Un’ascesa quella di Papania costruita su politica e cooperative
Nato nel 1958, Nino Papania ha mosso i primi passi nella politica locale, diventando deputato regionale all’ARS nel 1996 e poi assessore al Lavoro. La sua carriera è stata fortemente legata al sistema delle cooperative, un vero e proprio serbatoio elettorale nella provincia di Trapani. Il suo nome è diventato sinonimo di clientele e favori, alimentando il dibattito sulle zone grigie tra politica e affari in Sicilia. Dopo l’approdo nel centrosinistra, prima con La Margherita e poi con il PD, la parabola di Papania è stata segnata da successi elettorali e incarichi prestigiosi, come la vicepresidenza della commissione Lavori Pubblici al Senato. Tuttavia, la sua crescente influenza è stata oscurata da numerose inchieste giudiziarie, che hanno minato la sua credibilità politica e personale.
I guai giudiziari: dall’abuso d’ufficio al voto di scambio
I problemi con la giustizia di Papania risalgono al 2002, quando patteggiò una condanna per abuso d’ufficio. Nel 2009, un suo collaboratore stretto, Filippo Di Maria, fu arrestato per legami con la mafia, accusato di raccogliere voti per il senatore tramite metodi illeciti. Da quel momento, le indagini e i processi si sono susseguiti, culminando con condanne e successive assoluzioni per reati di voto di scambio. Nel 2013, il Partito Democratico lo escluse dalle liste elettorali, giudicandolo un "non presentabile" per il codice etico interno. Papania lasciò il PD e, nel 2022, fondò il movimento VIA, con l’intento di continuare a esercitare influenza politica nella sua terra d’origine.
L’inchiesta del 2024: la caduta definitiva
L’operazione del 2024 ha svelato un sistema consolidato di scambio di voti con la mafia alcamese, guidato da Papania per sostenere il candidato Angelo Rocca alle elezioni regionali del 2022. Le intercettazioni rivelano il pagamento di duemila euro a intermediari mafiosi per un risultato elettorale che, tuttavia, si è rivelato deludente. Le registrazioni mostrano un Papania esasperato, che si lamenta del fallimento della rete mafiosa: “Ci ha fatto buttare duemila euro per far mangiare una pizza a quattro spacciatori”. Queste parole, secondo gli inquirenti, sono la prova del coinvolgimento diretto dell’ex senatore in dinamiche di voto di scambio.
Minacce e vendette: lo stile spregiudicato di Papania
Tra le intercettazioni emerge anche un episodio inquietante del 2023, quando Papania progettò una vendetta contro un politico locale, Vito Bongiorno, che si era rifiutato di appoggiarlo. La minaccia di “una gran passata di legnate” e il coinvolgimento di un uomo condannato per mafia delineano una figura politica priva di scrupoli, pronta a tutto pur di mantenere il controllo sul territorio. L’arresto di Nino Papania rappresenta un capitolo drammatico nella storia politica siciliana, sollevando interrogativi sull’intreccio tra politica e criminalità organizzata. Mentre l’ex senatore si difende attraverso i suoi legali, i fatti emersi dalle indagini gettano un’ombra pesante su decenni di attività politica in provincia di Trapani.
Politica e malaffare a Marsala
L'ex senatore Antonino Papania è al centro di un’indagine che ha rivelato un sistema illecito di gestione di fondi pubblici destinati alla formazione professionale, utilizzati per rafforzare il consenso elettorale del suo movimento politico, VIA (Valori, Impegno, Azione). Il movimento, fondato nel 2020, aveva acquisito un ruolo significativo nel panorama politico della provincia di Trapani, sostenendo varie candidature a livello comunale e regionale.
Le accuse
L’inchiesta ha svelato che Papania e i suoi collaboratori avrebbero gestito fondi pubblici attraverso enti come CE.SI.FO.P. e l'Associazione TAI, utilizzando posti di lavoro nei corsi di formazione come merce di scambio per ottenere sostegno politico. Spesso, le assunzioni erano effettuate senza rispettare requisiti professionali, con la creazione di falsi curricula.
Modalità di funzionamento
Il Movimento VIA reclutava nuovi membri, spesso con modalità illecite, offrendo promesse di lavoro o vantaggi personali. Anche il “trasformismo politico” – il passaggio di consiglieri comunali da altri schieramenti al VIA – avveniva non per motivi ideologici, ma in cambio di benefici.
Misure cautelari e coinvolgimenti. L'indagine ha portato agli arresti domiciliari per Nino Papania e altri membri di spicco, come Angelo Rocca, Ignazio Chianetta e Manfredi Vitello. Divieto di dimora e interdizioni per consiglieri comunali, tra cui Michele Maurizio Accardi, Sara Accardi e Vanessa Titone. Tra gli indagati figurano oltre ai diversi esponenti politici anche loro familiari coinvolti nella gestione illecita dei fondi, spesso destinati a progetti formativi mai realizzati o utilizzati per fini privati e politici.
Il sistema di scambio
Le risorse europee e regionali destinate alla formazione di soggetti disoccupati e vulnerabili venivano dirottate per finanziare campagne elettorali, ottenere voti e consolidare il potere del Movimento VIA. Questo ha creato una rete clientelare radicata nel tessuto politico della provincia di Trapani. L’inchiesta rappresenta un colpo duro per il Movimento VIA, decretandone la fine, e per la credibilità delle amministrazioni locali coinvolte.
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