Il governo ha proclamato il lutto nazionale per la morte di Papa Francesco. I funerali si terranno sabato 26 aprile. Un gesto doveroso, che rispetta la grandezza e l’impatto che il pontificato di Jorge Mario Bergoglio ha avuto nel mondo.
Ma c’è un dettaglio che non può passare sotto silenzio: venerdì 25 aprile sarà anche l’ottantesimo anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo. Una ricorrenza che ha fondato la nostra democrazia, che ha dato vita alla Costituzione e alla Repubblica.
Non è un mistero che questo governo, nelle sue espressioni più identitarie, abbia sempre avuto un rapporto problematico con la memoria antifascista. E forse è anche per questo che il ministro Musumeci non ha perso tempo per invitare le istituzioni e i cittadini a "manifestazioni sobrie" per il 25 aprile, in rispetto del lutto per Papa Francesco.
Ma non è così che si onora la memoria di Francesco.
In vita, il Papa è stato ostacolato, contestato, perfino deriso da molti di coloro che oggi ne lodano la figura. È stato scomodo. Ha parlato di giustizia sociale, ha difeso gli ultimi, ha predicato accoglienza e compassione in tempi di cinismo e paura. Ha richiamato la politica ai suoi doveri morali, ai suoi limiti.
E adesso, da morto, la sua memoria viene strumentalizzata per "sterilizzare" la Festa della Liberazione.
Eppure, in molte diocesi italiane, comprese quelle della nostra provincia, appena diffusa la notizia della sua morte, le campane hanno suonato a festa. Non per ignorare il dolore, ma per celebrare la sua testimonianza, il suo esempio di fede e di umanità.
Non il lutto, ma la gratitudine. Non il silenzio, ma la memoria viva.
È questo il modo più autentico di ricordare Papa Francesco.
E allora sì, il 25 aprile sia rumoroso. Più che mai.
Per la pace, contro tutte le guerre.
Per la giustizia, contro ogni forma di oppressione.
Per la libertà, contro ogni rigurgito di autoritarismo.
Per Francesco.
Giacomo Di Girolamo