“Pirandello a Valderice”
Presentata, al Molino Excelsior di Valderice, la rassegna teatrale Pirandelliana dal titolo “Pirandello a Valderice” che andrà in scena tutti i venerdì, dal 2 al 30 Agosto 2019, al teatro “On. Nino Croce” di Valderice, sotto la direzione artistica del maestro Antonio Ribisi La Spina.
“Pirandello a Valderice”, vedrà protagonisti diverse compagnie e affermati attori.
Si partirà il 2 Agosto con "LA PATENTE” e "L'UOMO DAL FIORE IN BOCCA" per la regia di Mario Pupella, direttore Artistico del Teatro “S. EUGENIO” di Palermo.
Il 9 Agosto sarà la volta agosto della “Compagnia Nuova Palermo” che presenterà “L'ERESIA CATARA”, una poco nota novella di Pirandello da cui tratto il testo teatrale e “LA GIARA”, commedia in atto unico scritta nel 1916 da Luigi Pirandello. Regia di Marco Pupella.
Il 16 Agosto, andrà in scena “LA MORSA E CECE’” due atti unici di Luigi Pirandello con Antonio Ribisi La Spina.
Il 23 Agosto, lo spettacolo “IL FIGLIO CAMBIATO” di Giancarlo Moretti (da un'idea di Luigi Pirandello) con Giovanna Cappuccio
Il 30 Agosto: Fabio d’Avino e gli attori d’Arte drammatica del Lazio di Fondi porteranno in scena “PIRANDELLO’S PLAY” L’UOMO, LA BESTIA E LA VIRTU’?
2 Agosto: "LA PATENTE” e "L'UOMO DAL FIORE IN BOCCA" per la regia di Mario Pupella.
Sinossi:
“LA PATENTE”: Rosario Chiarchiaro si è cucita addosso una faccia da iettatore che è una meraviglia: si presenta in Tribunale vestito di nero, con gli occhiali scuri, dei lunghi baffi, cappello e bastone. Sembra un gufo.
Vuole riconosciuta ufficialmente dal Tribunale la forza terribile di menagramo per cui tutto il paese al suo passare fa scongiuri più o meno puliti. In altre parole vuole rilasciata dal Giudice D'Andrea "LA PATENTE" di iettatore. Naturalmente il Giudice è scettico, non crede alle superstizioni. In un crescendo di ritmo e di tensione drammatica Chiarchiaro spiegherà al Giudice come questa fama di menagramo lo abbia portato alla miseria e alla disperazione fino al vibrante colpo di scena finale che vedrà il protagonista arricchirsi grazie proprio alla sua professione di iettatore.
Protagonista dello spettacolo è MARIO PUPELLA, con lui Francesco Grisafi, Martina Galione
"L'UOMO DAL FIORE IN BOCCA" : Vera perla del Teatro Pirandelliano, il dramma è assai significativo dell'amore che Pirandello ha per i personaggi che poco si attaccano alla vita, che sanno rinunciare ad essa convinti logicamente di non perdere nulla, ma disperati nel cuore di perdere tutto.
L'Uomo dal fiore in bocca, colpito da epitelioma, sa che fra poco dovrà morire e vive in un disperato delirio, come assente alla propria vita, ma sempre attaccato con l'immaginazione alla vita degli altri.
Note sul regista, Mario Pupella:
Direttore Artistico del TEATRO S. EUGENIO di Palermo, debutta giovanissimo al Teatro Biondo nell’ “Enrico IV” di L. Pirandello.
Nella sua lunga carriera di attore di Teatro ha interpretato ruoli da protagonista in opere di Plauto, Terenzio, Pirandello, Verga, Steinbeck, Strindberg, Crommelynk, Sartre, Ben Jonson, Albee, Sartre, Sheakspeare.
Nel Cinema ha debuttato al “Festival di Cannes” ed al “Sundance Festival” di Robert Redford come protagonista del film “Angela” di Roberta Torre.
Per la Televisione ha interpretato le 2° e 3° serie de “L’ONORE E IL RISPETTO”, per la regia di Salvatore Samperi, Ignazio Inturri e Luigi Parisi, e Le 3° e 4° serie di "SQUADRA "ANTIMAFIA".
Coprotagonista del film di Ficarra e Picone "La MATASSA". Coprotagonista del film di Marco Amenta “LA SICILIANA RIBELLE”,con Gerard Junot (Festival di Roma 2008). Protagonista nel film di Carlo Fusco "SINS EXPIATION" insieme a Danny Glover - Michel Madsen(2013).
