I pericoli della soppressione della Corte Tributaria Trapanese

Continua a Trapani la protesta contro il provvedimento, attualmente in fase di studio presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze, volto alla soppressione di ben 64 Corti di Giustizia Tributaria di primo grado rispetto ai 103 attualmente esistenti, mediante l’accorpamento delle restanti 39 Corti.

Nel territorio Trapanese, ciò comporterebbe l’accorpamento della Corte di Giustizia Tributaria di I grado di Trapani con quella di Palermo, con enormi disagi sia per i professionisti che patrocinano le controversie dinnanzi ai giudici tributari, costretti ad estenuanti trasferte nel capoluogo siciliano, sia per i cittadini e le aziende che sarebbero costretti a sostenere dei costi superiori per esercitare il diritto di difesa nei confronti del Fisco.

Ad alzare il tono della polemica contro le intenzioni del M.E.F., dopo la mobilitazione dell’Ordine degli Avvocati di Trapani, dell’Ordine dei Commercialisti e del Sindaco del capoluogo, sono scesi in campo anche gli Avvocati Tributaristi Vito Callotta e Francesco Spina del Foro di Trapani, che hanno evidenziato, con dati alla mano, l’illogicità degli accorpamenti così come prospettati dal Ministero.

I due avvocati fanno notare, innanzi tutto, che la Corte di Trapani di Giustizia Tributaria di Trapani gestiste un contenzioso di circa 1500 ricorsi l’anno provenienti da tutta la provincia, di cui circa 2000 attualmente pendenti. La Corte di I grado di Palermo, invece, gestisce più di 5500 ricorsi l’anno, di cui 8300 ancora pendenti. E’ di tutta evidenza che l’accorpamento comporterebbe, inevitabile ulteriore rallentamento della macchina giudiziaria che già, notoriamente, non brilla per celerità se paragonata a quella di altri paesi europei.

Pertanto, numeri alla mano, la Corte di Trapani gestisce una importante fetta del contenzioso tributario siciliano anche in considerazione che la città è la sede provinciale degli enti impositori quali l’Agenzia delle Entrate, l’Agenzia delle Entrate Riscossione, nonché della SO.GE.T. (società che si occupa della riscossione dei tributi locali) che rivestono la qualifica di parti resistenti nel contenzioso proposto dai contribuenti.

Chiudere un presidio istituzionale così importante come la Corte di Giustizia Tributaria, comporterebbe il venir meno di un servizio fondamentale per la collettività e l’ulteriore impoverimento di un territorio già agli ultimi posti per qualità della vita.

Ovviamente, senza tralasciare la posizione dei 14 impiegati amministrativi e dei 12 Giudici tributari attualmente in servizio a Trapani, anch’essi in stato di evidente apprensione.

Piuttosto che procedere con degli accorpamenti, continuano i due noti avvocati trapanesi, sarebbe più opportuno, nell’ottica di una seria spending review, abbattere i costi della giustizia, ad esempio, utilizzando gli immobili confiscati alla mafia (già di proprietà dello Stato) e accorpando in un unico edificio Agenzia delle Entrate, Agenzia delle Entrate Riscossione e Corte di Giustizia di primo grado, anzichè versare esosi canoni di locazione a soggetti privati per mantenere le strutture esistenti.

I due avvocati, infine, non escludono forme protesta più importanti, come l’astensione dalle udienze presso la Corte tributaria di tutti gli avvocati, ma anche dei commercialisti (con l’avallo dei rispettivi ordini) qualora il Ministero voglia continuare con questa incomprensibile riforma.

Vito Callotta

Francesco Spina