Tra qualche giorno, l’ex Provincia di Trapani tornerà ad avere un presidente eletto e un consiglio. Insomma, torna una guida politica. Dal 2011, infatti, l’ente naviga senza rappresentanti politici: commissari straordinari a rotazione, decisioni prese senza alcun dibattito pubbico, un sito internet che sembra uscito da un museo dell’archeoinformatica. E quasi nessuno che si prenda la briga di spiegare ai cittadini cosa accade ai beni pubblici.
A provarlo, se mai ce ne fosse bisogno, è la vicenda surreale che coinvolge l’editore Bruno Conforti e il Libero Consorzio Comunale di Trapani.
Conforti – noto editore locale, e titolare di Radio Cuore – ha avuto l’ardire di chiedere: “Scusate, ma come funziona la concessione dello Stadio provinciale al Trapani Calcio?”. Apriti cielo. Silenzio. Anzi, peggio: porte chiuse e posta ignorata.
Una fattura retroattiva, una domanda legittima
La storia inizia con una fattura. Salata. Il 17 luglio 2024, la Conforti S.r.l. riceve dalla S.S.D. F.C. Trapani 1905, che ha in gestione lo stadio provinciale, un conto da 54.900 euro per “l’utilizzo di un box ad alta visibilità”. Due stagioni sportive. Corrente e Wi-Fi inclusi.
Quel box, però, contesta la società, è sempre stato usato come postazione giornalistica, da operatori regolarmente accreditati. Lo dice la planimetria, lo confermano i regolamenti della Lega Dilettanti. Eppure, alla fine della stagione, arriva la richiesta di pagamento. "Senza nessun contratto. Nessun preavviso. Nessuna comunicazione. - racconta Conforti - E alla richiesta di annullamento, segue una messa in mora".
Da lì, l’esclusione della Conforti S.r.l. dalla stagione successiva. Una decisione che solleva un problema: si può escludere un’emittente accreditata da uno stadio pubblico? E soprattutto: si può fatturare l'utilizzo di un'area stampa?
Le richieste di accesso agli atti (e il silenzio dell’ente)
Bruno Conforti non si arrende. E chiede l’accesso agli atti. Due richieste PEC – la prima il 9 marzo, la seconda il 26 marzo – indirizzate al Libero Consorzio Comunale di Trapani. Oggetto: la concessione dello stadio, gli allegati mancanti, le autorizzazioni (eventuali) a utilizzare i box per scopi diversi da quelli giornalistici.
Risultato? Nessuna risposta. Nessuna motivazione. Nessun documento. Nemmeno un “abbiamo ricevuto”. Eppure il FOIA, il decreto sulla trasparenza e la legge 241/90 parlano chiaro: le pubbliche amministrazioni devono rispondere. Entro trenta giorni. Anche se la richiesta arriva da un cittadino qualsiasi, non “interessato” in senso stretto. Qui c'è il sito del governo con tutte le informazioni su come funziona il Freedom of Information Act.
Il misterioso allegato scomparso
Nella concessione pubblicata all’Albo Pretorio (decreto n. 59/2023), si fa riferimento a un “allegato sub A” che dovrebbe contenere lo schema di concessione. Peccato che l’allegato non ci sia. E quindi, ancora oggi, non è chiaro se e come sia stato autorizzato un uso commerciale degli spazi destinati alla stampa. Né se il canone pagato dal concessionario tenga conto di eventuali sub-concessioni, cosa che sarebbe necessaria secondo il regolamento provinciale.
Un regolamento, peraltro, molto preciso: gli unici sub-affitti ammessi riguardano bar, ristoro e store. Non box tecnici o giornalistici.
E la richiesta finisce… sui social
Nel frattempo, la richiesta inviata da Conforti al Libero Consorzio compare pubblicamente in rete, in un post del presidente del Trapani Calcio, Valerio Antonini. Che non si limita a commentare, ma pubblica integralmente l’istanza, compreso l’indirizzo privato del mittente.

Un episodio delicato, che pone interrogativi seri sulla tutela della privacy e sulla gestione delle comunicazioni inviate alla pubblica amministrazione. A chi è stata trasmessa la richiesta? Chi l’ha inoltrata? È normale che un’istanza formale finisca su un social network?
In ogni caso, Antonini risponde con toni piuttosto accesi, accusando Conforti di essere “uno di quelli che prima mangiavano e ora sparano”. E rivendica gli investimenti sullo stadio – “quasi 4,5 milioni di euro” – come giustificazione dell’attuale gestione. Ma qui non si tratta di riconoscere sforzi economici o meno. Si tratta di applicare la legge. Quella che regola i beni pubblici, le concessioni, e il diritto dei cittadini ad accedere agli atti.
Una gestione pubblica… senza controllo?
La vicenda pone una questione più ampia. In base alla normativa, la gestione di un impianto sportivo è una concessione di servizio pubblico locale. Implica controllo da parte dell’ente. Implica trasparenza. Implica che non si potrebbero trasformare, in modo unilaterale, spazi tecnici in aree private da affittare a piacimento. E se questo accade, la concessione può essere revocata. Lo ha ribadito più volte il Consiglio di Stato.
E invece nessuno chiarisce nulla. Le richieste restano senza riscontro. Le domande scomode diventano bersaglio, come accade ormai a Trapani da due anni (noi di Tp24 ne sappiamo qualcosa ...).
Un’ultima domanda: perché?
Perché è così difficile sapere come funziona la concessione di un impianto sportivo pubblico? Perché un atto così banale – come una richiesta di accesso agli atti – genera polemiche, insulti, e silenzi?
Ricordiamo che il FOIA (Freedom of Information Act), formalmente noto come "accesso civico generalizzato", è pienamente applicabile anche in Sicilia, come nel resto d'Italia. Introdotto dal decreto legislativo 25 maggio 2016, n. 97, questo strumento consente a chiunque di richiedere dati e documenti detenuti dalle pubbliche amministrazioni, senza necessità di motivare la richiesta, salvo specifiche eccezioni previste dalla legge. In Sicilia, il FOIA è stato riconosciuto e applicato anche dalla giurisprudenza locale. Ad esempio, il TAR Sicilia ha emesso diverse sentenze che confermano l'obbligo delle amministrazioni regionali e locali di rispondere alle istanze di accesso civico generalizzato. Una sentenza significativa è la n. 3217 del 1° dicembre 2020, in cui il tribunale ha dichiarato illegittimo il silenzio dell'amministrazione di fronte a una richiesta di accesso a documenti relativi a una procedura di affidamento di un servizio pubblico-. Inoltre, il TAR Sicilia ha affrontato numerosi casi riguardanti l'accesso civico generalizzato, evidenziando l'importanza della trasparenza e del diritto dei cittadini di accedere alle informazioni detenute dalle pubbliche amministrazioni. Pertanto, anche in Sicilia, i cittadini, i giornalisti e le organizzazioni hanno il diritto di presentare istanze di accesso civico generalizzato alle amministrazioni pubbliche, che sono tenute a rispondere entro 30 giorni, salvo che non sussistano motivi legittimi tassativi per il diniego, come la tutela della sicurezza nazionale. Per ulteriori informazioni e per presentare una richiesta di accesso civico generalizzato, è possibile consultare il sito ufficiale del FOIA italiano: foia.gov.it.