Con i funerali di sabato 26 aprile di Papa Francesco e la sepoltura in Santa Maria Maggiore, si è aperta nella sostanza la ricerca del successore.
Il conclave non designerà soltanto un nuovo pastore universale, ma anche la guida politica di un "regno" che conta, sulla carta, 1 miliardo e 406 milioni di fedeli.
In molti si augurano che il prossimo Santo Padre, con l'aiuto dello Spirito Santo, illumini il giudizio dei cardinali affinché scelgano un candidato capace di proseguire nel solco tracciato da Francesco. Un solco che ha visto l'aratro muoversi per la prima volta, nell'ormai lontano 2013, fuori dalla diocesi di Roma, verso il mare di Lampedusa.
La direzione era chiara: rivendicare il diritto fondamentale di emigrare, sancito dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (articolo 13) e dal Patto delle Nazioni Unite sui Diritti Civili e Politici (articolo 12), indipendentemente dalle ragioni.
Un diritto naturale, professato anche dal filosofo San Tommaso d'Aquino. Papa Bergoglio, probabilmente ispirato, ha scelto di compiere l'ultimo incontro fuori dalla diocesi nel carcere di Regina Coeli, mantenendo fede al suo filo conduttore: stare tra gli ultimi della terra.
Un messaggio già noto, ma spesso sottovalutato, emerge con forza nella sua seconda enciclica, Laudato si': il concetto di proprietà privata.
Per la dottrina cattolica – come ribadito ancora una volta da Francesco – la proprietà privata non è né un dogma, né un diritto assoluto e inalienabile, ma è sempre subordinata al bene comune e alla funzione sociale.
Essa non deve essere utilizzata per accumulare ricchezze, ma per garantire la dignità e il benessere di tutti, soprattutto dei più poveri e dei più fragili.
I beni creati da Dio, nella loro origine, devono essere destinati all'uso universale.
Quando la proprietà privata viene esercitata senza responsabilità, causando disparità e ingiustizia, la Chiesa invita a riflettere sulla necessità di costruire una società più equa, che tenga conto dei bisogni dei più deboli e favorisca una giusta distribuzione delle risorse.
Anche ad Abramo, patriarca comune del cristianesimo, dell’ebraismo e dell’islam, Dio promise una discendenza numerosa e una terra: ma la sua fede si fondava sulla fiducia nella promessa divina, non sul possesso materiale.
D'altronde, la storia delle guerre – da sempre – è una storia di lotte per la proprietà: della vita, della terra, delle risorse naturali.
Ucraina, Gaza, Libia e il colonialismo ne sono esempi drammatici e attuali. Questa è un’altra eredità lasciata da Papa Francesco: l'invito a riflettere sul vero senso della proprietà e sulla giustizia sociale.
Vittorio Alfieri