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17/03/2025 06:00:00

Quei milioni di litri d'acqua sprecati. E dopo la Trinità scoppia il caso della diga Rubino

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L’emergenza alla diga Trinità sembra essere rientrata, ma in due mesi sono stati letteralmente in mare milioni di litri di preziosissima acqua. Buttati, inutilmente.


Adesso, però, nuovi problemi e nuove polemiche emergono alla diga Rubino, nel Trapanese. Qui, per presunte carenze strutturali, la capacità dell’invaso è stata ridotta drasticamente, penalizzando il settore agricolo. Le associazioni di categoria chiedono verifiche urgenti per evitare un’altra gestione fallimentare della crisi idrica. Nel frattempo, il presidente della Regione Renato Schifani annuncia un investimento di 290 milioni di euro per cinque nuovi dissalatori.

IL CASO DIGA RUBINO
Dopo la Diga Trinità, anche l’invaso Rubino, nel Trapanese, finisce al centro delle polemiche per le limitazioni di capienza imposte per ragioni di sicurezza.
Attualmente, la capacità dell’invaso è stata ridotta da 11 a meno di 5 milioni di metri cubi a causa di presunte carenze strutturali, una situazione che penalizza fortemente le aziende agricole del territorio.


Le associazioni agricole, tra cui Conf.Sal Sicilia, Copagri, FederAgri e Conf.Sal, denunciano la mancanza di trasparenza e programmazione da parte delle istituzioni, sottolineando che “se si scopre che la diga Trinità non aveva condizioni strutturali compromesse, lo stesso potrebbe valere per la Rubino”. In effetti, il limite è stato imposto su indicazione della Direzione generale per le dighe del Ministero delle Infrastrutture, che ha ritenuto necessario ridurre la capienza per motivi di sicurezza idrogeologica.
Tuttavia, le sigle di categoria chiedono risposte concrete: “Non sappiamo ancora su quali basi si fondi questa decisione. Se mancano i previsti pericoli idraulici, allora serve una verifica trasparente”. Il rischio, secondo gli agricoltori, è che milioni di metri cubi d’acqua vengano persi, con gravi danni economici per il settore agricolo e zootecnico.
Proprio nei giorni scorsi la Regione Siciliana ha inviato al ministero delle Infrastrutture la richiesta per ottenere l'autorizzazione all'innalzamento del livello della diga Rubino, situata nel Trapanese, da 178,4 a 180,4 metri sul livello del mare. Si potrà così accrescere il volume idrico attualmente immagazzinabile, pari a 4,7 milioni di metri cubi e già sufficiente a soddisfare il comprensorio, ed evitare eventuali rilasci di acqua a valle nel caso si superi la quota a oggi autorizzata.

La richiesta predisposta dall’assessorato regionale dell’Energia e dei servizi di pubblica utilità, tramite il dipartimento Acqua e rifiuti, si basa sulle recenti certificazioni tecniche che attestano la presenza delle necessarie condizioni di sicurezza della diga, sia dal punto di vista del regolare funzionamento in apertura e chiusura fino al 100% dello scarico di superficie sia per quanto riguarda la staticità generale dell’infrastruttura. Lo confermano le verifiche effettuate dai tecnici incaricati, seppure siano stati segnalati ulteriori interventi di sistemazione che il dipartimento regionale Acqua e rifiuti si impegna a realizzare, garantendo, assieme all’ingegnere responsabile dell’impianto, un incremento del monitoraggio topografico e geotecnico.
La diga Rubino - fanno sapere dalla regione - è già stata recentemente oggetto di significative opere di manutenzione straordinaria e miglioramento, mentre è in corso di attuazione un intervento, incluso nel secondo addendum dei finanziamenti a valere sui fondi Fsc 2014-2020, per l'esecuzione della verifica sismica della diga e delle opere accessorie.
Realizzato tra il 1967 e il 1970 attraverso lo sbarramento del torrente della Cuddia, l'invaso era progettato per giungere sino a quota 184 metri. L’attuale limitazione a 178,4 metri è stata dettata dall'Autorità di vigilanza nel 2019, portando la capacità utile del bacino idrico a 4,7 milioni di metri cubi d'acqua. Con l’innalzamento richiesto a 180,4 metri l’invaso potrà immagazzinare fino a circa 2,4 milioni di metri cubi in più rispetto all’attuale capacità.

