sollecitare un intervento da parte dell’amministrazione. Il sindacato chiede chiarezza su eventuali legami tra alcuni dipendenti e sindacati o partiti politici, che potrebbero configurare situazioni di conflitto con le loro funzioni all'interno del Comune.
"Se un dipendente ha legami diretti con un'organizzazione sindacale o con esponenti politici, è legittimo domandarsi se vi sia un'incompatibilità con il suo incarico" aggiunge Maccadino.
L'eventuale scoperta di irregolarità potrebbe avere conseguenze serie, non solo per i diretti interessati, ma anche per la pubblica amministrazione stessa. Infatti, se dovessero emergere nomine o progressioni di carriera non in regola, i provvedimenti adottati potrebbero essere annullati, con pesanti ripercussioni per l’ente e per i dipendenti coinvolti.
"Nel terzo millennio non possiamo permettere che la pubblica amministrazione sia gestita con logiche che non rispettano le norme. Ognuno deve conoscere la legge e sapere quali sono i limiti del proprio ruolo", conclude Maccadino.
La diffida è quindi un atto formale con cui il sindacato chiede al Comune di verificare e chiarire definitivamente la situazione, evitando che possibili negligenze possano compromettere la credibilità dell'ente e penalizzare chi opera nel rispetto delle regole.