Trapani, basket: battuta Varese resta alta la tensione tra proprietà e tifosi
Finisce dopo un tempo supplementare il match vinto da Trapani con Varese. Pronostici rispettati in pieno anche se a per chi c'era il vero spettacolo, le riprese da film, sono state girate sugli spalti e dalle postazioni in cui troneggia il presidente Antonini.
Circa il match, si è trattato di una contesa vibrante, che è andata ben oltre i pronostici che vedevano gli Shark nettamente favoriti. Ma gli eventi, grazie ad un orgoglioso Openjobmetis, non sono stati immuni da colpi di scena sensazionali. Quello sportivo era costituito dai 16 punti di vantaggio che i lombardi erano riusciti ad accumulare grazie ad una difesa accorta che spuntava le armi micidiali dell’attacco più forte del campionato.
Quello extra tecnico riguardava il quarto d’ora di silenzio che la curva, di solito entusiasta e rumorosa, riservava alla squadra fin da suo ingresso in campo. Un silenzio prodromico che portava direttamente verso una potenziale quarta sconfitta di seguito e al defenestramento quasi certo di coach Repesa. Il Croato gode di un appeal mai intaccato e solo frutto di competenza, carisma, background ed onestà intellettuale che offusca anche quella della Governance. Forse risiedono in tale completo ed entusiastico atteggiamento del popolo trapanese, in direzione Coach, le contestazioni di natura tecnica che vengono mosse dallo stesso Presidente che lo ha espressamente criticato dopo l’uscita dalla Coppa Italia.
In un clima surreale, gli Shark sembravano mostrare denti arrotati e non riuscivano ad azzannare una preda che alla vigilia sembrava pronta al sacrificio. Poi, stranamente, dopo il quarto d’ora di protesta, il catino del PalaIlio ribolliva come una pentola a pressione, alla stregua dei vecchi tempi, quelli in cui si celebrava la luna di miele tra tifoseria, presidente, squadra e staff tecnico “tutti insieme appassionatamente”. Il Trapani risaliva così una china che inizialmente sembrava impervia e difficile da scalare. L’aggancio sembrava mettere tutto sui binari della regolarità con un Varese ormai boccheggiante dopo la simultanea espulsione di Alibegovic ed Hands, la doppia sanzione dell’antisportivo a Librizzi, che lo ha tolto dal match anzitempo ed altri fuori gara per i canonici cinque falli raggiunti. Varese contestava alla fine il metro arbitrale per i 44 tiri liberi consegnati dalla terna agli Shark, contro i 14 dei varesini, ma si consolava, alla fine, per aver trovato un assetto tecnico che gli potrebbe consentire una salvezza tranquilla. MVP del match sicuramente Mister Robinson, non solo per i suoi 28 punti messi a segno, ma per il piglio con cui ha condotto alla reazione una squadra che sembrava alla deriva. Buon realizzatore il funambolico Notae che affrancato dai compiti di play e giocando spesso da guardia ha potuto sciorinare il talento offensivo. Ottimo Yeboah alle carambole (ben 8) e Brown prezioso anche se a volte arruffone. Sui normali standard Petrucelli ed un po’ sottotono Galloway al tiro e Horton sotto le plance. Per il resto, da un punto di vista atletico, la squadra è sembrata tonica e corroborata dopo la lunga sosta. Nel supplementare non c’è stata naturalmente partita e si è arrivati all’over time per una ingenuità di Robinson che si è fatto fischiare un deleterio fallo tecnico a soli tre secondi dalla fine ed in vantaggio di 3 punti.
Ma dicevamo che i maggiori riflessi sensazionali si sono visti dagli spalti. Il vero, l’autentico proscenio, con tutti gli effetti speciali del caso, non poteva non riguardare un protagonista esperto in materia, il presidente Antonini. Il palcoscenico, le luci della ribalta e i primi piani sono stati, di conseguenza, riservati ad un attore consumato, che per le qualità dimostrate in precedenza, indubbiamente, gli appartengono. A telecamere accese non si intravedono rivali ed il suo abbraccio a coach Repesa nell’intervallo è apparso, più che altro, solo merce riservata a quei fotografi che lo hanno immortalato. Il suo nuoto, considerate le evidenze, sembra quello di un salmone che riesce a risalire le acque anche nuotando controcorrente. D’altronde ha appena annunciato che presto sarà varata una trasmissione dal titolo “One Man Show”, che dovrebbe mettere a nudo tutte le magagne di una città che pur lo ha celebrato con la massima onorificenza riservata ad un cittadino non nativo. Ebbene, all’interno delle mura del PalaIlio ha dovuto subire la seconda ondata di contestazione dopo quel celeberrimo “Repesa non si tocca!”. Nell’occasione, nel nuovo manifesto-sequel, campeggiava a titoli cubitali, nella zona della curva sud un” Trapani siamo noi”, a ribadire che una squadra senza tifoseria si trasformerebbe in un ectoplasma, un corpo senza forma, senza nerbo e senza vita.
Quasi tutti i presidenti sono ben consci che in caso di fibrillazioni una sorta di mediazione andrebbe ricercata per restituire, quantomeno, serenità all’ambiente. Tutti tranne uno che, attraverso la sua piattaforma preferita X, di proprietà Elon Musk, (ormai i comunicati dal sito ufficiale sono diventati merce rara), ha sancito che sarà pressoché impossibile ricucire i rapporti. “Non hanno capito - sostiene Antonini - che con me non avranno mai dialogo se questi sono comportamenti…”. Per poi concludere amaramente: ”Sono profondamente deluso da ciò che sto vedendo, è chiaro che a fine anno si tireranno le somme per capire se e come andare avanti”. Ormai il Tycoon si è trasformato in un jet disposto anche ad affrontare ulteriori turbolenze pur di non cedere di un millimetro dalle sue convinzioni. La possibilità di un nuovo approdo (Messina?) e le sirene dello Stretto lo ringalluzziscono. Ed in nuovo clima instauratosi da “fine di luna di miele”, con la tifoseria in subbuglio che gli potrebbe fornire ulteriori alibi, potrebbe farlo approdare ad altri lidi senza, per questo, dover tradire il mandato morale con Trapani. Certamente, contestare una tifoseria che appena pochi giorni prima veniva elogiata - la migliore d’Italia, sostiene Repesa - per attaccamento e passione, sobbarcandosi enormi costi economici per supportare la squadra anche nelle trasferte più impervie, non rappresenta proprio il massimo della gratitudine. Se poi vengono definiti anche “minacciosi”, da come viene evidenziato in un loro comunicato, qualsiasi commento risulterebbe pleonastico e fortemente riduttivo.
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