Dalle slot ai voti a Pellegrino. Cosa c'è nell'ultima operazione antimafia nel Trapanese
Dagli affari con le slot e i centri scommesse alla politica. I pacchi di pasta per comprare voti e il monopolio delle macchinette. C'è tutto questo nell'inchiesta Mafia Bet, l'ultima operazione antimafia scattata ieri tra Campobello, Castelvetrano e Mazara.
Tre persone arrestate, diversi indagati, tra cui due politici. Una è Gaudienza Zito, consigliera comunale di Campobello di Mazara. L'altro politico è di livello superiore, è il deputato regionale di Forza Italia Stefano Pellegrino, noto penalista marsalese. Pellegrino è accusato di voto di scambio.
In manette sono finiti Calogero John Luppino, Salvatore Giorgi, Francesco Catalanotto. Sono ritenuti organici a Cosa nostra. Quella mafia che tra Campobello e Castelvetrano è legata al super latitante Matteo Messina Denaro.
L'inchiesta parte da un'altra operazione antimafia, Anno Zero, che qualche mese fa, soprattutto a Mazara, porto agli arresti diverse persone.
Per molti (ma non per tutti, in verità) Calogero John Luppino, arrestato ieri, era un insospettabile. Classe 1980, negli ultimi anni ha costruito un piccolo impero attorno al business delle scommesse online e delle slot machine. Da ieri mattina è in carcere con l’accusa di associazione mafiosa, stessa contestazione mossa a due suoi collaboratori, lo zio Salvatore Giorgi e Francesco Catalanotto.
Luppino non è un nome nuovo, di lui ci siamo occupati in altre occasioni su Tp24. Nel 2011 è stato consigliere comunale nelle file dell’Udeur. Nel 2014, ha fondato il movimento “Io amo Campobello”, che ha sostenuto il candidato sindaco Giuseppe Castiglione. Ha fondato pure una squadra di calcio a cinque e si è lanciato nel business dei migranti, riuscendo a farsi accreditare una struttura di accoglienza per 50 richiedenti asilo politico. Intanto, le intercettazioni svelavano i contatti fra Luppino e uno dei cognati di Messina Denaro, Saro Allegra, mediati da Catalanotto, gestore di un centro scommesse a Campobello di Mazara.
Nelle intercettazioni sono emersi anche i rapporti fra il gruppo Luppino e l’avvocato marsalese Stefano Pellegrino, deputato regionale. A Pellegrino è stato notificato un avviso di garanzia che ipotizza l'accusa di corruzione elettorale, senza l'aggravante mafiosa. In sostanza secondo gli inquirenti Pellegrino avrebbe ricevuto un sostegno illegittimo alle ultime elezioni regionali in cui raccolse oltre 7 mila preferenze per poi essere eletto all'Ars. Voti che il gruppo di Luppino, e in particolare Giorgi, “pagavano” con sacchi della spesa agli elettori.
Ma l'ordine di votare Pellegrino sarebbe arrivato direttamente dal carcere, da Franco Luppino, padre di Calogero. Dei piani elettorali dei due imprenditori trapanesi fermati per mafia, Luppino e Giorgi sarebbe stato informato anche il capo mandamento di Mazara del Vallo Dario Messina che, il giorno dello "spoglio" delle schede, venne aggiornato con sms dei risultati.
Secondo l'inchiesta il gruppo di Luppino avrebbe spostato voti che in un primo momento erano destinati a Toni Scilla in favore di Stefano Pellegrino.
Si tratta di soggetti che ho conosciuto tramite la mia attività pluridecennale di avvocato penalista. E’ possibile che soggetti da me assistiti abbiano parlato di me nel corso di telefonate intercorse tra di loro. Nulla però a che vedere con la mia campagna elettorale". E' la difesa del deputato regionale Stefano Pellegrino.
"Io non ho chiesto voti per me a questi soggetti. Inoltre da quando occupo il ruolo di deputato regionale sto provvedendo a “lasciare” il patrocinio legale di tutti quei soggetti che hanno accuse che sono in qualche modo “incompatibili” con il ruolo istituzionale che ricopro”.
Emerge dall'inchiesta anche un altro particolare. Ad un tratto, monitorando gli spostamenti di Francesco Catalanotto, gli inquirenti sospettano che Matteo Messina Denaro possa trovarsi in un casolare di Campobello di Mazara. E uno degli aspetti che emerge dalle pieghe dell'ordinanza di custodia cautelare dell'operazione "Mafia Bet".
Durante le indagini, infatti, i carabinieri hanno fatto irruzione in un casolare. Perché ? Stavano ascoltando Francesco Catalanotto, e succede qualcosa....
Ecco cosa scrivono i magistrati: “Il 24 marzo 2016 il Catalanotto era stato monitorato mentre si recava presso un caseggiato rurale in Contrada Fontanelle a Campobello di Mazara. Dai dispositivi di intercettazione collocati nell’autovettura in uso al Catalanotto si era registrato il rumore di un portone metallico che si apriva e, successivamente, il predetto Catalanotto pronunciare le parole “Matteo susiti”, parole dopo le quali il Catalanotto si era poi allontanato subito, da solo. Sottoposto a perquisizione il casolare sulla base del sospetto che, all’interno di esso, potesse nascondersi il latitante Matteo Messina Denaro, questa aveva dato esito negativo. Quel casolare apparteneva a Calogero Jonn Luppino”.
Ancora un nulla di fatto nella ricerca del super latitante, invisibile da oltre 25 anni.
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