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29/04/2025 06:00:00

Le provinciali: Lega primo partito a Trapani, le contraddizioni di Quinci

E’ la Lega il primo partito in provincia di Trapani, una affermazione che ha visto scalare due grandi partiti, colleghi di centrodestra.

La Lega, alle provinciali di domenica, raggiunge i 17299 punti (si parla di punti e non di preferenze, perchè il voto era ponderato ed ogni voto aveva un valore diverso in base alla grandezza della città del consigliere comunale o sindaco votante), segue Fratelli d’Italia con 17224, poi Forza Italia con 17067, poi la DC con 13388. La lista di Quinci ha totalizzato 30.121 punti.
C’è chi lo ha chiamato tradimento, chi lo ha chiamato voto libero e non imposto, comunque sia al di là dei giochi di parole c’è un candidato civico (così vuole essere chiamato Quinci) che ha staccato il candidato di centrodestra Giovanni Lentini. Una prova che adesso farà implodere il centrodestra già spaccato.
La storia si ripete, Quinci vince, dopo meno di un anno dal voto delle amministrative, per i voti del centrodestra. Nello stesso identico modo in cui è diventato sindaco. Il presidente del Libero Consorzio ha giocato la partita su più fronti, ma ha sempre preso le distanze dal centrosinistra, quasi a volere perimetrare uno spazio suo che sarà poi di rinnovamento del centrodestra. Ci sono diversi scenari e altrettanti dietro le quinte, Quinci è al suo ultimo mandato da sindaco, ricollocandosi a presidente del Libero Consorzio traccia anche la sua strada politica, che non sarà né civica e né tecnica. La sua amicizia con il deputato Giorgio Mulè e la vicinanza a Stefano Pellegrino lo danno già in quota Forza Italia, lontano dal partito di Fratelli d’Italia, che lo ha portato a vincere le elezioni amministrative, ma che gli sta stretto per le posizioni estreme.

Le contraddizioni
Non è Quinci a dovere spiegare perché amministra Mazara con FdI, Azione, la sinistra. Sono i partiti a dovere spiegare come mai hanno deciso di rimanere in un progetto che non è civico ma un mix di sigle e partiti che si reggono non per le idee ma per la tenuta del potere esercitato.
Una contraddizione, Quinci adesso, però, dovrà spiegarla: cosa significa essere civico e allo stesso tempo un soggetto politico? Nella sua oratoria c’è sempre tutto e il suo contrario, mai scelte nette, campi larghi in cui foraggiare la diversità, che spesso è solo usura di potere. Un conforme perbenismo che lascia poco spazio alla politica ma molto agli inciuci. Camuffati bene ma sempre inciuci sono. E cosa significa “rompere un sistema di potere”? Nei partiti, tendenzialmente, ci sono regole che vanno rispettare, la classe dirigente serve a questo: a tracciare le linee politiche, alla stregua di un sindaco che detta la linea a tutta la giunta. Il parallelismo regge sempre, non solo quando conviene a perseguire legittime ambizioni.


Gli sconfitti
Sono tutti i partiti ad uscire sconfitti, destra e sinistra. Nel centrodestra sono incapaci a fare squadra e a coalizzarsi. Troppo impegnati a perimetrare il loro spazio, a difenderlo quasi fosse minacciato dall’ingresso di altri, scrutano i colleghi di partito, alimentano strappi, non ricuciono mai, fanno leva sul buon senso…degli altri.
Nel centrosinistra c’è il deserto. Non avevano un nome da spendere, uno puro di partito, che fosse PD o M5S, PSI piuttosto che altra sigla. Hanno deciso di intestarsi una candidatura, quella di Quinci, mentendo e sapendo di farlo. Stessa cosa per la vittoria. Non vincono nulla, se non la urgente necessità di dovere ricostruire da capo e tutto sui territori. Una classe dirigente che è piegata su se stessa è una classe dirigente destinata ad esaurirsi. Non solo il candidato presidente, ma insieme le cinque sigle di centrosinistra non hanno saputo mettere su una lista autonoma. Una debacle da ascrivere agli annali della politica siciliana.

Il corpo elettorale
I cittadini non hanno votato, non c’è stato nessun grido di allarme per questo, nessuna indignazione da parte degli elettori. Nessuno si è chiesto il perchè? Nessuno. Eppure è facile. I cittadini sono lontani, scollati, dalla politica e da chi la rappresenta. Quando votano lo fanno per amicizia, per vicinanza, per conoscenza. Quasi mai per convincimento. All’elettore non gliene frega nulla di votare, di partecipare, di prendere parte alla vita politica perché tanto sa che mai nulla deciderà per se e per gli altri.
Di fronte a questo scoramento non c’è stato un solo politico che ne abbia fatta una analisi compiuta per riallacciare quel nodo spezzato.
Eppure ieri erano tronfi per i risultati ottenuti. Ma è una canzone senza musica. Fino a quando la politica non tornerà a scelte trasparenti e coraggiose non sarà più apprezzata.

 



STUDIO VIRA | 2025-04-09 10:50:00
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