Nel leggere “Venire a patti con il leone"... e i corsivi: Tutto è lecito … in guerra … e in amore? posti all’ inizio di ogni periodo dell’articolo di Marco Marino, mi hanno talmente coinvolto da spingermi persino a scomodare il poco ricordato quesito greco: “Se sia giusto ciò che è caro agli Dei o se sia caro agli Dei ciò che è giusto”. Un semplice espediente per trovare una qualche attinenza con la cruda realtà di oggi.
La prima cosa che desidero chiedermi è se come cittadini, retrocessi a semplici spettatori di una politica trasformata in progetto autoritario e reazionario, siamo ancora in grado di ritornare a quello che finora abbiamo conosciuto. Comprese la rivoluzione americana, e sei anni dopo, quella francese, che hanno introdotto pur di fronte a enormi difficoltà, principi e valori di democrazia, di libertà e d’eguaglianza. La seconda cosa, è se con l’avvento di Donald Trump - che voleva mettere la parola fine alla guerra in Ucraina e nel Medio Oriente, finisce per dichiarare una guerra commerciale mondiale così devastante e spaventosa da ricordare la Grande Depressione e tutto ciò che drammaticamente ne è seguito - esiste ancora qualche speranza per uscirne sani e salvi. In questo quadro, tutt’altro che promettente, comincerei a chiedermi se con il suo ritorno al comando di Trump a prevalere sia la “fedeltà” - un obbligo imposto dal potere - su cui si è intrattenuto più volte Marino (è giusto ciò che è caro agli Dei) o la “lealtà” - frutto della reciprocità e del riconoscimento - (è caro agli Dei ciò che è giusto). La lealtà è quella cosa che in etica e in diritto regola i rapporti umani, i rapporti tra i popoli e tra questi i rapporti fra le istituzioni nazionali, internazionali e sopranazionali oltre che le relazioni fra le mediazioni culturali, costituzionali, del diritto, dei diritti e dei doveri.
Capisco che queste considerazioni lasciano il tempo che trovano. E tutto richiede i tempi necessari di una verifica delle ipotesi avanzate. Anche se bisogna stare all’erta e reagire a ogni tentativo di sopruso e di sottomissione esercitato con la forza dell’imposizione e dell’aggressione.
Qui mi limito a suggerire di aggiungere a Omero ed Esopo, Sofocle e la tragedia di Antigone. Mi piacerebbe sapere dall’autore dell’articolo dove la collocherebbe: Tutto è lecito … In guerra … e in amore?
Filippo Piccione