9 Agosto: la “Compagnia Nuova Palermo” presenta L'ERESIA CATARA, una poco nota novella di Pirandello da cui tratto il testo teatrale e “LA GIARA”, commedia in atto unico scritta nel 1916 da Luigi Pirandello. Regia di Marco Pupella
Sinossi:
L’ERESIA CATARA: Berardino Lamis è un professore di storia delle religioni dell’Università di Roma. È un uomo anziano, completamente immerso nei suoi studi e poco calato nella vita reale; dopo che la cognata è rimasta vedova di suo fratello, Bernardino ha ceduto a lei e ai suoi sette figli la propria casa con giardino, e ha cominciato a vivere in due misere stanze. Come professore, Lamis è tormentato da un’ossessione: egli ha saputo che uno storico tedesco, Hans Von Grobler, ha pubblicato un libro sull’eresia Catara e che il libro è stato accolto dalla critica con grande favore. Viceversa un libro che egli stesso ha scritto due anni prima sul medesimo argomento è passato completamente sotto silenzio. Anche lo storico tedesco non ha trattato con riguardo l’opera di Bernardino Lamis sull’eresia Catara: ne ha plagiato delle parti e l’ha citata un’unica volta con giudizio negativo. Sotto la spinta della volontà di rivalsa, il professore prepara accuratamente una lezione per confutare pubblicamente lo storico tedesco, annuncia la cosa a quelli che sono gli unici due studenti appassionati dei suoi corsi, Ciotta e Vannicoli, e li esorta a passare la voce affinché il pubblico della lezione cresca. Quando giunge il giorno fissato per la lezione piove a dirotto, ma Lamis …
“LA GIARA”: La giara è una commedia in atto unico scritta nel 1916 da Luigi Pirandello, ripresa da una novella scritta nel 1906 e pubblicata nel 1917 nella raccolta Novelle per un anno. Nell’ottobre del 1916 lo stesso autore ha fatto un adattamento teatrale in atto unico, che è andato in scena per la prima volta a Roma, il 9 luglio del 1917, presso il Teatro Nazionale, a opera della Compagnia di Angelo Musco. Il 30 marzo del 1925 l’opera andò in scena per la prima volta, sempre a Roma, nella versione in lingua italiana.
La storia è incentrata sulla vicenda di Don Lolò Zirafa, proprietario terriero ricco e avaro, che vede ovunque nemici pronti a rubargli la sua roba. Ama litigare e per questo cita in giudizio spesso i suoi contendenti. Compra una grandissima giara per conservare l’olio della nuova raccolta, ma questa viene ritrovata rotta in due e Zirafa si infuria.
La giara può essere riparata solo da Zi’ Dima Licasi, artigiano del posto, che va in giro dicendo di aver inventato un mastice che tiene tutto attaccato alla perfezione. Zirafa però vuole di più e chiede che la saldatura sia rinforzata con punti di filo di ferro. L’artigiano, non contento, esegue gli ordini, ma rimane bloccato all’interno della giara. I due litigano, perché l’artigiano vuole essere comunque pagato, mentre il proprietario terriero non vuole, visto che per farlo uscire dovranno rompere la giara. Si rivolge al suo avvocato, che lo invita a pagare e a rinunciare a ogni risarcimento per non essere accusato di sequestro di persona. Ma il proprietario terriero si rifiuta di seguire il suo consiglio: alla fine, su tutte le furie, Don Lolò Zirafa, arrabbiato, tira un calcio alla giara, che rotolando libererà l’artigiano, che così vince!
La giara, come tutte le opere di Pirandello, propone alcuni temi cari all’autore siciliano, come ad esempio il moltiplicarsi di punti di vista, la Sicilia, i conflitti tra le persone. Ritroviamo la tematica della “roba” ripresa dal Verismo verghiano e il morboso attaccamento ai beni materiali.
16 AGOSTO: “LA MORSA E CECè” due atti unici di Luigi Pirandello con Antonio Ribisi La Spina
Sinossi:
La Morsa: La morsa si stringe su chi vive l’apparente calma della quotidianità, perché fatta di accattivanti giorni felici, come di silenziosi baci, di figli che crescono e di un lavoro soddisfacente. Si cade nella morsa in virtù di una ricompensa, dunque. Si accetta di vivere una felicità immediata al prezzo di vincoli senza tempo. Pirandello costruisce in La morsa un’altra “stanza della tortura”, in cui tuttavia non vi è alcun boia. La tortura è l’evidenza della vita che viene mostrata. Non c’è necessità di alcun torturatore quando le vittime non distinguono la vita dalla tortura. I vincoli sociali fanno sì che i personaggi possano solo sfiorarsi, mentre le loro vite sono staticamente chiuse in bacheche di vetro, simboli di ruoli sclerotizzati, che si ripetono infinitamente senza alcun epilogo. Proprio l’epilogo è riportato nel sottotitolo della pièce: «Epilogo in un atto di Luigi Pirandello».
Anche se la sensazione è quella di una messa in scena breve e chiusa in sé stessa, si percepisce l’eterno ritorno delle costrizioni che vivono i personaggi in scena, in un’esistenza sempre più vicina alla ripetizione teatrale.
