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23/04/2025 06:00:00

Basket, per i miracolosi Shark una vittoria che ne vale due

 Trapani - Venezia. Certe partite, per farle proprie, occorre vincerle due volte. Un Venezia, mai domo, con un incredibile tiro da metà campo, sul fil di sirena riprendeva per i capelli una partita che sembrava già in ghiaccio.

Si ritornava sul parquet per l’extra time con i giocatori granata mogi ed ancora increduli per quanto successo. Erano tutti a testa bassa, sembravano scossi da un know down impensabile a verificarsi. Un pizzico di lucidità di Alibegovic che, anziché schiacciare a canestro, portasse a spesso la palla per un paio di secondi e la partita sarebbe stata vinta ugualmente.

Ma l’istinto supera a volte la ragione ed i circenses sono più fondamentali del pane. Con quella schiacciata era venuto giù tutto il PalaShark in un urlo assordante, stentoreo, sovrumano e la gente aveva pagato il biglietto anche per le spettacolarità di alley-oop e di imperiose schiacciate.

Fatto sta che si resettava il risultato sul pari ed occorreva rivincere il match. L’inerzia emotiva (non tecnica), in questi casi, passa dalla parte di chi insegue, e quindi arride agli increduli lagunari. Occorreva a questo punto tirare fuori quelli che volgarmente vengono definiti attributi e che non difettano affatto a gente come Repesa per i suoi trascorsi. Un breve conciliabolo con i giocatori, nel tentativo di ricaricare le batterie nervose, la lavagna ormai inservibile buttata alle ortiche, le ultime raccomandazioni a JD Notae, come solito fare nei time -out e subito sul parquet a cercare di imporre quella superiorità tecnica apparsa a tutti evidente. Detto fatto: a questo punto Repesa metteva sul parquet tutto il talento offensivo di cui disponesse con Petruccelli e Rossato, stopper e libero vecchia maniera, in panchina. Ed i fatti inevitabilmente gli davano ragione. Il canto del cigno la Reyer lo aveva cantato con quel tiro da centrocampo di Wiltjer ed i miracoli non potevano ripetersi. Nel secondo tempo erano stremati e non reggevano negli uno contro uno di Horton &C. Di conseguenza, con la lingua di fuori, segnavano un solo canestro su azione e qualche tiro libero. Una vittoria che sembrava di misura assumeva, in tal modo, proporzioni vistose che andava molto aldilà dei demeriti di una squadra che, se accederà ai playoff diventerà una mina vagante.

Il “Buster” Repesa ha dimostrato nell’occasione un notevole sangue freddo inventandosi nell’over time un piano partita inconsueto, tutto votato all’attacco, in un all in pokeristico che gli ha consentito di guadagnare l’intera posta. Il piano-partita, dopo la partenza a rilento del primo quarto, gli aveva fatto cambiare già idea. Non più squadra speculare con Venezia, lunghi contro lunghi, ma sempre in campo 3 brevilinei arrembanti, pronti ad attaccare il ferro con continue penetrazioni. Ciò che si perdeva in atletismo e rimbalzi ( che nello score finale premiava addirittura Trapani), doveva essere guadagnato in velocità d’ esecuzione e con i piccoli sempre in continuo tourbillon per muovere la difesa avversaria. Una strategia perfettamente in linea con il quadro tecnico ed in considerazione di una panchina corta della Serenissima, poco propensa a spendere falli ed energie, ridotte già ai minimi termini. Strategia riuscitissima poiché, nel momento in cui Venezia doveva giocoforza allentare gli ormeggi difensivi, gli Shark diventavano straripanti. Se costretti a dover fare un appunto alla prestazione, oltre ai primi 10 minuti d’ impasse, questo andrebbe ricercato in quei 3 minuti e mezzo in cui non gli Squali non hanno visto il canestro. Era ancora lunga la fine dell’incontro e giocare con l’orologio alla mano poteva costituire una presunzione esiziale, pagata a caro prezzo. Diciamo che , paradossalmente, l’over time, oltre aver vissuto momenti di spettacolarità a cui i 5 mila avrebbero volentieri rinunciato, abbia invece segnato un altro punto a favore sull’autostima dei giocatori, per la verità altissima in questo momento.

