Un altro tassello si aggiunge al mosaico della lunga saga mafiosa della provincia di Trapani. Questa mattina i Carabinieri del Ros hanno arrestato Antonio Messina, avvocato di 79 anni, volto noto da decenni nelle cronache giudiziarie, finito ai domiciliari su ordine della magistratura di Palermo.
Per i lettori di Tp24 non è una sorpresa. Da tempo il nome di Antonio Messina, originario di Campobello di Mazara ma di recente domiciliato anche a Bologna, gravita attorno all'inchiesta sulla rete che ha protetto Matteo Messina Denaro durante la sua latitanza. Gli investigatori lo identificano dietro la sigla "Sollimano", ricorrente nei pizzini scambiati tra il boss e Laura Bonafede, la maestra amante e postina di “Diabolik”.
Il "quadrato" della mafia a Campobello – tra via Marsala e via Selinunte – era il teatro di manovre e incontri: l’avvocato Messina viveva a un passo dal covo del boss, dal fratello bancario Salvatore Messina Denaro e dalle altre case della famiglia mafiosa.
Il nome di Antonio Messina attraversa oltre cinquant'anni di storia mafiosa trapanese. Negli anni '70 fu coinvolto nel sequestro Corleo, il possidente di Salemi legato agli esattori Salvo. Corleo morì in cattività e il suo corpo non fu mai ritrovato.
Negli anni ’90 Messina fu arrestato insieme all’ex sindaco di Castelvetrano Tonino Vaccarino, nel contesto di indagini su mafia e traffico internazionale di droga. I sospetti lo sfiorarono anche nell’omicidio del giudice Ciaccio Montalto nel 1983: fu assolto, ma gli inquirenti annotarono che l’auto usata per l’agguato era stata rubata a Campobello.
Negli ultimi anni il suo nome è tornato a galla per i legami con la mafia dell’Acquasanta di Palermo – in particolare con Giuseppe Fidanzati – e per le intercettazioni che raccontano incontri alla stazione di Trapani con misteriosi "Iddu" e "Mimmu", soprannomi dietro cui si celerebbero, forse, lo stesso Messina Denaro e l’imprenditore-partannese Domenico Scimonelli.
Massoneria e “massomafia”
Ufficialmente Antonio Messina era un massone "in sonno", sospeso dalla loggia di appartenenza. Tuttavia le Commissioni parlamentari antimafia hanno a lungo investigato sulle commistioni tra mafia e massoneria, individuando proprio figure come Messina come anelli di congiunzione tra le due realtà.
Il suo nome emerge in più dossier sui traffici illeciti internazionali: dal Nord Africa alla Spagna, rotte battute da chi gestiva affari di droga e coperture logistiche per i latitanti.
I segreti del boss e la casa a Torretta Granitola
Tra i misteri che ruotano intorno ad Antonio Messina c’è anche una villa a Torretta Granitola, vicino a un’ex sede del Cnr. Una segnalazione alla polizia parlava della possibile presenza di Messina Denaro proprio lì, anni fa. Domande rimaste sospese: che ruolo ha avuto Messina nella protezione del boss? Cosa si nascondeva dietro la proprietà di quell’immobile?
Gli investigatori ritengono che Messina custodisca ancora segreti cruciali sulla latitanza del capomafia, sulle relazioni con le famiglie di Palermo e su una rete di protezione che si estendeva ben oltre la Sicilia.
Una figura chiave
L’arresto di oggi conferma che il sistema di potere mafioso, anche dopo la morte di Messina Denaro, ha ancora radici profonde e uomini-chiave. Antonio Messina ne è uno dei simboli: avvocato, mafioso, massone, emblema di un mondo opaco dove le connessioni tra criminalità, politica e affari si annodano da decenni.
E ora che la rete viene smagliata, restano da scoprire i nomi, i ruoli, le complicità. E forse, come sempre, molte risposte resteranno sepolte nei silenzi di Campobello di Mazara.