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26/03/2025 09:00:00

 Vincenzo Pirrotta porta in scena "Terra Matta" al Teatro Biondo

Vincenzo Pirrotta torna sul palcoscenico del Teatro Biondo di Palermo con una nuova edizione del suo adattamento teatrale di Terra matta, la straordinaria autobiografia di Vincenzo Rabito. Il contadino siciliano, semi-analfabeta, ha lasciato un’imperdibile testimonianza della storia italiana del Novecento attraverso pagine dattiloscritte cariche di emozioni e immagini potenti, pubblicate nell’omonimo libro edito da Einaudi. Lo spettacolo, prodotto dal Teatro Biondo, debutterà in prima nazionale venerdì 28 marzo alle ore 21.00, con repliche fino al 6 aprile.

Un cast d’eccezione e una colonna sonora dal vivo

Accanto a Vincenzo Pirrotta, sul palco prenderanno vita Lucia Portale, Alessandro Romano e Marcello Montalto, accompagnati dalle musiche originali di Luca Mauceri, eseguite dal vivo dai musicisti Mario Spolidoro (organetto, chalumeau, chitarra), Osvaldo Costabile (violino, violoncello) e lo stesso Mauceri (percussioni, elettronica, chitarra classica). I costumi sono curati da Francesca Tunno, mentre il disegno luci porta la firma di Antonio Sposito.

L’epopea di un uomo e del suo secolo

Nato nel 1899, Vincenzo Rabito visse un’esistenza segnata da fatiche e privazioni: dall’infanzia trascorsa nei campi per sostenere la famiglia, alla sopravvivenza nelle trincee della Prima Guerra Mondiale, fino agli stenti della Seconda Guerra e alla trasformazione economica dell’Italia nel dopoguerra. Il suo racconto, redatto tra il 1967 e il 1970, si distingue per una lingua originale, un misto di neologismi, parole inventate e figure retoriche che restituiscono con vividezza il suo travagliato vissuto.

L’adattamento teatrale: tra grottesco e poesia

Pirrotta ha tratto ispirazione dal dattiloscritto custodito dal 1999 all’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano, per trasformarlo in un’opera teatrale capace di restituire la forza narrativa e la dimensione epica di Rabito. «Il lavoro più difficile – racconta il regista e attore – è stato quello dell’adattamento per la scena: il teatro ha tempi diversi dal romanzo e ho dovuto condensare la storia, costruendo scene che attraversano le varie epoche storiche.»

Il risultato è una narrazione che oscilla tra il grottesco e la poesia, dove il linguaggio unico di Rabito diventa perfetta lingua teatrale. A rendere ancora più incisiva la messinscena, l’uso della musica: «Ho scritto delle canzoni per sintetizzare i fatti storici – spiega Pirrotta – e accompagnare il viaggio di Rabito tra l’Italia del primo dopoguerra e le campagne africane, con un’orchestrina sempre presente in scena».

Un fenomeno editoriale diventato spettacolo

Pirrotta si avvicinò a Terra matta ancor prima che fosse pubblicato, su invito della casa editrice Einaudi, e ne rimase profondamente colpito. «Inizialmente pensavo fosse un’operazione editoriale, perché quel linguaggio era inaudito – racconta – poi, leggendo il manoscritto, mi resi conto della straordinaria verità di quelle parole». Dopo la pubblicazione, il libro divenne un bestseller e il “fenomeno Rabito” conquistò pubblico e critica, con letture pubbliche e reading nei principali festival letterari italiani.

Portare in scena questa storia è stata per Pirrotta una scelta naturale, dettata dalla potenza del racconto e dalla sua capacità di suscitare emozioni profonde: «La tragedia, la fatica, la fame, le delusioni non annientano la vitalità di Rabito. Ho voluto raccontare questa epopea con rispetto, fedeltà e un pizzico di poesia teatrale».

Terra matta si annuncia dunque come un’esperienza teatrale intensa e coinvolgente, un viaggio nella memoria collettiva attraverso la voce di un uomo che ha vissuto e raccontato il secolo scorso con straordinaria autenticità.