In Italia le bambine e le ragazze fra gli 11 e i 19 anni leggono più dei maschi. Anche fra gli adulti i maschi leggono meno delle femmine, e i padri non fanno eccezione. E nella pratica della lettura ad alta voce i padri risultano generalmente meno attivi delle madri, soprattutto nei piccolissimi. In generale, i padri leggono meno delle mamme e in età meno precoce; sono fenomeni confermati dall’esperienza dei genitori degli operatori che interagiscono con le famiglie. La lettura viene intesa come un’attività tipicamente femminile. Poiché i bambini apprendono per imitazione del comportamento adulto, non sorprende che vi sia una correlazione fra le abitudini di
lettura della madre e del padre. Ovvero se, come abbiamo visto, anche i maschi adulti leggono meno per loro stessi, il modello tende a trasmettersi ai figli. Le diversità di genere nella lettura sono accentuate dal fatto che la grande maggioranza del personale dei nidi e delle scuole d’infanzia che legge e prepara i bambini alla lettura sono donne: anche questo agisce, per imitazione, sulle abitudini di lettura di bambini, maschi e femmine. Alcune ricerche indicano che i padri leggono più frequentemente alle femmine rispetto ai maschi e alcuni genitori dichiarano che i bambini maschi sarebbero meno attenti quando si legge loro, più impazienti e mobili fisicamente rispetto alle femmine. Dunque i maschi finirebbero, già in età prescolare, per beneficiare meno della lettura da parte dei genitori, uomo o donna che sia.
Questa diversità potrebbe derivare da comportamenti indotti da diverse modalità di relazionarsi con i maschi e le femmine da parte dei due genitori: i padri in modo più
intimo e verbale e più attento alle emozioni con le figlie femmine rispetto ai maschi, con i quali l’iterazione è invece più fisica e motoria, con un linguaggio più orientato
alla prestazione. Che la differenza nella lettura fra maschi e femmine sia più legato a fattori socio culturali che al diverso interesse dei contenuti dei libri per gli uni o le
altre è confermato dagli scarsi risultati ottenuti laddove sii è cercato di interessare di più i maschi alla lettura, proponendo contenuti più adatti al loro genere. La tendenza da parte dei padri a delegare il compito di leggere alle madri è anche dovuto all’identificazione della mamma come la principale figura di colei che si prende cura dei bambini e al senso di non esserne capaci; e non dipende dalla scarsità di tempo dei padri per stare con i figli, perché per la lettura bastano pochi minuti al giorno per ottenere un effetto positivo e duraturo. La maggior parte degli studi sull’impatto della lettura da parte dei genitori sui figli non distingue fra padri e madri. Tuttavia, le evidenze quantitative sugli effetti specifici della lettura (soprattutto sulla sfera linguistica e cognitiva, ma anche sugli aspetti relazionali e l’autoregolazione) vanno aumentando, anche se si tratta spesso di campioni non molto estesi. In Inghilterra, per promuovere la lettura paterna, si svolge un progetto in cui i padri di bambini nella fascia 2-7 anni (in nidi, scuole di infanzia e primo ciclo della primaria), con alcuni interventi più individualizzati in età più precoce.
I padri vengono invitati a leggere per un mese per un certo numero di minuti al giorno (a seconda dell’età del bambino), annotando l’esperienza in un diario di bordo e ricevendo dal programma supporto, indicazioni di lettura e un pacco di libri. Le valutazioni del progetto hanno rilevato un impatto altamente significativo in termini di progressi nella lettura e l’alfabetizzazione, ma anche un impatto importante riguardo all’attenzione, l’autoregolazione e le relazioni sociali. l’effetto modello del padre che legge è stato particolarmente importante sui maschi, al punto di annullare le differenze nella lettura fra maschi e femmine. Alcune ricerche rilevano uno stile di lettura diverso tra padri e madri: le madri sarebbero orientate a stimolare la comprensione del testo, ma anche più inclini a parlare di emozioni; i padri invece userebbero un linguaggio più complesso, prendendo spunto dal libro anche per fare riferimenti alla realtà esterna.
Per i padri la lettura con i piccoli arricchisca la relazione e metta in gioco le emozioni di entrambi, in un modo insolito per molti uomini abituati come maschi a contenere l’espressione delle emozioni. Quindi la lettura dei padri risulta molto efficace nel favorire lo sviluppo di competenze linguistiche, cognitive e relazionali nel bambino e nel futuro adulto, non tanto perché particolarmente creativa e divertente, ma perché attuata da un genitore che normalmente interagisce con il bambino attraverso altre modalità, più fisiche e motorie. La lettura è pertanto un momento di forte coinvolgimento relazionale e offre ai padri un tempo di qualità con i figli, promuovendo un’importante esperienza di intimità e condivisone di significati. E la correlazione positiva tra il coinvolgimento paterno e la salute mentale e lo sviluppo sociale dei figli è ormai ampiamente dimostrata, con effetti che durano ben oltre l’età evolutiva.
Dott. Angelo Tummarello
Pediatra di famiglia
Consigliere provinciale Federazione Italiana Medici Pediatri
Ricercatore e divulgatore scientifico
Marsala
Cell.3384553511
Email: dott.a_tummarello@libero.it