Una mafia a tre teste, denominata "Hydra", capace di unire Cosa nostra, 'ndrangheta e camorra in un "consorzio" criminale senza precedenti in Lombardia. E al centro di questo sistema, un nome che fa tremare: Paolo Aurelio Errante Parrino, con un ruolo di raccordo che lo collegava addirittura al superlatitante Matteo Messina Denaro.
La Cassazione conferma: Errante Parrino è un elemento chiave
La Cassazione ha messo il timbro sulla decisione del Tribunale del Riesame, che aveva ribaltato l'iniziale diniego del gip Tommaso Perna e disposto l'arresto per Paolo Aurelio Errante Parrino. Settantasette anni, cugino acquisito della "primula rossa" di Castelvetrano, Errante Parrino è ritenuto un esponente di spicco di questa "Hydra" a tre teste, l'organizzazione che ha fatto tremare la Lombardia e che è stata scoperchiata dalla pm della Dda Alessandra Cerreti e dai carabinieri del Nucleo investigativo.
Le motivazioni della sentenza della Cassazione, rese note nelle ultime ore, sono chiare: Errante Parrino, già condannato in passato per mafia e narcotraffico, aveva un ruolo apicale nell'associazione, fungendo da "raccordo tra il sistema mafioso lombardo e Matteo Messina Denaro, latitante fino al 2023".
L'arresto a Magenta e il maxiprocesso
Sulla base di questo verdetto, i carabinieri hanno arrestato Errante Parrino il 27 gennaio scorso all'ospedale Fornaroli di Magenta, dopo due giorni di ricerche. Ora, anche per lui, si avvicina il maxiprocesso che inizierà il 20 maggio nell'aula bunker del carcere di Opera. Un evento giudiziario che dovrà far luce sull'esistenza di questa associazione a delinquere lombarda, composta da affiliati alle tre principali mafie italiane, che avrebbero dato vita a un "consorzio" con "struttura orizzontale e cassa comune", capace di generare profitti illeciti con narcotraffico, estorsioni e infiltrazioni nell'economia legale. In totale, gli imputati sono 142.
Il ruolo chiave di Errante Parrino: Abbiategrasso "cupola"
In questo scenario, Errante Parrino non era certo una figura marginale. Secondo le accuse, avrebbe messo a disposizione del gruppo criminale "gli uffici della Arredamentinox" e il "bar Las Vegas" di Abbiategrasso, trasformandoli in vere e proprie "centrali" per lo svolgimento di summit mafiosi. In questi luoghi si discuteva delle attività illecite e Errante Parrino partecipava attivamente. Non solo: avrebbe anche "impartito precise direttive" per risolvere le controversie tra gli associati, svolgendo il ruolo di mediatore per conto della famiglia trapanese dei Pace e ricevendo per questo un "compenso mensile di circa 2mila euro".
L'asse con Lonate Pozzolo e il "Gratta e Vinci"
L'inchiesta ha fatto luce anche su altre figure chiave, come Gioacchino Amico, che secondo gli inquirenti era il "reggente" di Giancarlo Vestiti, capo del gruppo romano legato al figlio del boss camorrista Michele Senese. Amico avrebbe intessuto rapporti con Giuseppe Fidanzati, esponente della mafia palermitana, coinvolgendo nel narcotraffico anche Massimo Rosi, capo del gruppo calabrese di Lonate Pozzolo, e altri soggetti vicini alla 'ndrangheta. In alcune conversazioni, Amico veniva chiamato "la banca", per la sua disponibilità economica. Una ricchezza che la difesa ha cercato di giustificare con una "cospicua vincita al Gratta e vinci" e con i proventi di un autonoleggio. Tesi però rigettata dai giudici, che lo hanno definito "il collante tra i tre gruppi che formano il cosiddetto sistema lombardo".