Teatri di Pietra. A Castellammare l'Eneide
Una sfida a valicare il confine dello specchio, a spogliarsi della maschera per offrirsi nudi al cospetto della verità. E’ questo il messaggio di “Eneide” che sabato 2 agosto ore 21.15 aprirà uno dei nuovi siti di Teatri di Pietra Sicilia, giunto quest’anno alla sua X edizione, il Castello Arabo Normanno di Castellammare del Golfo . Lo spettacolo, per la regia di Matteo Tarasco che ne firma anche la drammaturgia, è tratto da Virgilio, Ovidio e Marlowe, e vede in scena Viviana Altieri, Nadia Kibout e Giulia Innocenti. Uno spettacolo che sfida, sulle assi del palcoscenico, l’essenza più profonda dell’ essere, per tentare di rimettere il mondo in sesto come novelli Amleto, con l’arma tagliente del teatro. Perché la magia del teatro è insita nella sua fuggevolezza: quando ci si specchia si è capaci di vedere l’immagine, ma non lo sguardo che la determina. Lo sguardo, come il teatro, è dietro l’immagine che vede, ama nascondersi, come la natura di Eraclito. E’ pertanto, forse, la vera essenza dell’essere umano, il vero sé, al di là dell’immagine, oltre i confini della visione, nell’immaginazione appunto, in tutto ciò che chiamiamo fantasia.
Il circuito Teatri di Pietra, diretto da Aurelio Gatti, anche quest’anno è promossa direttamente dai Comuni coinvolti con il sostegno dall'Associazione Teatri di Pietra Sicilia e Capua Antica Festival, in collaborazione con numerosi enti e or-ganismi culturali di pregio come la Fondazione Whitaker e il FAI di Agrigento. Tra teatro, danza, musica e nuovi linguaggi, sono circa 11 produzioni che si alterneranno nei dodici siti di sette province siciliane fino al 29 agosto. Anche quest’anno Teatri di Pietra dà vita a un percorso di arte e cultura che privilegia lo straordinario patrimonio storico e ar-tistico siciliano e al contempo offre una concreta opportunità di sviluppo socio-culturale e crescita dei territori coinvolti, mirando all’obiettivo principale di accrescere e sviluppare la conoscenza e la valorizzazione del patrimonio storico e paesaggistico della Sicilia attraverso lo spettacolo dal vivo si promuovono, senza invaderle, aree straordinarie che si of-frono ad una fruizione più ampia, coinvolgendo un pubblico diversificato e più vasto. Le diversità della proposta artistica, la presenza di compagnie rappresentative la migliore produzione nazionale, la presenza significativa di artisti siciliani accanto a figure di rilievo della scena nazionale, nonché un “fare rete” delle Amministrazioni coinvolte, ha permesso di costruire un programma di ampio respiro .
La ricorrenza di Teatri di Pietra Sicilia, che da dieci stagioni si propone puntualmente ogni estate nonostante le difficol-tà, fa di questa manifestazione un appuntamento “atteso” , testimonianza di un progetto che aggrega e cresce intorno a un'idea innovativa di valorizzazione e sviluppo sostenibile dei territori. Una nuova edizione quindi, resa possibile gra-zie all'impegno delle Amministrazioni coinvolte che attraverso Teatri di Pietra ribadiscono, seppure con molte difficol-tà, la volontà a operare un diverso modo di fare “turismo/cultura e sviluppo” privilegiando progettualità che concreta-mente dialoghino con il territorio, le cittadinanze e le identità che queste esprimono. Un progetto che anche in un mo-mento di grande difficoltà per la Regione e il Paese, riesce a esprimere la volontà e la determinazione a fare della cultu-ra e del patrimonio la risorsa principale di sviluppo delle cittadinanze coinvolte.
Note di regia
Arte e Spettacolo Domovoj
E N E I D E - CIASCUNO PATISCE LA PROPRIA OMBRA
Da Virgilio, Ovidio, Marlowe
drammaturgia e regia Matteo Tarasco
con Viviana Altieri , Nadia Kibout, Giulia Innocenti
Scene e Luci Matteo Tarasco
Costumi Chiara Aversano
Una fulgida oscurità ammanta l’epopea della guerra di Troia: oscure sono le trame della storia, fulgido il mito. Potrem-mo raccontare la storia dell’uomo nei secoli, attraverso le differenti culture dominanti in Occidente, come il perenne conflitto tra due istanze contrapposte: tradurre in immagini fantastiche la realtà, o, al contrario, tradurre in realtà la fantasia.
In questo percorso d’individuazione, il Teatro è stato sempre strumento principe, luogo di scoperta e contenitore di rac-conti di miti, specchio dell’essere umano.
Già gli antichi Greci - coloro che primi codificarono in forma scritta e in codici performativi, l’arcaica prassi del Teatro – sapevano, grazie alla lezione di Eraclito, che “la natura ama nascondersi”. E pertanto, considerando la Natura come madre di Verità, cercarono, attraverso il Teatro, uno specchio capace di coglierne i riflessi; cercarono, attraverso il Tea-tro e le sue modalità espressive che tendevano all’individuazione del sé (la agnizione preludio di purificazione), una eco di quella visione interiore profonda di cui l’essere umano è portatore.
Il Teatro era dunque – ed è tuttora – uno sguardo sull’essere e, in quanto sguardo, nessuna immagine speculare lo può contenere. La magia del Teatro è insita nella sua fuggevolezza: quando ci specchiamo, vediamo la nostra immagine, ma non lo sguardo che la determina. Lo sguardo, come il Teatro è dietro l’immagine che vede, ama nascondersi, come la natura di Eraclito, e pertanto, forse, la vera essenza dell’essere umano, il vero sé, è al di là dell’immagine, oltre i confini della visione, nell’immaginazione appunto, in tutto ciò che noi chiamiamo fantasia. Il Teatro, fabbrica di quella particolare fantasia chiamata realtà, con le sue scene, storie e racconti, ci rimanda un residuo di visone sull’essere, ci mette in contatto con la sua invisibilità, e indicibilità, che il più delle volte non si lascia percepire, o sembra marginale. Il Teatro contiene un margine essenziale di non-detto, entro cui si cela il nostro essere, e, mediante l’uso della maschera, induce l’uomo a rapportarsi con emblemi del sé che lo connotano, lo caratterizzano e lo inducono a trovare un’identità. La maschera funge da catalizzatore d’istanze inconsce presenti nell’essere umano, per quanto non mai esercitate o esercitabili.
Pensiamo ad esempio all’eroe tragico Amleto, che si dimena e si lacera sul limite dell’”essere” (e del “non essere”): il suo destino induce a riflettere, e modifica così la direzione del divenire personale di chi riflette. Amleto esprime tutto questo in due versi: “Il tempo è fuor di squadra, maledetta dannazione/ essere venuto al mondo per rimetterlo in sesto.”
Mettere in scena Eneide oggi, significa esser consapevoli di tutto questo, significa sfidare, sulle assi del palcoscenico, l’essenza più profonda del proprio essere, significa cercare di rimettere il mondo in sesto come novelli Amleto, con l’arma tagliente del Teatro. La nostra Eneide è una sfida lanciata agli spettatori: una sfida a valicare il confine dello specchio, una sfida a spogliarsi della maschera per offrirsi nudi al cospetto di Verità.
Ingresso Castellammare del Golfo: euro 12, ridotto euro 10; residenti euro 8
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