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Teatro

“Danzare per Vivere, Vivere per danzare”

Chiesa di Sant’Alberto, in Via Garibaldi a Trapani 91100 Trapani
24/07/2016 - 26/07/2016

 Continuano gli eventi multisensoriali organizzati dagli Amici della Musica di Trapani. “Danzare per Vivere, Vivere per danzare”, uno spettacolo di parola, musica, danza e videoproiezione ispirato al libro di memorie della coreografa Helen Lewis “Il tempo di parlare - Sopravvivere nel lager a passo di danza”. Lo spettacolo con coreografia e regia di Betty Lo Sciuto, che lo ha anche ideato, andrà in scena domenica 24 luglio e martedì 26 luglio, alle ore 21.00, nella chiesa di Sant’Alberto, in Via Garibaldi a Trapani. Attrice Simona Malato con i danzatori Silvia Giuffrè, Sara Bonsorte, Marco Calaciura.
Lo spettacolo è ispirato alla drammatica esperienza di Helen Lewis, giovane ebrea nata a Trutnov, in Bohemia, di lingua e cultura tedesca, che desiderava diventare una danzatrice. Dalla ricca e affascinante Praga della fine degli anni Trenta del Novecento, dove aveva vissuto durante la formazione, proprio all’inizio della sua carriera nella danza, viene traumaticamente deportata al ghetto di Terezin e in seguito nel lager di Auschwitz. Finalmente poi, la liberazione. L’incredibile racconto di questa donna sopravvissuta all’Olocausto grazie alla passione per la danza e alla solidarietà segreta di coloro che tra i carnefici non dimenticarono la propria umanità, è narrato nella sua toccante autobiografia.
L’evento è organizzato dagli “Amici della Musica” di Trapani in collaborazione con l’Istituto di Cultura Italo- Tedesco di Trapani e l’Ente Luglio Musicale Trapanese.
Biglietti: I biglietti potranno essere acquistati presso la sede dell’evento e presso la sede del Botteghino dell’Ente Luglio Musicale Trapanese (Villa Comunale Regina Margherita, Trapani, tel 0923 29290 - da lunedì a sabato ore 9.00 / 13.00 - lunedì e giovedì ore 16.00 / 18.00).
Costo del biglietto: intero euro 7.00, ridotto euro 5.00 (studenti fino a 24 anni, Soci Fondazione Pasqua 2000 per l’anno 2016, abbonati Amici della Musica 2016 e Stagione Luglio Musicale Trapanese).

Helen Katz - Lewis (22 June 1916 – 31 Dicembre 2009) nasce in una famiglia ebrea di lingua tedesca. Trasferitasi a Praga nel 1935, studia danza e filosofia diventando assistente nella “Mayerová's Dance School”. Il suo rigoroso allenamento è fondato sui principi di movimento di Rudolf Laban. Ancora studentessa, danza nella compagnia professionale della scuola, esibendosi al Teatro Nazionale di Praga.
Alla fine degli studi sposa Paul Hermann, anch’egli ebreo, ma nel ‘35 grandi difficoltà sopraggiungono con l’invasione dell’allora Cecoslovacchia e poi nel 1941 con le persecuzioni razziali. Vengono così deportati a Terezín, in seguito ad Auschwitz e lì separati.
Paul Hermann muore, come anche la madre.
A Stutthof un comandante nazista, saputa della sua esperienza nella danza, le ordina di coreografare il Walzer da Coppelia per lo spettacolo di Natale.
Sopravvissuta al lager, alla fine della guerra ritorna a Praga e nel 1947 sposa Harry Lewis, ceco con nazionalità britannica.
In seguito si trasferiscono a Belfast, dove, dopo la nascita dei figli, lavora come coreografa e fonda il “Belfast Modern Dance Group”.
“La danza ha salvato la mia vita”, ama ripetere spesso.

Note di regia di Betty Lo Sciuto
L’estetica dello spettacolo richiama il Teatro delle ombre cinesi, la danza e gli altri elementi vi si inseriscono con questo spirito. Il tema dell’olocausto è trattato non direttamente ma attraverso le vicissitudini emotive del personaggio centrale, Helen.
Come un puzzle in cui i tasselli sono frammenti di ricordi: l’infanzia, la formazione nella danza, la vita di giovane donna appena sposata che vive gli inquietanti presagi di sventura negli anni ’30 a Praga, e poi le memorie del lager e finalmente la liberazione.
Lo spettacolo si snoda seguendo un percorso di metafore emotive che riecheggiano vari momenti, come l’educazione infantile, impregnata di musica e poesia tedesca: la madre, un’eccellente pianista e cantante, le suonava e cantava lieder di Schubert e Schumann, il nonno la intratteneva recitandole poesie di Goethe, Heine, Schiller.
Infine, “Erlkönig”, la toccante ballata di Goethe magistralmente musicata da Schubert, narra di un padre che non riesce a salvare la vita del figlio malato, in preda a visioni terrifiche.
Esprime molto bene il senso di angoscia e d’impotenza dell’uomo di fronte al Male e all’Ignoto, richiamando la fragilità dell’umana esistenza.
E come purtroppo spesso accade, le paure diventano realtà senza che sia possibile capire veramente o sapere come e perché ciò sia avvenuto.
Metafora del lungo periodo della prima metà del XX secolo in cui in Europa si respirava un’aria strana e perturbante, sentimento sicuramente non estraneo al mondo contemporaneo.

 

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