Adesso gli esorcisti in Sicilia hanno il loro inno. Un inno per chi combatte il male, dove la medicina si ferma e la fede prende il sopravvento. È stato presentato nei giorni scorsi a Palermo, in apertura del convegno “Scienza e fede in dialogo”, il primo inno ufficiale del Servizio regionale per la Pastorale Esorcistica delle Chiese di Sicilia. Il brano, dal titolo "Salva me!", è stato scritto dalla compositrice Teresa Nicoletti e si ispira ai salmi e alle preghiere del Rito degli esorcismi. Un’opera solenne, per mezzosoprano, coro, organo, violino, due trombe, timpani e campane.
«Ho tentato di esprimere con la musica la forza dell’amore assoluto che sacrifica se stesso per salvare l’umanità – ha spiegato Nicoletti –. Le sonorità partono angosciose e vorticose, poi si trasformano in luminose e pregne di speranza: due vortici musicali che rappresentano la lotta tra tenebre e luce».
Quando la medicina si arrende, entra in gioco l'esorcismo
L’evento si è svolto nella Sala Lavitrano del Palazzo Arcivescovile di Palermo, alla presenza dell’arcivescovo Corrado Lorefice, del vicesindaco Giampiero Cannella e di numerosi esorcisti siciliani. A guidare il dibattito fra Benigno, frate cappuccino ed esorcista delle arcidiocesi di Palermo e Monreale, che ha lanciato un appello al mondo medico: «Serve superare i pregiudizi e iniziare un confronto. Quando la medicina non riesce, non possiamo chiudere gli occhi».
Fra Benigno ha raccontato il caso di Marianna (nome di fantasia), una donna tormentata da anni da disturbi fisici e mentali inspiegabili. Durante gli esorcismi, ha riferito, la donna parlava lingue sconosciute, rifiutava il nome di Gesù e reagiva con violenza all’acqua benedetta. «Dopo un lungo percorso – ha detto – è guarita senza farmaci né terapie. Non era una patologia».
Il supporto scientifico: 2400 esorcismi osservati
Il convegno ha visto anche l’intervento del medico Devi Franzino, parte dell’équipe medica che affianca gli esorcisti siciliani: sette medici specialisti e uno psicoterapeuta. Franzino ha seguito oltre 2.400 esorcismi, applicando un metodo scientifico basato su osservazione, annotazione e verifica: «I sintomi insorgono sempre con l’inizio della preghiera e spariscono al termine. Un dato statisticamente rilevante».
Tra le manifestazioni osservate: vomito di materiali anomali, conoscenze personali su presenti, trance, blocchi motori e linguaggi sconosciuti. «Dopo la preghiera tornano alla normalità, come se nulla fosse – ha spiegato il medico –. Per noi, il confronto con la fede diventa necessario».
La voce della Chiesa: "Serve un dialogo rispettoso"
A sottolineare l’importanza dell’incontro, anche le parole dell’arcivescovo Lorefice: «Serve una collaborazione rispettosa tra mondi diversi, nella comune ricerca della verità». Dalla Chiesa siciliana arriva così un segnale chiaro: l’esorcismo è una pratica pastorale che merita attenzione, confronto e anche strumenti propri. Come un inno, oggi, a rappresentarne la missione: invocare la salvezza, dove tutto il resto fallisce.