A Vita, piccolo comune nell'entroterra trapanese, la fine del Ramadan non è solo un momento di festa per la comunità musulmana, ma è diventata un’occasione per l’incontro e la condivisione tra diverse religioni e culture. Il 2025 si è concluso con una celebrazione speciale di Eid al-Fitr, la festa che segna la fine del mese sacro di digiuno, che ha visto la partecipazione di cristiani, musulmani e cittadini di diverse origini, tutti uniti nel segno dell'accoglienza e dell'integrazione.
Questa festa, semplice e priva di retorica, è stata promossa dalla Cooperativa Sociale Badia Grande, che da anni lavora con l’obiettivo di trasformare l’accoglienza da concetto astratto a vera e propria opportunità concreta. La celebrazione non è stata un evento isolato, ma una delle tappe del progetto "Dal Natale al Ramadan", un'iniziativa che, come un ponte, ha unito simbolicamente due dei momenti più importanti della religione cristiana e musulmana.
A fare da sfondo a questa giornata di festa è stato il Parco Giochi di Vita, un luogo che porta con sé il simbolo di un'integrazione che cresce giorno dopo giorno. Qui, infatti, è stato piantato un olivo dedicato a Séline, la piccola figlia di una coppia tunisina, primo nato del 2025 in paese. L’albero, che si erge forte e sano, è diventato il simbolo di rinascita e di accoglienza. Accanto a lui, la festa di Eid al-Fitr è stata celebrata come un momento di gioia e di condivisione che ha coinvolto non solo i migranti, ma anche gli abitanti del paese.
Quella di quest’anno è stata un’esperienza che ha messo in luce la forza della comunità e il valore dell’incontro. A partecipare non erano solo i migranti provenienti da Bangladesh, Pakistan, Tunisia, Egitto, Mali e Nigeria, accolti nei centri SAI e FAMI di Salemi e Vita. L'incontro ha visto anche la partecipazione attiva dei cittadini locali, dei rappresentanti istituzionali, dei volontari e degli operatori della cooperativa. Insieme hanno condiviso un pranzo che racconta di una comunità che si fa forte della diversità, cucinando e mangiando piatti tipici da tutto il mondo: cous cous bengalese, grigliate di carne, salsicce di pollo, hamburger di manzo e, naturalmente, le tradizionali colombe pasquali. Un banchetto dove tutti, senza distinzione, hanno avuto la possibilità di servire, cucinare e sorridere insieme.
Non c’era un solo ospite, né spettatore, ma tutti sono stati protagonisti di un evento che ha parlato il linguaggio dell’integrazione e della speranza. Le parole di uno dei partecipanti, un giovane tunisino accolto dal progetto SAI, sintetizzano perfettamente il significato di questa giornata: “Non è solo una festa per noi, è una festa di tutti. Qui ci sentiamo parte di qualcosa di grande, non solo un luogo dove vivere, ma una comunità che ci accoglie e ci fa sentire a casa.”
A Vita, dunque, Eid al-Fitr non è stata solo una celebrazione religiosa, ma un evento che ha unito persone di religioni, lingue e tradizioni diverse, con un unico grande scopo: costruire una società più inclusiva. Un messaggio che ci ricorda, ancora una volta, che la diversità non è un ostacolo ma una risorsa, e che l’integrazione non è solo un valore, ma una pratica quotidiana che passa attraverso piccoli gesti, come condividere un piatto di cous cous o servire un gelato in compagnia.
In un mondo che spesso sembra diviso, iniziative come quella di Vita sono una boccata d’aria fresca, un richiamo a una convivenza pacifica che parte dalla semplice, ma potente, possibilità di incontrarsi e conoscersi. La festa di Eid al-Fitr è stata la prova che l’accoglienza e l’integrazione possono essere, senza grandi proclami, reali e fattibili, e che le radici di una comunità si coltivano non solo con le parole, ma con i fatti.