Un euro per ogni passeggero che parte. A deciderlo potrebbero essere proprio le Province. E Trapani? Cosa ne pensano i candidati alla Presidenza, Quinci e Lentini?
Si chiama “tributo sui diritti di imbarco”. Sembra una sigla tecnica da decreto ministeriale, ma dietro c’è un potenziale colpo di scena per il futuro dell’aeroporto di Trapani-Birgi e per le tasche di chi lo utilizza. Perché? Perché da gennaio 2026 anche le Province — non solo le Città Metropolitane — potranno istituire una nuova tassa sul diritto di imbarco per ogni passeggero in partenza da porti e aeroporti.
E nella nostra provincia c’è sia un porto strategico, sia un aeroporto. Siamo gli unici in Sicilia, insieme alle due grandi aree metropolitane di Palermo e Catania. Ma c’è un dettaglio non da poco: Palermo potrebbe mantenere la tassa attuale, mentre Trapani potrebbe azzerarla, anche grazie all’intervento della Regione che ha appena deciso di farsi carico dell’addizionale comunale per favorire Ryanair e il rilancio di Birgi.
Ed è qui che si apre un punto centrale della campagna elettorale per la Presidenza della Provincia:
Il futuro presidente cosa intende fare? Istituirà una nuova tassa su Birgi? O manterrà libero l’aeroporto, per favorire la crescita dei voli e dell’indotto turistico?
Il nodo della tassa e la sfida con Palermo
Il paradosso è servito: mentre si prova a dare continuità a Birgi, grazie alla gestione del manager Salvatore Ombra, dopo anni di difficoltà, proprio questa nuova leva fiscale concessa alle Province potrebbe trasformarsi in un boomerang. L'ipotesi di una tassa da 1 o 2 euro per ogni passeggero in partenza potrebbe far storcere il naso a Ryanaire bloccare gli investimenti futuri.
Palermo, nel frattempo, continua ad applicare l’addizionale comunale e potrebbe anche decidere di trattenere una parte dei nuovi introiti, se venisse istituita la nuova tassa. Con la possibilità che le compagnie low cost (e non solo) facciano i conti e decidano di spostare rotte e investimenti altrove, magari proprio verso Trapani, se qui si sceglie di non applicare il tributo.
Una partita strategica, fatta di numeri e di visione. Che potrebbe trasformarsi in una occasione unica per Birgi: se la Provincia di Trapani decidesse di non attivare la nuova tassa, potrebbe proporsi come l’unico scalo siciliano a basso costo, guadagnando attrattività e quote di mercato.
Le domande ai candidati
Ma i candidati alla Presidenza cosa dicono?
Finora, nessuno si è espresso chiaramente su questo punto. Eppure, si tratta di una scelta fondamentale per lo sviluppo del territorio. La possibilità di tassare l’imbarco è facoltativa, non obbligatoria. E dipenderà dalla volontà politica del nuovo vertice della Provincia.
E allora, in vista del voto, la domanda è lecita:
Vorranno Quinci e Lentini, in caso di elezione, istituire questo balzello?
Sanno che rischiano di compromettere i timidi segnali di ripresa del nostro aeroporto?
E soprattutto: c’è una strategia complessiva sul sistema porti-aeroporti della provincia di Trapani, o ci si limiterà ancora a rincorrere le emergenze?
La posta in gioco è altissima. Si parla spesso di sviluppo, di turismo, di collegamenti. Ma poi, nei fatti, le decisioni si prendono (o si evitano) nel silenzio e senza una visione condivisa.
Un’occasione da non perdere
Questa potrebbe invece essere una grande occasione per far valere la centralità strategica della nostra provincia, che ha l’unico aeroporto siciliano davvero in espansione e porti su entrambe le coste, con prospettive di crescita anche nei collegamenti con le isole minori.
Aumentare le tasse sui voli sarebbe un controsenso, proprio ora che si prova a riportare i passeggeri a Birgi. Il nuovo Presidente della Provincia avrà la possibilità — e la responsabilità — di fare la differenza.
La campagna elettorale è il momento giusto per dirlo chiaramente.