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Convegni

Convegno "Rilancio o oblio. L’Autonomia siciliana al bivio"

91015 Custonaci
19/12/2014 - 19/12/2014

 Nell’ambito delle attività di approfondimento culturale organizzate dal «Centro Studi Dino Grammatico», con il patrocinio di Confindustria Trapani ed il Comune di Custonaci, si terrà venerdì 19 dicembre (ore 17.30) presso la sala conferenze «Carmelo Solina Quartana - Santuario Maria SS.ma di Custonaci» il convegno dal titolo «Rilancio o oblio - L’Autonomia siciliana al bivio». È prevista la partecipazione di Fabrizio Fonte (Presidente Centro Studi Dino Grammatico), Antonio D’Alì (Senatore della Repubblica), Gaetano Armao (Professore di Diritto Amministrativo all’Università di Palermo). Porteranno i saluti Giuseppe Bica (Sindaco di Custonaci) e Vito Pellegrino (Confindustria Trapani). Modererà l’incontro il giornalista Rocco Giacomazzi (Direttore Telesud Trapani).

I continui scandali che coinvolgono, purtroppo quasi quotidianamente, la Regione Sicilia non lasciano più alcuno spazio interpretativo, se non quello che l’istituto autonomista abbia fallito palesemente il suo compito. Negli ultimi tempi ci si è trovati spesso di fronte alla richiesta, non solo da parte del mondo politico, di commissariare la Regione, interrogandosi seriamente sul fatto se oggi ha ancora un senso parlare di Autonomia o magari sarebbe meglio essere una Regione a Statuto ordinario ? In linea, del resto, con ormai tanti siciliani che individuano proprio nell’istituto autonomista la causa principale del mancato sviluppo socio-economico dell’Isola. È innegabile, infatti, che la nostra Autonomia nella sua applicazione pratica ha elargito, in questi quasi settant’anni di vita, più privilegi per pochi che opportunità per molti, con il risultato che la differenza di reddito tra la Sicilia e la media nazionale è purtroppo di circa il 40% e i tassi di disoccupazione (in particolare quella giovanile) hanno toccato negli ultimi mesi i massimi livelli di sempre. E con questi dati, d’altra parte, risulta parecchio complicato, per non dire fantasioso, parlare di prospettive di sviluppo a medio/lungo termine quando ci si deve scontrare quotidianamente con un sempre maggiore scollamento tra i quasi cinquemilioni di siciliani, che continuano a “sopravvivere” nell’Isola, e le Istituzioni regionali. Quando, invece, allo stato attuale apparirebbe più che mai indispensabile rilanciare delle politiche economiche che consentano all’Isola di divenire un’area nella quale sia strutturalmente conveniente investire, magari attraverso proprio quei fondi europei che, ad esempio, le regioni spagnole utilizzano, diversamente da noi, al 100%. Buona parte della classe politica, al contrario, continua imperterrita a portare avanti un’azione miope e clientelare, sacrificando le poche risorse che vanno sotto la voce degli investimenti, indispensabili per sostenere la crescita economica dell’Isola, a favore piuttosto della spesa corrente. C’è da dire che, pur avendo lo Statuto speciale di Autonomia delineato una sorta di assetto federalista ante litteram, a tutt’oggi la Regione ha soltanto aumentato a dismisura i centri di spesa (sottogoverni, partecipate, etc..). Mentre se si fosse percorsa un’altra strada la Sicilia oggi avrebbe potuto certamente godere d’infrastrutture paragonabili a quelle della Catalogna (che dal 1975 ai giorni nostri ha avuto uno sviluppo straordinario) o della Baviera che, si badi bene non hanno compiuto dei miracoli, hanno semplicemente immaginato e, soprattutto, realizzato un concreto «piano strategico» per il loro futuro. D’altra parte, in tempi decisamente non sospetti, Alcide De Gasperi parlando del nostro Statuto disse: «gli Stati non si creano soltanto con una legge o con uno statuto; più della legge vale il costume, più del decreto varrà l’attuazione pratica che i siciliani ne faranno». Non si capisce, ad esempio, perché non iniziare da quella defiscalizzazione dei prodotti petroliferi che, mentre i cittadini della Valle d’Aosta e del Friuli Venezia Giulia ne usufruiscono da decenni, la Sicilia, pur ospitando sulle sue coste (Gela, Priolo e Milazzo) impianti di raffinazione (ed inquinamento annesso), non ne ha mai goduto.

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