Più che cambio di passo, quello di Cateno De Luca - leader di Ti Amo Sicilia, prima ancora di Sud Chiama Nord, di cui è capogruppo all’ARS - è stato un cambio di pelle.
Le ultime elezioni europee hanno chiaramente indicato una strada politica: non c’era possibilità di diventare un movimento di ampia portata che potesse fare liste in tutta Italia. A piccole dosi ha rimesso mano al disegno iniziale e lo spostamento verso il centro destra è apparso quasi naturale. Da acerrimo nemico del presidente della Regione Renato Schifani, di cui chiedeva le dimissioni un giorno si e l’altro pure, ad alleato.
Sono lontani i tempi in cui, nel giugno 2024, De Luca annunciava “procederemo legalmente contro la Meloni e il buon Schifani. Ho incaricato i miei legali di prendere nota di tutto ciò che è accaduto, perché riteniamo che si tratti di un caso di voto di scambio a tutti gli effetti”. La questione che denunciava, durante una conferenza stampa a Palermo, era legata ai fondi FSC 2021/2027 destinati alla Sicilia.
Il lavoro di Gaetano Galvagno
Il presidente dell’ARS è un astuto politico, un giovane che sa come muoversi e come portare avanti alleanze fino a cristallizzarle. Hanno iniziato il dialogo da mesi, lentamente, fino ad arrivare ad incontri romani con i vertici del partito di Giorgia Meloni.
Il vertice romano
L’alleanza è presto costruita, passa da una serie di proposte per il Sud, che dovrebbero poi essere approvate. Questo accordo allargherebbe il consenso della Meloni in Sicilia, De Luca è incassatore di consensi. Fratelli d’Italia riconoscerà un seggio al Cateno siciliano, una proposta che arriverà da un confronto interno e che porterà poi ad indicare il nome.
Stop all’antipolitica
Per De Luca sono finiti i tempi della lotta alla casta, al sistema. Per il sindaco di Taormina c’è una pagina nuova da scrivere e che lo ha pure portato a perdere dei pezzi. Ismaele La Vardera aveva intuito già la metamorfosi, mesi fa ha lasciato Sud Chiama Nord costruendo il suo movimento Controcorrente. I fari territoriali stanno attecchendo nelle varie province.
Ma De Luca comunque conta su un consenso solido e che fa gola agli alleati di centrodestra, una roccia su cui i meloniani possono sentirsi più al sicuro. Un alleato appetibile e meno rumoroso.
Questi movimenti accadono in una prospettiva elettorale del 2027, dove ci saranno da affrontare sia le nazionali che le regionali. Si serrano i ranghi mentre il campo progressista cerca di creare l’alternativa.
Dalle operazioni provinciali il centrodestra non ne esce bene, c’è molta dissintonia. In quasi tutte le province la maggioranza di governo regionale si è spaccata, e anche quando si presenta unita è solo apparenza.