La morte di un Papa è un evento di portata mondiale, che scuote la Chiesa cattolica nelle sue fondamenta e ne attiva immediatamente le antiche liturgie di transizione. Il 21 aprile 2025, con la scomparsa di Papa Francesco, si apre ufficialmente la fase di “sede vacante”: un periodo sospeso, guidato da precisi rituali secolari e da nuovi protocolli voluti proprio dal Pontefice argentino prima della sua morte.
I primi momenti: il ruolo del camerlengo
La prima figura chiamata ad agire è il camerlengo, che assume il controllo degli affari temporali della Santa Sede in attesa dell’elezione del successore. È lui che accerta formalmente il decesso del Pontefice — oggi non più picchiettando la fronte con un martello d’argento, come da tradizione antica, ma stendendo un velo sul volto del defunto — e ne dichiara la morte alla presenza del Decano del Collegio cardinalizio e del Maestro delle celebrazioni liturgiche.
Successivamente, il camerlengo sfila l’anello del pescatore dall’anulare del Papa e ne ordina la distruzione, così come per il sigillo in piombo usato per i documenti ufficiali. Vengono poi apposti i sigilli alle stanze papali e comunicata la notizia al cardinale vicario di Roma, che è incaricato di annunciare al mondo la morte del pontefice. Le campane di San Pietro suonano a martello, e una delle ante del grande portone della Basilica viene simbolicamente chiusa.
Il lutto e la sepoltura: le novità volute da Francesco
Tradizionalmente, il lutto per la morte di un Papa dura nove giorni, periodo noto come novendiali, durante il quale i cardinali celebrano Messe quotidiane in suffragio dell’anima del defunto. Anche i funerali seguono un cerimoniale preciso, culminando nella Missa poenitentialis solenne celebrata sull’altare del Bernini a San Pietro. I precedenti Pontefici, come Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, furono sepolti in tre bare — di cipresso, piombo e legno nobile — tumulate nelle Grotte Vaticane.
Papa Francesco, però, ha modificato questo rituale. Nell’aprile 2024, l’Ordo exsequiarum Romani Pontificis ha approvato le sue nuove disposizioni: la constatazione della morte avviene nella cappella, non nella camera privata; il corpo non sarà adagiato su un catafalco, ma deposto direttamente nella bara, che resterà aperta per l’omaggio dei fedeli. Inoltre, niente più tripla bara: Francesco ha voluto un rito più semplice e sobrio.
Ma soprattutto, ha scelto un luogo diverso per il suo riposo eterno. Devoto alla Madonna Salus Populi Romani, il Papa ha chiesto di essere sepolto non sotto San Pietro ma nella Basilica di Santa Maria Maggiore, dove è custodita l’icona mariana a cui era particolarmente legato.
Verso il Conclave
Intanto, mentre si celebrano i funerali, si prepara l’elezione del nuovo Pontefice. I cardinali di tutto il mondo sono già in viaggio verso Roma per partecipare al prossimo Conclave, che si svolgerà nella Cappella Sistina, secondo modalità regolamentate da norme severe per garantire il segreto e la sacralità dell’elezione.
Tre cardinali, estratti a sorte, affiancheranno il camerlengo nella gestione della transizione: uno per ogni ordine ecclesiastico (vescovi, presbiteri e diaconi). Saranno loro, insieme al Collegio cardinalizio, a custodire l’equilibrio della Chiesa fino alla fumata bianca che annuncerà al mondo il nome del nuovo successore di Pietro.
Il mondo guarda ora a Roma, in attesa di un nuovo inizio. Ma lo fa anche con gratitudine per un Papa che, fino all’ultimo, ha voluto lasciare un segno nel modo stesso in cui la Chiesa affronta il passaggio più solenne della sua storia: la morte del suo pastore.