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08/04/2025 06:00:00

La storia di Georg: torna a Trapani e ringrazia gli "angeli" che gli hanno salvato la vita

Georg Scharfenberg non è solo un cittadino tedesco di Ratisbona. È un padre. È un nonno. Un uomo che ama il mare e la scienza, professore universitario di Hannover, che nella notte tra il 18 e il 19 marzo 2022 ha vissuto il momento più drammatico della sua vita. A bordo della nave Sea Eye4, impegnato in attività di ricerca nel Canale di Sicilia, è stato colpito da una gravissima crisi respiratoria. Le sue condizioni erano critiche. Mentre la notte avvolgeva ogni cosa e il mare si faceva minaccioso con onde alte più di cinque metri e venti che soffiavano oltre i 40 nodi, un elicottero HH-139 dell’82° Centro SAR (Search and Rescue) dell’Aeronautica Militare di Trapani si è levato in volo, spinto da un’unica missione: salvare la vita di Georg.

Il battito delle pale, la speranza
Erano le 22:45 quando l’equipaggio dell’HH-139, sotto il comando del Maggiore Pilota Nicolò Nicolosi, decollava dopo aver imbarcato due medici. Raggiunta la nave a oltre 100 miglia dalla costa siciliana, l’operazione di soccorso si è rivelata una sfida al limite del possibile. Ma il coraggio, la preparazione e il sangue freddo dell’equipaggio hanno avuto la meglio.

In quel buio, Georg ha raccontato di aver sentito “il battito delle pale” come fosse un segnale divino. Erano loro, gli angeli dell’Aeronautica, a portare la luce in quella tempesta. Una volta messo in sicurezza, è stato trasportato d’urgenza all’Ospedale San Antonio Abate di Trapani. Ha rischiato la vita, ma quella notte, grazie a quegli uomini e quelle donne, ha vinto.

Il ritorno a Trapani: un grazie di cuore
Dopo otto lunghi mesi di convalescenza, e a più di tre anni da quella notte, Georg ha deciso di tornare. Di farlo fisicamente, stringendo mani, guardando occhi, e dicendo grazie. Un gesto umano e profondo, che ha toccato le corde più intime di chi quella notte era lì per lui. Georg ha voluto incontrare il Maggiore Nicolosi, colui che guidava quella missione. Prima ancora, aveva scritto una commovente lettera e inviato un videomessaggio in cui ricordava ogni attimo, ogni emozione, ogni paura vissuta. E ieri, quelle parole hanno preso forma in un abbraccio reale, tra i corridoi del Reparto che gli ha ridato la vita.

Un legame che va oltre i confini
Durante la visita all’82° Centro SAR, Georg ha raccontato non solo della sua esperienza, ma anche del suo amore per l’Italia. Ha ricordato le lezioni tenute a Torino e Salerno, l’affetto per la nostra cultura e la nostra gente. Ma, soprattutto, ha parlato di una seconda casa: quella che ha trovato nei volti dei soccorritori, negli occhi di chi non lo conosceva ma ha dato tutto per salvarlo.

L’orgoglio silenzioso di chi salva vite
Per il personale dell 82 CSAR, da sempre abituato a operare lontano dai riflettori, ricevere il ringraziamento diretto di chi hanno salvato è stato un momento raro e prezioso. Un riconoscimento non ufficiale, ma profondamente umano, che ha scaldato il cuore e confermato il valore insostituibile del proprio lavoro. L’incontro con Georg è infatti il simbolo vivente della missione dell’Aeronautica Militare: esserci sempre, anche quando nessuno vede, per proteggere e salvare vite umane. E oggi, quelle vite ritornano. Con gratitudine. Con amore. Con la forza silenziosa di chi ha visto la morte, e grazie al cielo e a chi lo solca, ha potuto tornare a vivere.



STUDIO VIRA | 2025-04-09 10:50:00
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