A Salemi "Dormono sulla collina", di Giacomo Di Girolamo
Venerdi 19 dicembre alle ore 17,30, presso il Centro Kim di Salemi, nel quadro della programmazione della rassegna “Costruire Visioni, Centri luoghi periferie”, promossa Dall’assessorato alla Cultura, Turismo e Spettacolo, la stagione invernale nel Comune di Salemi si arricchisce di un evento particolarmente interessante.
Verrà presentata l’ultima fatica editoriale del giornalista-scrittore Giacomo Di Girolamo “Dormono sulla Collina”. Non della solita promozione di un libro si tratterà, ma di un notevole evento culturale che certamente coinvolgerà anche emotivamente il pubblico presente. Andrà in scena una sorta di recital con la lettura di molti brani tratti dal poderoso volume. Oltre che dall’autore stesso, le pagine verranno lette dall’attore-regista Silvio Spisso.
Giacomo Di Girolamo, giornalista, vive a Marsala. È direttore del portale www.tp24.it e della radio trapanese Rmc 101, e collabora con la Repubblica e Il Sole 24 Ore. Nel 2014 ha vinto il Premiolino, il più importante premio giornalistico italiano. Tra le opere pubblicate ricordiamo: Matteo Messina Denaro. L’invisibile (Editori Riuniti, 2010) e Cosa Grigia (il Saggiatore, 2012).
Dove sono Sandro, il presidente partigiano, e Francesco, che picconava? Dov’è Aldo? Aspetta ancora la sua liberazione? E Giulio il Divo, l’ha poi capita la differenza tra cos’è bene e cos’è male? Tutti, tutti dormono sulla collina. Dove sono Yara, Sarah, Tommy? Contateli qui, i loro amabili resti. Dove sono i giudici Paolo e Giovanni? I boss Tano e Don Masino? Dove sono i poeti, i calciatori, le donne e gli uomini di spettacolo? Canzonissima, Milleluci e il Drive In? Gli sconosciuti, gli uomini senza memoria, gli eroi nascosti, i miserabili? I morti in prigione, i caduti da un ponte? Le donne morte per un amore contrastato o inseguendo la vita? Tutti, tutti dormono sulla collina.
Questo libro si pone un obiettivo smisurato: il nostro paese raccontato da chi dorme, e sempre dormirà, sulla collina. Siamo di fronte alla Spoon River d’Italia. Il paese lo raccontano loro: gli uomini che sono passati di qui, quelli che hanno fatto la storia oppure che l’hanno subita. Gli uomini che tutto sapevano e nulla rivelarono. Gli uomini che nulla sapevano e tutto rivelarono. Uomini magniloquenti, uomini magnifici, uomini miserabili. Uomini piccoli e piccoli uomini. Volti imperiosi e notissimi, volti arcaici, che hanno fatto un qualche frammento di storia, anche se nessuno lo sa. Sono le loro voci a fare la storia. Dov’è Pino Pinelli, l’uomo che non voleva volare? Dov’è il poeta, Giuseppe Ungaretti? S’illumina ancora di immenso? Dove sono Anna Magnani, quelli di Piazza della Loggia, le vittime del terremoto dell’Aquila? Dove il piccolo Samuele di Cogne, dove Marco Pantani, dove Giulio Andreotti? Il generale Dalla Chiesa? Dormono, dormono sulla collina. E non solo loro. Programmi televisivi, bombe che esplodono, decreti legge. Anche gli oggetti. Gli oggetti sono così silenziosi, ma sanno tutto di noi, e fanno la storia. Anche loro: dormono sulla collina. Non è infatti un caso che la prima «voce» di questo coro non sia umana: a parlare è la Bomba di Piazza Fontana. È uno degli innumerevoli inizi italiani e a cantarlo è un ordigno capace di segnare l’immaginario di quell’Italia che possiamo in modo equivoco definire «contemporanea»: là dove accade sempre tutto in contemporanea. Anni plumbei, anni mirabili, anni di schermi televisivi accesi e di fari spenti nella notte, anni di pop e di partiti popolari, con le inevitabili afferenze di mafie, logge, piovre, rivoluzioni mancate, riforme promesse e promesse rimandate, cronache nere e cronache rosa, un partigiano come presidente e presidenti campioni di partigianeria. Si potrebbe andare avanti all’infinito, iniziando dal 1969 e arrivando a oggi. Leggere questo libro significa immergersi in un oceano di voci, di storie molto note e di storie dimenticatissime. Come Edgar Lee Masters, ma non in versi, Giacomo Di Girolamo scrive un’opera mastodontica, tragica e poetica, lirica e comica, ottimista e disperata, destinata a essere un classico.
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