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18/04/2025 06:00:00

Basket, Trapani: Shark e lo scudetto, verso un finale con il botto

Per il basket a Trapani la posta in palio viene, ormai, alzata dopo ogni match. Mission non impossibile quella degli Shark di mantenere una griglia di partenza non solo prestigiosa per le naturali ricadute in classifica, ma per l’autostima che ne deriva per tutto l’ambiente.

Ormai ci credono tutti, dai giocatori, ai tecnici, ai tifosi, alla gente di strada che li segue in TV. La parola “scudetto”, pronunciata ad ogni piè sospinto dal vulcanico presidente Antonini, non diventa un testimone da passare, come nell’atletica, al “Buster” Repesa in vista del traguardo od un mantra da seguire a tutti i costi.

Il principale interlocutore della Proprietà, invece, getta acqua sul fuoco dei facili entusiasmi:” Ora il livello si alzerà con la sfida con Venezia ed il livello mostrato oggi non basta”.  E agitando la pompa da cui escono potenti fiotti di acqua fredda:” Troppo egoismo, poca concentrazione poche letture e difesa”. Sembra l’analisi di una sconfitta piuttosto di una vittoria (quella contro Treviso) che nel secondo tempo è apparsa netta ed inequivocabile. Ma il Croato, fedele al l personaggio del Buster Keaton americano (un regista famoso del cinema anni ’50), dall’aria severa ed imperscrutabile e pretenzioso nelle performance dei suoi attori, regala a tutti gelate salutari e corroboranti. Un identikit che si attaglia perfettamente all’uomo di sport, perfezionista, pignolo, osservatore attento ai minimi particolari, quelli che fanno la differenza nelle partite che finiscono punto a punto. Ciò che più salta agli occhi è la sua inveterata abitudine a pretendere da sé, prima di quello che possa pretendere dai giocatori e questo non trascurabile particolare lo eleva al rango di uno dei migliori coach esistenti nel panorama internazionale. Un autentico lusso averlo a Trapani a condurre un Bounty a cui si è iscritto, senza le remore del dopo Trieste (quello della Coppa Italia), anche il presidente Antonini. Tempi che sembrano lontani anni luce, dopo quel cartello esposto dai tifosi “Repesa non si tocca!”. Così, restituito un clima di unitarietà a tutte le componenti del progetto, dopo ogni vittoria si assiste ad un clima di embrassons nous che la dice lunga sulla unitarietà raggiunta e sul fatto che ormai remano tutti dalla stessa parte per ottenere un risultato che, definire miracoloso, potrebbe rappresentare un eufemismo. Ora il Bounty, ormai compatto e tetragono in tutte le componenti e senza la necessita di procedere a qualsiasi forma di ammutinamento, veleggia verso porti sicuri e ad appena 4 giornate dal termine ed acquisito la matematica partecipazione ai playoff, cerca un posto di ristoro tra le prime 4, che renderebbe più facile la scalata verso gli obbiettivi sbandierati dal suo entusiastico Presidente.

I prodromi per un finale di campionato coi botti ci sono tutti. Gli Shark dovranno affrontare la prossima in casa Venezia, una delle squadre più in forma del campionato ed in cui milita uno degli oggetti del desiderio presidenziale, quel Kabengele in testa a tutte le classifiche di rendimento dei pivot. A seguire, Napoli, a cui probabilmente mancheranno due punti per la matematica certezza di permanenza nella categoria. Poi il match clou con Milano al PalaShark e dulcis in fundo, nel calendario asimmetrico, quello che potrebbe rappresentare lo spareggio per il primo posto. Quindi c’è di che esaltarsi ed accendersi come bengala in una notte rischiarata da una luna, i cui effetti sull’umore sono arcinoti. Se è in fase crescente aumenta, di conseguenza, il bisogno di confrontarsi con le migliori del torneo e far alzare la febbre delle attese. Ecco spiegata la dichiarazione post-Treviso da un Repesa vestito da pompiere e con l’estintore tra le mani.

La squadra da un punto di vista atletico sembra in splendida forma e tutti, anche i più longevi panchinari, si sentono parte integrante del progetto, smaniosi di confrontarsi e portare il loro contributo alla causa comune. Con i Trevigiani abbiamo assistito ad un “one man show” di Chris Horton, alla sua migliore prestazione in campionato, superando il suo score precedente contro Reggio Emilia, fermo a 20 punti. Un’esibizione monstre in cui è apparso il suo smisurato talento sotto le plance, Nelle due ultime esibizioni è riuscito a mettere dentro anche i liberi che rappresentavano il suo tallone d’Achille. Ora con una parabola più arcuata, da mortaista, non sbaglia più nulla in questo fondamentale. Ottima anche la prova di Galloway, un trascinatore, un esempio da imitare da un punto di vista professionale. Con le sue 452 gare in NBA potrebbe assurgere ad un ruolo di mangia palloni ed a volte sono più gli assist che i tiri. Sempre ad alti livelli le prestazioni di un Alibegovic che abbiamo visto molto più presente a rimbalzo rispetto a partite precedenti. I rimbrotti di Horton sugli aiuti che non arrivano sotto canestro, evidentemente, lasciano il segno e il Pivot americano è uno che si fa rispettare sia in campo che negli spogliatoi. Lo vedo molto attento e partecipe nei time-out sugli schemi disegnati alla lavagna da Repesa ed è l’unico a cui il Coach lascia spazi di interpretazione. Su ottimi livelli i due marcatori in difesa, sia Petrucelli che Rossato, ai quali il Buster chiede anche l’impossibile. Robinson ormai si distingue più negli assist che distribuisce che nei punti messi a referto. JD Notae e croce e delizia del suo Coach. Dopo un time-out e disegnato uno schema ben definito per Horton sotto canestro, si è avventurato in un tiraccio dalla lunga, non andato a segno. Subito richiamato in panca senza subire il solito sguardo da inquisitore del Croato, è rimasto a lungo a rimuginare sull’errore. Ma in un clima di celebrazioni da vittoria non poteva uscire dalla partita con ignominia. Qui è emersa la straordinaria sensibilità del Dux che lo ha richiamato sul campo ad eseguire quegli schemi che lo portano ad essere uno dei migliori nel ruolo. Anche lui è potuto così uscire sotto gli scoscianti applausi che spettano ai vincitori.

 Il sorcio verde



Native | 2025-05-02 09:00:00
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