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Teatro

“Clitennestra, il processo”

Selinunte - Castelvetrano 91022 Castelvetrano
19/08/2023 - 19/08/2023

 Prima volta quest’anno per “Clitennestra, il processo” (Mda Danza) dal testo di Alma Daddario di, per la regia Sebastiano Tringali, con Carlotta Bruni, Matteo Gentiluomo, Rosa Merlino, Luca Piomponi, Paola Saribas e Valeria Contadino: in scena sabato 19 agosto a Selinunte. 

Clitemnestra è passata alla storia, grazie alle descrizioni di Omero (Odissea), di Eschilo (Orestea), di Euripide (Ifigenia in Aulide), tutte figure maschili, come il prototipo della donna infame, il mostro che ha commesso l’orrendo delitto di uccidere lo sposo appena tornato dalla guerra. La donna che dà libero sfogo alle proprie passioni, un modello di donna opposto a quello di Penelope,
sposa di Ulisse, che aspetta il ritorno del marito mantenendosi a lui fedele. Questa lettura, tutta al maschile, delinea solo una parte del profilo di questa figura “inquietante” della mitologia greca. Nella ri-scrittura di Alma Daddario la vicenda viene tradotta in una polifonia di condanna: tutte le voci del mito, Cassandra, Agamennone, Oreste ed Elettra intervengono - ora carnefici, ora vittime

- per confermare una sentenza/giudizio già scritta. Il senso comune, l’opinione diffusa si fanno coro - strumento e amplificazione - di un verdetto esemplare che contrappone le azioni maschili da quelle femminili, riconoscendo legittimità alle prime e condanna alle seconde.
Nella messinscena, in forma di teatro e danza e musica, Clitennestra non cerca assoluzioni, non si giustifica per le azioni compiute, ma ripercorre ogni istante dello sgomento per la violenza subita, provata, vissuta, prima come giovane sposa e madre, poi come madre e regina, infine come regina e donna. Sgomento, infine, per una esistenza/resistenza fatta di isolamento e di incomprensione.

Clitemnestra è una donna infelice, il suo non è un matrimonio d’amore ma l’imposizione della legge del più forte. Subisce la violenza più atroce che si possa sopportare, l’uccisione dei figli sotto i propri occhi, partecipando, da madre, ai loro gemiti di morte. Non c’è nessuno che la difenda o prenda le sue parti. È sola con la propria disperazione. Così si fa giustizia da sola.

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