Non ce n’è uno, anche se gioca spiccioli di partita, che non si senta parte integrante di un progetto che, se portato a termine da una matricola, rappresenterebbe qualcosa di miracoloso mai successo in un campionato di Basket. Da paragonare, come avvenimento sportivo, solo al Leicester vincitore nel 2016 della premier, dato 500 a uno dai Bookmakers o il salto in lungo di Bob Beamon, con un balzo di 8.90 durante Giochi Olimpici 1968, migliorato da Mike Powell nel 1991( 23 anni dopo che in atletica rappresentano tempi che delimitano epoche, non anni).

Ad inizio torneo nessuno poteva pensare ad un simile exploit ( i bookmakers lo davano a 100 contro 1) ed i proclami della Governance apparivano esagerati ai più e riconducibili solo ad aumentare il numero degli abbonati.

Attualmente si ritiene che Trapani possa giocarsela alla pari con Milano, sempre favorita per il blasone ed il fatto di aver vinto gli ultimi 4 dei 5 campionati disputati, poi Bologna ( unico team ad averlo strappato ai Meneghini) e la sempre sorprendente Brescia.

Non ritengo, con tutto il rispetto per Trento, che possa inserirsi in un contesto che non lo riguarda per valore tecnico del roster, nonostante il campionato che lo ha visto per lunghi tratti capolista solitario. Anche se il calendario per gli Shark si presenta in salita, dovendo visitare il campo di Napoli in cui squadre blasonate vi hanno lasciato le penne e successivamente Milano in casa e Bologna in trasferta, nell’ultima partita della regular season. Nonostante il gap ritengo si mantengano intatte le possibilità di assicurarsi i primi 4 posti della griglia. Apportano un vantaggio considerevole per una eventuale bella giocata in casa. Ed incidentale ma non secondario il fatto che Trapani abbia il campo imbattuto dall’ottobre scorso e che il catino del PalaShark, per il clima surriscaldato in cui si gioca, tutt’ ora rappresenti un ostacolo quasi insormontabile per tutti.

Trento e Brescia, che tallonano le due capolista ad una sola lunghezza, devono affrontare un calendario in discesa, senza scontri diretti, con due match casalinghi di tutto comodo. Potrebbero far filotto e portarsi 44 punti, quota superabile solo da chi vince il match diretto all’ ultima giornata tra Bologna e Trapani. Milano per ora è alla finestra ed ha appena finito di leccarsi le ferite della Coppa Europea, pagata a suon d’infortuni. Il match in trasferta a Trapani, nella penultima giornata, costituirebbe un match point per accedere nella pole delle prime 4.

Quindi al Trapani non resta altro che assicurarsi la vittoria sui partenopei, ancora non matematicamente salvi, ( ma di fatto è che Scafati ha un piede in A2, essendo costretta a vincere 3 partite di fila, compresa l’ ultima a Milano ed in svantaggio negli scontri diretti con i partenopei). Quindi l’ incontro-clou con Milano rappresenterebbe anche un viatico per il primo posto o addirittura la reiezione verso un quinto che avrebbe il sapore di beffa, dopo aver fatto da battistrada per quasi tutta la seconda parte della regular season. Di converso , eventuali successi a Napoli e con Milano in casa, spianerebbero anche il primo posto nel match-spareggio al PalaDozza con i felsinei. Comunque l’obbiettivo è rappresentato dal raggiungimento di quota 44, se non si riesce a fare bottino pieno ed assicurarsi il secondo posto della griglia per la migliore classifica avulsa con Trento e Brescia. Situazione molto fluida, quindi, ma con pallino e destini saldamente in mano di Jasmin Repesa e dei suoi magnifici interpreti.

Il sorcio verde



Native | 2025-05-02 09:00:00
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