La festa dell’Aurora di Castelvetrano è geniale, perché non si fonda sulle sacre scritture. Non è nemmeno una rappresentazione della via crucis come i Misteri di Trapani. Simbolizza invece un incontro tra la Madonna e Gesù Cristo dopo la sua resurrezione. Un incontro che non è mai avvenuto e del quale nessuno dei vangeli ha mai parlato.
Non è dunque una festa religiosa, anche se è sempre stato un evento seguitissimo dalla popolazione, non solo castelvetranese, visto che risale al 1660 e, a parte qualcosa di simile che avviene in Calabria, in Italia non ha eguali.
L’Aurora di svolge più o meno così.
Alle due estremità della piazza principale del paese ci sono la statua di Gesù Cristo risorto e quella della Madonna. L’uno è vestito di bianco e tiene in mano una bandiera rossa, senza falce e martello però, che a Castelvetrano è un simbolo storicamente poco amato.
L’altra è in lutto, con un mantello nero, ma senza il simbolo del fascio littorio (invece presente sui lampioni della luce davanti il vicino Teatro Selinus, ma quella è un’altra storia) e non sa che il figlio è tornato tra i vivi.
I due sono relativamente distanti, quando, sorretto dai portantini, la statua di un angioletto si parte dalla posizione del Cristo e, attraversando la piazza piena di gente, si reca dalla Madonna a darle la notizia della resurrezione. Lei però non ci crede. Sì, perché sa che non è normale che uno che muore possa risorgere dopo tre giorni. Però sa anche che non è normale nemmeno che a darti la notizia sia un angelo. Voglio dire, mica uno qualsiasi… Un angelo! Una fonte privilegiata, diremmo noi giornalisti. Chiunque non avrebbe esitato a credergli, memore anche di quell’annunciazione di gravidanza senza concepimento fornita trentatré anni fa da un altro angelo. Ma lei niente.
Allora l’angioletto riattraversa la piazza, ritornando da Gesù e riferendo dell’incredulità della Madonna.
Il Cristo non ci rimane bene, è infastidito dall’approccio iper razionalistico della madre. Insomma, è appena resuscitato, proprio come aveva previsto. Prima di morire aveva fatto resuscitare Lazzaro, moltiplicato i pani e i pesci, fatto tornare la vista a un cieco e fatto camminare un paralitico… E adesso sua mamma non crede al suo ritorno tra i vivi?
Ecco perché dice all’angioletto di insistere ed essere più convincente. E allora, altra corsa annunciata dallo squillo di tromba e altra fatica dei portantini. “Guardi Maria, le giuro che è vivo! È vestito di bianco e tiene in mano una bandiera rossa”. Quest’ultimo particolare, proprio a Castelvetrano, rende la Madonna ancora più incredula e l’angioletto ritorna da Gesù a riferire il secondo fallimento.
Quest’ultimo propone allora di incontrarsi a metà strada. E di farlo anche con una certa urgenza, visto che sotto il manto di Maria ci sono le colombe che aspettano di spiccare il volo e si trovano già al limite del maltrattamento.
La leva sulla sensibilità animalista della Madonna funziona e madre e figlio si incontrano davanti il Teatro Selinus, dove nel frattempo converge la maggior parte della gente.
Maria abbandona il manto nero, dal quale finalmente le colombe bianche vengono liberate, “accolte” (le virgolette sono d’obbligo) dai fuochi d’artificio, allarga le braccia (anzi gli avanbracci, perché le braccia rimangono attaccate al corpo) ed avviene l’incontro festoso in cui i due saltellano gioiosi. Insieme a loro saltella gioioso anche l’angioletto. Una festosità prodotta dai bicipiti di tutti i portantini, che col caldo sono forse meno giulivi delle statue.
Ecco, questa è l’Aurora. Ogni volta che arriva, mi fa ricordare quella parte di “Don Chisciotte”, in cui Francesco Guccini canta “Salta in piedi, Sancho, è tardi, non vorrai dormire ancora. Solo i cinici e i codardi non si svegliano all’aurora”.
Poi penso che da un bel po’ di anni, la manifestazione non inizia più alle prime luci dell’alba, ma alle nove. E allora la possibilità di essere cinico e codardo si allontana.
Egidio Morici