In Italia siamo sempre di meno, ma è il Mezzogiorno – soprattutto – a soffrire il calo demografico attualmente in atto.
Lo confermano gli ultimi dati Istat, che raccontano un Paese incapace di arrestare il processo di spopolamento che prosegue senza sosta dal 2014. Trasferimenti, calo delle nascite e un’immigrazione che poche volte diventa cittadinanza, pesano in egual misura. Seguendo una tendenza che comincia rappresentare una minaccia per la tenuta del welfare e il futuro economico del Paese.
Ma se lo spopolamento riguarda l’Italia intera, da sud a nord, colpendo tutte le regioni in maniera indiscriminata, in Sicilia questo segue traiettorie e dinamiche diverse. Qui infatti i flussi migratori interni spingono intere fasce della popolazione verso il centro-nord, con una conseguente disparità demografica complessiva che rischia persino di distorcere la percezione del fenomeno.
In Sicilia, il 2024 si chiude in negativo
Il bilancio demografico della Sicilia si chiude con un saldo in negativo. L’isola infatti perde circa 200mila dei suoi abitanti, un saldo negativo dovuto soprattutto al rapporto nati/morti. Perché il numero di decessi (intorno ai 52mila) supera di gran lunga il numero dei nuovi nati, fermo invece a quota 33mila. Il risultato è uno squilibrio naturale di circa 19mila residenti in meno. La Sicilia, comunque, segue la tendenza italiana che fa registrare un dislivello – tra nuovi nati e decessi – pari a 280mila persona. Insomma qui, come nel resto di Italia, nascono pochi bambini rispetto al numero di chi ci lascia.
I dati più interessanti riguardano i flussi migratori da/ verso la Sicilia. Complessivamente, su questo fronte, il bilancio 2024 risulta leggermente positivo: 111mila persone hanno trasferito la propria residenza sull’isola, contro i 110mila che l’hanno lasciata. Bisogna però fare una distinzione, suggerita dallo stesso report di Istat. Perché, se consideriamo soltanto i trasferimenti all’interno del territorio italiano, notiamo che la Sicilia continua a perdere abitanti. Sono 95mila i siciliani che hanno lasciato l’isola per stabilirsi altrove in Italia, mentre i nuovi arrivi dal resto del Paese si fermano a 82mila.
A compensare allora, seppur in parte, sono i flussi dall’estero, che generano un saldo positivo e contribuiscono ad attenuare – senza annullarlo – il processo di spopolamento. I trasferimenti dall’estero, infatti, nel 2024 hanno raggiunto quota 29mila; le emigrazioni verso l’estero invece sono state 14mila circa.
Ma dove si trasferisce chi dalla Sicilia si muove verso un’altra regione? Soprattutto nei comuni del nord Italia. È qui che si registra il maggiore afflusso, un +815mila di nuovi residenti provenienti da altre regioni. Un flusso migratorio che riesce a contenerne lo spopolamento, pur risentendo degli scarsi livelli di natalità.
Poche nascite, ma la popolazione resta giovane
La Sicilia, nonostante il calo delle nascite, resta comunque una delle regioni con la popolazione più giovane d’Italia. L’isola si colloca al quinto posto per quota di popolazione attiva, ovvero la fascia tra i 15 e i 64 anni che lavora – o è in grado di farlo – e che contribuisce così al sistema previdenziale. Qui compone il 65% dei residenti, a fronte di una media nazionale del 66%.
Nel complesso il Mezzogiorno è giovane: il sud Italia registra l’incidenza più elevata di popolazione under 14, ma anche la quota più bassa di ultrasessantacinquenni. Bassa è anche l’età media del parto, che in Sicilia è di 31 anni e rappresenta la media più bassa di tutte le regioni. A mantenere giovane la popolazione incide anche un tasso di natalità che, pur rimanendo contenuto come nel resto del Paese, in Sicilia resta tra i più alti – secondo solo a quello del Trentino-Alto Adige.
Daria Costanzo