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20/04/2025 06:00:00

 Da Alcamo a Samarate, il femminicidio di Teresa Stabile: uccisa dal marito

Teresa Stabile era originaria di Alcamo, in provincia di Trapani. Una donna di 55 anni, madre, figlia e sorella, ricordata da tutti come luminosa, mite, rispettosa. Aveva ricominciato a vivere dopo un matrimonio difficile, segnato da un rapporto sempre più tossico e oppressivo. Ma il suo coraggio non è bastato: mercoledì 16 aprile, in via San Giovanni Bosco a Samarate, provincia di Varese, dove si era trasferita da tempo, è stata uccisa a coltellate dal marito Vincenzo Gerardi, 57 anni, anche lui originario di Alcamo. Una vicenda che ha scosso profondamente non solo la Lombardia, ma anche la sua terra natale: la comunità alcamese è in lutto, travolta dal dolore e dall’incredulità.

Una separazione mai accettata: il controllo ossessivo di Gerardi
La storia tra Teresa e Vincenzo era ormai giunta al capolinea. Dopo anni di difficoltà, la donna aveva deciso di porre fine al matrimonio e si era trasferita nella villetta dei suoi genitori, proprio accanto alla casa coniugale. Ma Gerardi non accettava la separazione. Secondo le indagini, l’uomo esercitava un controllo ossessivo su di lei: parcheggiava l’auto davanti al garage della moglie per costringerla a contattarlo, seguiva i suoi spostamenti, la minacciava. Un mese e mezzo fa, il figlio maggiore della coppia, 28 anni, esasperato dalla situazione, aveva denunciato il padre per violenza privata. Teresa, invece, non aveva mai sporto denuncia, nel tentativo – vano – di evitare ulteriori tensioni e accelerare la pratica di separazione.

La trappola mortale: il femminicidio in pieno giorno
La tragedia si è consumata mercoledì 16 aprile, intorno alle 18.45. Teresa rientrava a casa dopo una giornata di lavoro. Vincenzo l’ha attesa nel cortile di casa, l’ha sorpresa mentre era ancora in auto e l’ha colpita con quindici coltellate, senza darle il tempo di reagire. Un agguato spietato, premeditato, come confermato dall’autopsia: i colpi mortali al cuore non hanno lasciato scampo. Un testimone ha assistito alla scena: un residente che stava portando a spasso il cane ha subito dato l’allarme. I carabinieri hanno intercettato Gerardi poco distante, in via Torino. Stava tentando di togliersi la vita con lo stesso coltello dell’agguato, ed è stato fermato con il taser.

La confessione e le prove della premeditazione
Durante l’interrogatorio di garanzia davanti al Gip di Busto Arsizio, Gerardi ha confessato l’omicidio, sostenendo però di aver agito “d’impeto”. Una versione che non convince la Procura, né l’opinione pubblica. Nella sua abitazione è stato trovato un calendario con la data del 16 aprile cerchiata, giorno in cui aveva preso ferie. Non solo: lettere-testamento indirizzate ai figli, trovate sul suo telefono e scritte nei giorni precedenti al delitto, lasciano pochi dubbi sulla premeditazione. “La mamma verrà via con me”, scriveva. Poco dopo il femminicidio, ha inviato un messaggio agghiacciante alla suocera: “Ho fatto quello che dovevo fare”.

Il mito malato di Joker e la spirale della violenza
Tra i dettagli inquietanti emersi dalle indagini, figura anche lo “stato” di WhatsApp dell’omicida: un meme di Joker, il celebre personaggio tormentato del film del 2019, accompagnato dalla frase:
“Ti capiterà di ascoltare brutte storie sul mio conto, ma cerca di comprendere: c’è stato un tempo in cui sono stato buono con quelle persone, ma loro non racconteranno mai quella parte”. Un messaggio cupo, da cui traspare il delirio egocentrico e violento che si era impadronito dell’uomo. In un messaggio risalente al 18 marzo, scriveva: “Si parlerà di femminicidio, ma lei mi conosceva. Sapeva che se mi avesse lasciato, sarebbe uscita orizzontale”. Frasi che, alla luce del delitto, suonano come una condanna scritta in anticipo.

La comunità di Samarate e Alcamo 
Samarate è in lutto cittadino. Giovedì sera, su iniziativa del sindaco Alessandro Ferrazzi, si è tenuto un momento pubblico di riflessione e cordoglio davanti al municipio. Tante le persone accorse, giovani e anziani, in un abbraccio simbolico alla famiglia Stabile. La vicesindaca Cinzia Castiglioni ha dichiarato: “Come istituzioni abbiamo il dovere di rafforzare tutte le misure di contrasto alla violenza sulle donne. Non possiamo più permettere che tragedie simili si ripetano”. Anche ad Alcamo il dolore è profondo. Teresa era conosciuta e stimata. I parenti sono distrutti: nessuno si aspettava un epilogo così brutale. Avevano appena avviato le pratiche per la separazione, mai avrebbero immaginato che potesse sfociare in una simile tragedia.

Il vuoto lasciato: una madre, una figlia, una donna libera
Teresa Stabile lascia due figli e i suoi genitori, devastati dal dolore. Era una madre esemplare, descritta come “luminosa”, sempre pronta ad aiutare gli altri. Amava la vita, il suo lavoro, e sperava in un futuro più sereno, lontano da chi l’aveva privata della libertà. Il suo sogno si è infranto contro la violenza di un uomo che non accettava la fine di un amore malato. Ma Teresa non sarà dimenticata. Sarà ricordata per la forza con cui ha tentato di riprendere in mano la sua vita. E il suo nome, oggi, si aggiunge purtroppo a quello di troppe donne uccise da chi diceva di amarle.

 



Nera | 2025-04-29 10:20:00
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