Due sale da poker completamente abusive, decine di giocatori coinvolti e una rete di tornei illegali pubblicizzati sui social: è questo lo scenario che si sono trovati davanti i finanzieri del Comando Provinciale di Palermo e i funzionari dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli durante un’operazione congiunta nei quartieri Kalsa e Malaspina-Palagonia.
Dietro le insegne di associazioni sportive dilettantistiche si celavano in realtà vere e proprie bische clandestine, dove in orario serale si disputavano tornei di Texas Hold’em, variante del poker molto popolare in cui i giocatori ricevono solo due carte e puntano su combinazioni create con le carte comuni scoperte sul tavolo.
A far scattare l’intervento è stato un mix di segnalazioni raccolte nel corso dei controlli sul territorio e un attento lavoro di monitoraggio dei social network, dove gli eventi venivano pubblicizzati in circuiti paralleli, apparentemente innocui ma ben strutturati. Una strategia che mirava a eludere i controlli, ma che non è sfuggita agli investigatori.
All’interno delle sale, le forze dell’ordine hanno identificato 70 persone, trovando denaro appena scambiato per ottenere fiches da gioco. Nonostante gli statuti delle associazioni dichiarassero finalità ricreative, tutto lasciava intuire un sistema ben rodato e organizzato per fini economici.
Dai computer sequestrati è emerso che i tornei andavano avanti almeno da gennaio, con tanto di registro online dei partecipanti e un calendario delle partite. Gli inquirenti hanno denunciato sette organizzatori, uno dei quali è Danilo Abbate, il nipote del boss Luigi Abbate, “Gino u mitra”, presidente di una delle due associazioni finite all’attenzione della Guardia di Finanza. Denunciati anche i 63 partecipanti. per organizzazione di giochi d’azzardo, mentre gli altri 63 partecipanti sono stati segnalati per partecipazione a giochi d’azzardo.
Nel corso delle perquisizioni sono stati sequestrati tremila e 590 euro in contanti, tavoli da gioco, fiches, mazzi di carte, monitor e computer portatili, oltre agli immobili stessi, che fungevano da base operativa per l’attività illecita.
L’operazione rientra in un più ampio piano di collaborazione tra Guardia di Finanza e Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, rafforzato da un protocollo d’intesa che punta a migliorare la condivisione di dati e competenze per difendere gli interessi economici pubblici e contrastare l’illegalità nel settore del gioco.
Oltre al profilo repressivo, l’intervento mette in evidenza anche la dimensione sociale dell’attività: il contrasto al gioco d’azzardo illegale serve a tutelare i giocatori, soprattutto i più giovani, da ambienti insicuri, non regolamentati e spesso a rischio di infiltrazioni criminali.
Come previsto dalla legge, le persone coinvolte sono da ritenersi innocenti fino a sentenza definitiva. Le indagini proseguono per accertare eventuali altri responsabili e ricostruire l’intera rete.