“L’Europa siamo noi”. A piazza del Popolo il 15 marzo 2025 c’ero anch’io per rivendicare la mia appartenenza al Vecchio Continente.
Ho preso il tram numero otto davanti alla stazione Trastevere alle 13 e trenta fino al Largo di Torre Argentina e da lì, a piedi, ho attraversato tutta Via del Corso stracolma di gente. La maggior parte della folla era diretta alla manifestazione con la bandiera azzurra e la corona delle dodici stelle sulle spalle. Passando da un marciapiedi a un altro, dovevo ricongiungermi intorno alle 14 e un quarto alle/i militanti del Pd del Circolo Marconi sotto il bar Canova, dove ci eravamo dati appuntamento, in attesa che arrivasse Elly Schlein, con altri dirigenti a seguito, che ha avuto un’ ottima accoglienza anche da parte della stampa.
Poi abbiamo seguito ogni passaggio della manifestazione, durata oltre tre ore, con la soddisfazione di essere in tanti e con l’evidente nuovo e rinnovato orgoglio di poterci dire europei.
Tutte e tutti coloro che salivano sul palco prima di parlare dovevano fornire i loro connotati. Ho pensato che ognuno dei presenti volesse dire la propria età. Io per esempio sono coetaneo di Renata, figlia di Eugenio Colorni che aveva pronunciato un discorso profondo e toccate. Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, con il contributo di Colorni, avevano scritto il Manifesto di Ventotene, evocato da quasi tutti gli intervenuti, a cominciare da Michele Serra, che ha avuto l’idea geniale di lanciare quell’appello, di cui si è detto di tutto e di più e su cui si continuerà a farlo chissà per quanto. In questo senso anch’io mi sentivo coinvolto e la prima cosa che maggiormente mi frullava nella mente era il fatto che in quella piazza avrei voluto incontrare il popolo del centro sinistra, tranne poi constatare che i Cinque stelle e tranne Marco Rizzo, ammesso che fosse di sinistra, e Rifondazione comunista che si erano radunati in altre piazze in contemporanea.
Sapevo che una delle ragioni per cui il Movimento ex grillino si era dissociato dal partecipare alla manifestazione di Piazza del Popolo dipendeva dalla mancata piattaforma che il promotore dell’iniziativa avrebbe dovuto presentare per convincere i suoi aderenti a partecipare. Ma si era rivelato anche questo un pretesto. In realtà Giuseppe Conte aveva in più occasioni dichiarato che quella non poteva essere la sua piazza, avendo già deciso di organizzare un’autonoma manifestazione, che aveva da pochi giorni fissato in una piazza per il prossimo cinque aprile. Ho fatto questa premessa perché a proposito di Piazza non posso non ricordare Piazza San Giovanni, che in occasione della chiusura della campagna elettorale, il venerdì 22 febbraio 2013, il Movimento 5Stelle la scippò al Pd che fu costretto a riunirsi in un cinema romano con appena duemila persone. Un episodio che segnò una sconfitta per il Pd e un trionfo per Grillo che aveva come unico bersaglio il tracollo del Pd.
Devo dire che per quanto quella del 5 aprile sarà partecipata, non potrà mai eguagliare per numero, entusiasmo, speranza, impegno, la moltitudine dei cittadini accorsa a Piazza del Popolo sventolando con alto senso di dignità e amor proprio la bandiera dell’Europa Unita. Soprattutto e a maggior ragione dopo le rampogne e le umiliazioni scagliate addosso su di noi senza ritegno e sguaiata improntitudine dal Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.
Non voglio addentrarmi nella disputa infinita fra difesa e riarmo. Né tantomeno soffermarmi sui ritardi con cui l’Europa ha proceduto nel dotarsi di una difesa e di un esercito continentale. Forse è arrivato il momento di farlo con l’avvento di Trump, che ha deciso che l’Europa ha finito di sentirsi al sicuro sotto l’ombrello protettivo della Nato, grazie al quale ha potuto godere di una lunga ed effettiva pausa di pace, e che da questo momento in poi deve vedersela da sola. E per vedersela da sola, il tempo della melina, delle inutili e dannose disquisizioni, degli spazi della propaganda e della demagogia, non possono avere alcun tipo di cittadinanza. La data di sabato 15 marzo 2025 impone a tutti la presa di coscienza, la precisa cognizione che è in atto un nuovo inizio, un passaggio epocale, che nessuno può d’ora in poi ignorare o far finta che non esiste.
Filippo Piccione