Un prestito "salvavita" che si è trasformato in un incubo lungo dieci anni. È questa la storia al centro di un’indagine condotta dai Carabinieri della Compagnia di Alcamo, che ha portato all’emissione di un provvedimento di divieto di dimora e al sequestro preventivo di un immobile nei confronti di un 63enne del posto, accusato di usura.
Tutto parte da una denuncia presentata nel maggio del 2024 da un imprenditore locale. L’uomo, secondo quanto emerso dalle indagini, si sarebbe rivolto al presunto usuraio nel 2014, in un momento di forte crisi economica. Inizialmente sembrava un aiuto: prestiti per circa 150mila euro. Ma col tempo, il conto da pagare si sarebbe rivelato ben più salato.
Secondo gli investigatori, infatti, il 63enne avrebbe incassato assegni per un valore complessivo di circa 225mila euro, oltre a ulteriori somme in contanti, richieste a titolo di interessi. Numeri che, secondo l’accusa, superano di gran lunga i limiti previsti dalla legge e configurano un chiaro caso di usura.
Non solo. L’imprenditore avrebbe anche sottoscritto un contratto preliminare per la vendita di un immobile, oggi sotto sequestro, a un prezzo decisamente inferiore rispetto al reale valore di mercato. Un dettaglio che rafforza l’ipotesi investigativa: dietro a quel "prestito", ci sarebbe stato un disegno ben più oscuro.
Le indagini proseguono sotto il coordinamento della Procura di Trapani. Intanto, per il 63enne scatta il divieto di dimora ad Alcamo, mentre l’immobile al centro dell’accordo è finito sotto sigilli.