
Scandalo al cimitero di Trapani: cosa sappiamo. Arrestato l’ex necroforo. Coinvolte tre agenzie funebri e un medico dell’Asp
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Una rete di corruzione, favoritismi, estumulazioni sospette e persino furti sui cadaveri. È quanto ha scoperto la Polizia di Stato a Trapani, al termine di una complessa indagine coordinata dalla Procura della Repubblica, che ha scoperchiato un sistema criminale radicato all’interno del cimitero comunale. Questa mattina gli agenti della Squadra Mobile hanno eseguito cinque misure cautelari: in manette l’ex necroforo del cimitero e un suo fidato collaboratore, mentre è stato disposto il divieto di esercizio per tre note agenzie di onoranze funebri della città. In totale sono 18 le persone indagate.
Le accuse, gravissime, sono di corruzione e concussione. Secondo gli investigatori, il cimitero era diventato un “feudo privato” in cui il necroforo dettava legge, gestendo le tumulazioni e le estumulazioni a proprio piacimento. In alcuni casi, i cittadini venivano costretti a pagare per ottenere una sepoltura rapida per i propri cari; in altri, avrebbero consapevolmente versato denaro per saltare le lunghe attese. In entrambi i casi, l’arrestato pretendeva il suo compenso, definendolo con cinica leggerezza “il caffè per il necroforo”.
Non solo. Le indagini hanno documentato anche la gestione opaca dei loculi comunali: grazie a una discrezionale valutazione sullo stato di decomposizione dei corpi, l’ex necroforo riusciva a liberare loculi per poi “venderli” sottobanco. In almeno tre casi, secondo gli inquirenti, i parenti delle salme sarebbero stati spinti a pagare per sbloccare i tempi dell’estumulazione.
Il sistema coinvolgeva anche imprese esterne: tre agenzie funebri trapanesi avrebbero goduto di una corsia preferenziale nella gestione dei servizi, ricevendo privilegi in cambio di percentuali sui guadagni. Ma il quadro si aggrava ulteriormente: l’ex necroforo avrebbe offerto a famiglie intenzionate a effettuare lavori nelle cappelle private l’opera di un muratore compiacente, promettendo risparmi grazie all’elusione delle imposte comunali.
E non mancano i particolari più sconcertanti. L’uomo è accusato anche di sciacallaggio: avrebbe sottratto monili in oro dalle salme. Inoltre, avrebbe segnalato ad alcuni fiorai la presenza di fiori freschi appena deposti, che venivano sottratti e rivenduti.
Nel corso delle indagini sono emerse 25 ipotesi di reato, di cui 10 episodi corruttivi, che coinvolgono anche un medico legale dell’Asp di Trapani, per il quale è stata disposta una perquisizione: secondo gli inquirenti, avrebbe redatto false attestazioni sulla decomposizione delle salme o omesso i controlli necessari, agevolando così il sistema illecito.
L’indagine parte da una segnalazione di un dirigente comunale nel luglio del 2023, che denunciava le attività ostruzionistiche dell’allora necroforo nei confronti della ditta regolarmente affidataria dei servizi. Una segnalazione che ha permesso alla Procura di far luce su un sistema torbido, che per anni ha gestito il dolore e la morte a fini di lucro e corruzione.

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