 

DUE MESI DI ACQUA BUTTATA IN MARE
Dopo due mesi di stop e lo sversamento in mare di milioni di litri d’acqua, la diga Trinità di Castelvetrano potrà essere nuovamente utilizzata. Una vicenda che ha scatenato le critiche di Coldiretti Sicilia, che denuncia: "Qualcuno ha fatto un grave errore. Prima la diga è stata svuotata, ora sarà riempita. Sempre se pioverà abbastanza". L’associazione sottolinea come sia inaccettabile perdere risorse idriche preziose in un territorio già segnato dalla siccità.
Il provvedimento di messa fuori esercizio era stato firmato dal Ministero delle Infrastrutture lo scorso gennaio, sulla base di documenti ritenuti contraddittori sulla sicurezza dell’invaso. Tuttavia, dopo ulteriori verifiche tecniche disposte dalla Regione, è stato accertato che "non esiste un rischio strutturale tale da giustificare la chiusura". Di conseguenza, il ministero ha sospeso la misura e autorizzato un esercizio limitato della diga fino a quota 62 metri.
Il presidente della Regione, Renato Schifani, ha definito la riattivazione della diga un risultato importante per il territorio, garantendo che "la nostra attenzione resterà alta fino alla definitiva soluzione di questa vicenda".
Per Coldiretti, però, resta un interrogativo: "Perché tanta acqua è stata buttata via anziché essere raccolta?". L’associazione chiede maggiore efficienza nella gestione delle risorse idriche e sottolinea che "la diga Trinità è il simbolo di infrastrutture vetuste che devono essere modernizzate".

 

 


SCHIFANI ANNUNCIA 5 DISSALATORI
Intanto sul fronte siccità il presidente della Regione, Renato Schifani, annuncia 5 dissalatori. In realtà si tratta di impianti mobili che verranno posizionati nelle aree in cui sorgevano vecchi impianti abbandonati. Tra questi c’è l’impianto di Trapani, che come abbiamo raccontato su tp24, sarà interessato da interventi dal costo di circa 30 milioni di euro. A Trapani infatti c’è un vecchio dissalatore abbandonato da oltre 10 anni. Ma rimetterlo a nuovo è impossibile. Allora si cerca di sfruttare quell’area per installare gli impianti mobili, utilizzando (dopo costosissimi lavori di revamping) le pompe e le strutture a mare già esistenti. Tra l’altro il dissalatore di Trapani è un caso particolare, perchè è l’unico che sorge in piena zona di riserva.
«La nostra risposta concreta alla siccità è la realizzazione di cinque nuovi dissalatori, fondamentali per garantire l'approvvigionamento idrico e affrontare con determinazione i cambiamenti climatici. Questo progetto non è solo un intervento infrastrutturale, ma un segnale concreto di impegno e responsabilità verso il futuro della nostra terra» Sono le parole di Schifani, commentando l'investimento di 290 milioni di euro tra fondi pubblici e privati, per “dare una svolta alla crisi idrica della Sicilia”.

 

 


I GUARDIANI DEL TERRITORIO ATTACCANO COLDIRETTI
L’Associazione “I Guardiani del Territorio” interviene sulla questione della Diga Trinità, criticando duramente Coldiretti per la sua tardiva presa di posizione. “Fino ad oggi, dov'era la Coldiretti? Assente. Muta. Invisibile”, scrivono in un comunicato stampa, sottolineando come per due anni abbiano lavorato senza sosta per tutelare l’invaso, fondamentale per gli agricoltori del territorio.
I Guardiani del Territorio rivendicano le azioni intraprese: “Abbiamo documentato ogni singola criticità, elaborato proposte tecniche concrete, sollecitato le istituzioni con incontri pubblici e interpellanze”. Ora chiedono risarcimenti immediati per i danni causati dalla siccità e dalla peronospora, oltre a un piano strategico per salvare la viticoltura cooperativa. “Non permetteremo che il futuro dei nostri agricoltori venga ancora compromesso dall’inerzia e dall’opportunismo”.


GLI INVASI SI RIEMPIONO IN SICILIA
L’inversione di tendenza era stata già fotografata a febbraio, dopo le piogge che avevano sferzato l’Isola il mese prima, ma ora c’è la conferma: le dighe siciliane sono ritornate ai livelli di un anno fa, cioè a poco prima che scoppiasse l’emergenza siccità. Anzi, su base annuale, si registra un rialzo, pari al 15%, con 46 milioni di metri cubi d’acqua in più per un totale di 345 milioni di risorsa.
È quanto emerge dall’ultimo aggiornamento pubblicato dall’Autorità di bacino regionale, che a marzo segna anche un incremento su base mensile, di quasi il 29% dopo il +32% fotografato trenta giorni fa rispetto a gennaio.
A trainare verso l’alto sono soprattutto i bacini del versante orientale, lì dove le precipitazioni di inizio anno si sono fatte sentire di più, a cominciare dall’impianto nebroideo di Ancipa, dato per spacciato lo scorso ottobre e adesso in surplus del 237% nel paragone con il 2024. Ben al di sopra della media regionale anche il bacino di Pozzillo, nell’Ennese, che, sempre su base annuale, vede addirittura un rialzo del 500%.
 



EA2G | 2025-03-02 08:55:00
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Credito d'imposta per gli investimenti nella "ZES unica"

Disponibile anche per il 2025 il contributo sotto forma di credito di imposta fino al 60% (80% per il settore agricolo) a favore delle imprese che effettuato investimenti nella zona economica speciale unica che ricomprende le seguenti regioni:...