A Mazara del Vallo la mostra "Morfologie. Per sguardi, tracce. Una scholé mazarese"
Sarà inaugurata il 10 luglio 2021 (ore 18,30), presso la Galleria d’Arte Contemporanea “Santo Vassallo” (Complesso Monumentale “Filippo Corridoni” di Mazara del Vallo) la mostra “Morfologie. Per sguardi, tracce. Una scholé mazarese”. L’esposizione delle opere interessa l’operato artistico di quattro pittori: Fabio Accardo-Palumbo, Paolo Asaro, Giacomo Cuttone e Giuseppe Tumbarello.
La mostra, curata dal critico d’arte Aldo Gerbino e presentata dall’Istituto Euroarabo, che ha il patrocinio del Comune di Mazara del Vallo ed è inserita nel programma dell’estate mazarese 2021 “In zona blu”, si protrarrà fino all’8 agosto. All’iniziativa si accompagna un catalogo che riporta sia diverse riproduzioni dei quadri degli artisti, sia altri interventi testuali di riferimento. In stralcio qualche passo dal testo progettuale della “scholé mazarese”, dall’intervento di Aldo Gerbino e di Antonino Contiliano.
1) Documento programmatico:
Paolo Asaro, Fabio Accardo Palumbo, Giacomo Cuttone e Giuseppe Tumbarello tengono, nel loro documento programmatico, ad evidenziare che la Città di Mazara del Vallo è stata ed è un “laboratorio creativo” (una scholé, appunto), «è stata sempre terra fertile nel campo delle arti visive, che ha generato (a dispetto dei tanti), artisti celebri di generazione e formazione diverse (…), luogo realistico quanto visionario in cui accade tutto quello che attraversa il resto del Mondo (…) L’artista, ovunque operi, non deve dimenticare che le forme del suo lavoro si vitalizzano solo e quando, realmente o virtualmente, dialogano con il futuro, il passato e il presente dei soggetti in scena e coinvolti in una storia siciliana che non è solo “metafora”.».
2) Aldo Gerbino:
«Cupezza e luce, chiarità morfologica e intreccio si offrono, sull’istante, quali elementi paradigmatici d’un registro collettivo che accoglie i progetti di Paolo Asaro, Giacomo Cuttone, Fabio Accardo-Palumbo e Giuseppe Tumbarello. Essi si nutrono delle terre del Màzaro, corpo idrico che conserva, nell’intimità del suo porto canale, spezie fenicie; recinto antropologico e culturale dalla midolla selinuntina e islamica, e che sembra incoraggiare tra i suoi fianchi normanni e cristiani, il loro desiderio di navigare in simbiosi, – in una sorta di meticciato ideale, affettivo, – sul piano esclusivo della prossimità creativa la quale però rimane, in modo imprescindibile, fedele al proprio assetto individuale. E ciò pare non urti con quelle opinioni che, da tempo immemore, ci suggeriscono come quel richiamato senso ‘individuale’ sia un collage formatosi di quanto accada sul piano della nostra retina, dei nostri sensi in genere, e di come vada lentamente precipitando, quale pioggia finissima, sulla trame della nostra memoria collettiva, sul tappeto assorbente della coscienza. Una scholé mazarese, dunque, in cui il diletto vuol essere nocciolo plasmante del sapere, del ‘fare’: un’urgenza sodale, un tocco delle mani e della parola».
3) Antonino Contiliano:
In questa mostra, inoltre, si coglie «il bisogno e il sogno di questi artisti mazaresi di fare “gruppo” (collettivo) in un mondo (il contemporaneo) in cui si mira sempre più alla frammentazione isolazionista degli individualismi competitivi di mercato (un fiorente mercato, quello dell’arte sponsorizzata e pubblicizzata dai mercanti di mestiere e dai profitti …). E forse è qui una delle implicite ragioni per cui questi artisti mazaresi – Paolo Asaro, Giacomo Cuttone, Fabio Accardo Palumbo e Giuseppe Tumbarello – amano rischiararsi al vento solare del “meme” Scuola e chiamarsi La Scuola di Mazara».
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