La vicenda è infatti di quelle ancestrali: il triangolo del tradimento, il sottile amante che inizia a sentire il fiato sul collo e cerca la fuga (l’avvocato Antonio Serra, interpretato da Francesco Maria Grisafi), l’annoiata donna traditrice che prende coscienza del suo stato (la signora Giulia, interpretata da Martina Galione), il marito oberato di lavoro che si trasforma in persecutore (Andrea Fabbri, interpretato da Antonio Ribisi La Spina). Tuttavia ciascun personaggio presto rivela il suo patimento interiore: ognuno è vittima di un ruolo che non ha nulla a che vedere con le proprie emozioni. La morsa è quindi stretta da un vago ma asfissiante rapporto tra l’uomo e la società e ciascuno è perciò destinato a vivere in solitudine il dibattersi della propria esistenza nel ruolo, solo come gli oggetti nelle bacheche che colmano la scena.
Ancora una volta l’apparenza borghese, pur definendo e categorizzando nettamente e irrimediabilmente ogni personaggio, lascia spazio al non detto, che si palesa non nella parola gridata, ma nel vuoto lasciato dalle estremità spezzate della corda tesa, un vuoto incolmabile e per questo mortale per i mortali e immortale nel suo ripetersi perennemente.
Cecè: Scritta da Luigi Pirandello nell'estate del 1913, la prima rappresentazione si ebbe il 14 dicembre del 1915 a Roma al Teatro Orfeo, ad opera della Compagnia del "Teatro a sezioni" di Ignazio Mascalchi e Arturo Falconi. La commedia narra, in maniera insolitamente comica per lo stile del drammaturgo, la storia di un viveur, Cecè, (Francesco Grisafi) capace di imbrogliare la gente senza farsi alcuno scrupolo. Un umorismo quindi che si potrebbe definire cinico per il sottofondo di situazioni ambigue ed immorali da cui si sviluppa. Con spudorata allegria, Cecè imbroglia sia il commendator Squatriglia (Antonio Ribisi La Spina), che per i suoi loschi traffici di appaltatore, è venuto a ringraziarlo per un favore ottenuto, sia Nada (Martina Galione) , una giovane dai facili costumi, che possiede delle cambiali dell'imbroglione che con una serie di stratagemmi riuscirà a riprendersele.
È la Roma dell'Italietta, la Terza Roma, protagonista di scandali e corruzione politica, lo sfondo sociale su cui si svolge la vicenda di Cecè, tipico esemplare di quel mondo parassita di clientele politiche che ormai, per abitudine e cinismo, non era nemmeno più avvertito come immorale.
23 Agosto: “IL FIGLIO CAMBIATO” di Giancarlo Moretti (da un'idea di Luigi Pirandello) con Giovanna Cappuccio
Lo spettacolo si propone una riflessione sul pensiero del drammaturgo siciliano andando a scavare 'dietro' ad una sua opera, la novella “Il figlio cambiato” (1902) per esplorare il 'non detto' che è all'origine del testo.
Una storia ambientata nell'Italia povera di fine Ottocento, di rapimenti e scambi di bambini, e forse del loro commercio per garantirgli un futuro migliore. Una storia di povertà, una storia di madri tra amore e dolore.
Lo spettacolo “Il figlio cambiato” è un'opera assolutamente originale di Giancarlo Moretti che affronta il tema del distacco, dell'abbandono e dell'amore materno, tra il passato pirandelliano di un su Italia dei primi del Novecento e la realtà di tutti i giorni in cui il nostro paese è meta di drammatiche migrazioni.
30 Agosto: “PIRANDELLO’S PLAY” L’UOMO, LA BESTIA E LA VIRTU’?
Adattamento a regia di FABIO D’AVINO con gli attori d’Arte drammatica del Lazio di Fondi
Lo spettacolo rappresenta la parte essenziale della tematica teatrale del grande Pirandello, quella, almeno a cui l’autore era particolarmente legato: la maschera umana; la sua mutevolezza, la sua apparenza, la sua tragicità.
In “Pirandello’s play” siamo nel salotto del grande scrittore, nella sua stanza, lì dove ha creato i suoi personaggi e i suoi testi, quella stessa stanza in cui si ritrovano, affollandola, gli stessi personaggi in cerca di lui, in cerca di risposte sul loro essere, sulla loro identità, sul loro nome.
Nel finale dello spettacolo, cosa accadrà ai personaggi che hanno affollato il salotto di Pirandello? Saranno scacciati o accolti? Quale beffardo destino toccherà loro?
Infine l’allestimento di “Pirandello’s play”, sia nella recitazione che nella regia, punta a esaltare “l’umorismo” pirandelliano, spesso accantonato nelle messe in scena degli stessi testi dell’autore siciliano.
BIGLIETTI e ABBONAMENTI:
Biglietti e abbonamenti possono essere acquistati presso la sede della Pro Loco Valderice in via Simone Catalano. Intero euro 10,00, ridotto euro 8,00. Il costo dell’abbonamento ai cinque spettacoli in programma è di euro 35,00
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