Nei giorni del lutto nazionale per la morte di Papa Francesco, l’espressione evangelica "sepolcri imbiancati" — tratta dal Vangelo secondo Matteo — appare più che mai calzante per descrivere l’atteggiamento della classe politica italiana. Gesù Cristo, il cui rappresentante in terra fino alle 7:34 del 21 aprile era Jorge Mario Bergoglio, pronunciava queste parole severe:
"Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: all’esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume."
Un’accusa senza appello: l’ipocrisia.
In queste ore che precedono il funerale del Santo Padre, è tutto un rincorrersi di dichiarazioni che si affrettano a esprimere condivisione delle sue idee e del suo operato. La Presidente del Consiglio lo ha ricordato alla Camera dei Deputati con parole solenni: Papa"Il mondo ricorderà Papa Francesco come il pontefice degli ultimi, della gente, degli invisibili, dei poveri, delle periferie fisiche ed esistenziali. Un protagonista assoluto della nostra epoca, che ha rotto gli schemi ed è entrato nel cuore della gente. Sapeva essere determinato, ma quando parlavi con lui non esistevano barriere. Con lui eri a tuo agio, potevi parlare di tutto, raccontarti senza filtri e senza timore di essere giudicato. Poteva vedere la tua anima e guardarti a nudo. Come se per lui significasse dire: ‘io ci sono per te’. Ti faceva sentire prezioso, in quanto unico e irripetibile. L’ultima cosa che mi ha detto è di non perdere mai il senso dell’umorismo. Ora è tornato alla Casa del Padre, certo, ma continuerà a sorriderci e a guidarci. A Dio, Papa Francesco."
Parole toccanti. Eppure, con molto “umorismo”, la stessa Meloni ha deciso di convertire i centri per migranti in Albania — tanto propagandati — in Centri per il Rimpatrio (CPR): strutture di detenzione amministrativa per anime tra le più vulnerabili del pianeta, gli emigrati che non soddisfano i requisiti della protezione internazionale.
Tutto questo mentre un vero mafioso, Almasri, veniva riportato comodamente a casa sua con un volo di Stato italiano. Una scelta, questa, che né da vivo né da lassù Papa Francesco avrebbe potuto condividere.
E Salvini? Anche lui ha detto: "È tornato alla Casa del Padre." Ma si ricorda della t-shirt che indossava, con su scritto "Il mio Papa è Benedetto"? Un gesto solo perché non condivideva le posizioni di Francesco su migranti e dialogo interreligioso. Lo conferma lui stesso quando dichiara: "A noi quelli che invitano gli imam in chiesa non piacciono."
Tajani, dal canto suo, ha affermato: "Il Papa è di tutti, è un errore attribuirgli un’etichetta politica." Parole condivisibili. Ma intanto Francesco, quattro giorni prima di morire, si recava a portare sollievo ai detenuti. E nel frattempo, un sottosegretario alla giustizia — della stessa compagine governativa — dichiarava con soddisfazione:
"Per il sottoscritto è un’intima gioia far sapere ai cittadini come noi non lasciamo respirare chi sta dietro quel vetro," parlando dei reclusi. Nessuno, nemmeno tra i devoti ammiratori di Francesco, ha pensato di chiederne le dimissioni. Sepolcri imbiancati. E stucchevoli.
Vittorio Alfieri