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09/04/2025 06:00:00

A Trapani cala la disoccupazione. Ma non per i giovani, che fanno le valigie. I numeri

 In provincia di Trapani cala la disoccupazione generale, ma per i giovani è ancora emergenza. Se il numero complessivo di disoccupati è sceso nel 2023 a 11 mila, i dati tra i più giovani restano allarmanti: quasi 1 su 2 tra i ragazzi sotto i 35 anni è senza lavoro. Una realtà a due facce, fotografata dalla Cisl nel suo congresso provinciale: da un lato turismo e agricoltura spingono l'economia, dall’altro povertà, precariato e fuga di cervelli minacciano il futuro. E la Sicilia, negli ultimi dodici anni, ha già perso capitale umano per oltre 14 miliardi di euro.


I NUMERI
A Trapani il tasso generale di disoccupazione è in discesa e si attesta all’8,2%, con 11 mila persone senza lavoro nel 2023 rispetto ai 17 mila dell’anno precedente. Ma i dati più incoraggianti non bastano a cancellare l’emergenza occupazionale che riguarda i giovani. Nella fascia d’età tra i 25 e i 35 anni, infatti, il tasso di disoccupazione medio sale al 14,1% (15% tra le donne, 13,6% tra gli uomini), ma tra i più giovani i numeri sono ancora più allarmanti: si arriva al 39,9% tra le donne e al 48,2% tra gli uomini.


È il quadro tracciato dalla segretaria generale della Cisl di Trapani, Federica Badami, in occasione del congresso che l’ha confermata alla guida del sindacato. «Trapani vive una duplice realtà», ha sottolineato Badami. «Da un lato c’è un potenziale legato al turismo, all’agricoltura e a possibili investimenti infrastrutturali; dall’altro, però, pesano le emergenze sociali ed economiche che bloccano lo sviluppo».

 

LA FUGA DEI CERVELLI
Il fenomeno più preoccupante è quello della “fuga dei cervelli”: sempre più giovani scelgono di lasciare la propria terra in cerca di opportunità altrove. Per contrastare questa emorragia di talenti, la Cisl propone una serie di misure mirate, a partire dal rafforzamento della contrattazione collettiva, per garantire occupazione stabile e di qualità. Ma non solo: bisogna investire su servizi essenziali e nuove politiche attive per generare sviluppo.

 


ANCORA TANTI POVERI
I dati della Caritas confermano l’urgenza della situazione: nel 2023 sono state assistite oltre 8.700 persone in provincia di Trapani. E l’analisi dell’Istat fotografa un mercato del lavoro ancora fragile, dove il 28% degli occupati vive comunque in situazioni di precarietà economica.
La Cisl lancia l’allarme: «In una città dove il 20% di chi lavora guadagna meno di mille euro al mese, servono interventi strutturali per non trasformare la disoccupazione giovanile in una condizione permanente». Serve, concludono dal sindacato, un patto territoriale che coinvolga istituzioni, parti sociali e imprese per garantire ai giovani un futuro possibile in Sicilia.


I GIOVANI IN FUGA
Il fenomeno della fuga dei giovani non riguarda solo Trapani o la Sicilia, ma tutto il Mezzogiorno. Secondo i dati dell’Istat, nel 2024 le emigrazioni italiane verso l’estero sono aumentate del 20,5%, con 156mila cittadini italiani che hanno lasciato il Paese, in particolare giovani. Tra il 2011 e il 2023 sono stati oltre 550mila i giovani tra i 18 e i 34 anni a emigrare. La Sicilia, da sola, ha perso capitale umano per un valore stimato di 14,5 miliardi di euro in dodici anni.
Non si tratta solo di cervelli in fuga: oltre il 30% dei giovani emigrati non possiede nemmeno un diploma di scuola media superiore. A partire sono soprattutto ragazzi provenienti da contesti familiari modesti o piccoli centri, ma anche giovani altamente qualificati che non trovano in Italia – e nel Mezzogiorno in particolare – opportunità adeguate. Il tasso di emigratorietà nel Sud Italia è pari al 2,9 per mille abitanti, inferiore a quello del Nord, ma comunque significativo se considerato insieme all’elevata disoccupazione giovanile interna.

 


IL SUD SI SPOPOLA
Secondo il rapporto della Fondazione Nord Est, il problema è strutturale. L’Italia investe molto poco in politiche giovanili e in infrastrutture che attraggano talenti dall’estero. Nel Mezzogiorno, in particolare, la situazione è aggravata da un welfare carente, dalla mancanza di servizi digitali e da un mercato del lavoro incapace di assorbire le competenze disponibili.
Non è un caso che, tra chi rimane, il livello di fiducia nel futuro sia nettamente più basso rispetto ai coetanei che hanno lasciato il Paese. Solo tre giovani su dieci nel Sud credono che il loro futuro sarà ricco di opportunità.



STUDIO VIRA | 2025-04-09 10:50:00
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