A cura dell’Associazione “Salemitani nel mondo” con una pagina Facebook di oltre 10mila inscritti, nel salone del Castello di Salemi, e’ stato presentato nei giorni scorsi “Gli antichi quartieri di Salemi- Storia, indagini e analisi” del marsigliese Bruno Catanese.
Francese di padre siciliano e madre napoletana, con antichi ascendenti trasferiti da Buseto Palizzolo a Salemi, arrivato alla vigilia dei fatidici cinquanta anni decide di andare alla ricerca delle proprie origini.
E’ il 2008 di un giorno di primavera, quando approda sulle amene colline dell’antica Alicia. Sarà l’anno di svolta della sua vita umana e professionale.
Spinto da un irreprimibile anelito, andra’ alla recherche delle proprie radici attraversando vie, cortili e vicoletti dei vari quartieri di Salemi, in un labirintico percorso contrassegnato di nomi, case, angoli, ascoltando le voci delle pietre (bisogna saperle ascoltare) in un affascinante viaggio tra memoria, identità e trasformazioni urbane.
Le tappe di questo affascinante viaggio sono dettagliatamente riportate in questo ponderoso volume di 500 pagine, una sorta di diario di bordo che abbraccia temporalmente alcuni secoli, il prodotto di un decennio di faticosi e comparati studi, all’inseguimento di registri, di atti notarili, Riveli, documenti, immerso in bui e polverosi archivi, alla ricerca costante di una conferma documentale, a dimostrazione che nulla e’ affidato a fantasiose tesi precostituite.
Uno studio scientifico, quindi, che comprende un lungo periodo, tra il XIV al XVII secolo, epoca, come si sa, di una straordinaria ricchezza storica, segnata da profonde trasformazioni economiche, sociali e politiche, da cui e’ venuta fuori una micro storia di Salemi, ma che assurge a luogo emblematico, mostrandosi come il riflesso di dinamiche piu’ complesse che attengono alla Sicilia intera, da sempre crocevia di culture diverse e insediamento di poteri eterogenei, spesso predatori, e non sempre patriottici.
A presentare il libro e il suo autore e’ stata la docente Gisella Mastrantoni, che fin da subito ha precisato che Catanese, pur essendo un ingegnere informatico, e avendo ricoperto ruoli primari di Ricerca e Direttore Scientifico, sia in ambito industriale sia in quello della consulenza, ha sempre nutrito un forte interesse per la storia e per l’evoluzione delle strutture sociali e urbane.
“Ma è anche un uomo”- ha poi sottolineato Mastrantoni - profondamente legato alle proprie radici e consapevole del ruolo che il passato gioca nella costruzione dell’identità personale. A un certo punto della sua vita, ha avvertito l’esigenza di riscoprire queste radici. Figlio di genitori italiani stabilitisi a Marsiglia, ha iniziato nel 2008 un percorso di ricerca che, partito dall’interesse per la genealogia familiare, lo ha portato ben oltre il semplice studio degli antenati. “
Precisando che l’opera lo ha messo di fronte a una sfida notevole analizzando una immane quantità di documenti antichi scritti in latino medievale e siciliano arcaico, con una grafia notarile spesso indecifrabile.
“Decifrare questi testi”-ha aggiunto-“ interpretarli nel loro contesto storico e confrontarli con altre fonti ha richiesto un lavoro metodico e meticoloso, frutto di anni di paziente ricerca. A questa complessità si è aggiunta ben presto un'ulteriore difficoltà: la gestione dell'enorme quantità di dati da elaborare, organizzare e incrociare in modo coerente.”
Quando, prima di scrivere queste note, abbiamo chiesto a Bruno Catanese quale fosse per lui il significato piu’ autentico del suo libro, con evidente emozione ci ha risposto che “il libro e’ nato nella mia mente con il primo impatto avuto con le vecchie case, le pietre di Salemi che mi raccontavano il passato. Poi, ovviamente, si e’ concretizzato dopo sette anni dedicati allo studio dei diversi documenti citati nel volume (registri e riveli) e di tre anni di intenso lavoro di strutturazione, sintesi e redazione in francese della prima versione, seguiti dalla traduzione in italiano. Si tratta di un’opera che potrebbe invitare a riflettere su quanto sia importante comprendere il passato per affrontare con maggiore consapevolezza le sfide del presente e immaginare un futuro in armonia con la propria storia”.
Salemi si e’ rivelata essere un paradigma dell’evoluzione di gran parte delle cittadine siciliane. Un esempio costante di coesione che l’ha sempre contraddistinta anche in periodi di crisi, un motivo per il quale sono rimasti intatti i legami familiari ma anche di comunità.
Un libro coraggioso per l’originalità’ delle tesi proposte, ma anche indispensabile per chiunque voglia scoprire le radici profonde di Salemi, l'evoluzione dei nuclei urbani abitativi, le conformazioni spontanee determinate dalla topografia dei luoghi, la stratificazione storica degli impianti urbani e le logiche di crescita nel tempo.
Un lavoro gigantesco che l’ha tenuto impegnato anche nel periodo del covid. Basti citare alcuni numeri. Dalle mani di Catanese sono passate oltre 40.000 pagine di registri notarili (nel periodo compreso dal 1398 al 1560). E circa 15.000 sono state le pagine di censimenti del XVII secolo visionate.
Frutto di tanto impegno, una nuova mappatura cittadina dettagliata, ridefinita, all’interno della quale sono emersi nomi nuovi di quartieri, ciascuno con una propria identità, funzione e dinamica sociale.
Arrivando ad alcune importanti conclusioni “rivoluzionarie”, che non riguardano solo il numero dei quartieri, come solo una lettura superficiale potrebbe suggerire.
Ai tre quartieri della Madrice, della Catena e della Misericordia, a cui la storiografia locale ci aveva abituati, ne aggiunge altri. Ne citiamo solo alcuni : “Piazza dei Macelli”, “Quarterio Boccerie”, “Santa Caterina”, “Porta Castri”, “del Castello”,”della Loggia”,”Porta Gibli”, “San Giuliano”, “Platea Magna”,”Botteghelle”, “Rua Grande”, “Pirtuso”, “li Cuti”, “Tibubo” e cosi di seguito fino ad arrivare alle sessanta unità.
Oltre al numero dei quartieri, altre sono le “novità”:
Le origini del quartiere Rabato.
Per anni abbiamo saputo, letto e sentito dirci che il Rabato era il quartiere “arabo” per antonomasia, risalente al periodo della dominazione islamica in Sicilia. Da documenti rinvenuti e’ venuto fuori invece che si trattava di una zona di nuova espansione, utilizzando terreni di proprietà di nobili cittadini, come gli Anfuso o i Mercatante. Siamo quindi in presenza del classico sobborgo nato in un epoca molto piu’ tarda rispetto a quella araba.
L’esistenza di ben sette confraternite dedicate al culto di Santa Lucia, San Tommaso, Santo Stefano, San Biagio, Sant’Antonio, San Giovanni e San Bartolomeo che dimostra una intensa devozione cittadina rivolta ai santi, un aspetto che distingueva Salemi dal resto della Sicilia dove le confraternite erano per lo piu’ mariane. Tutto l’opposto di quanto accade oggi. Basti pensare il tono minore con cui vengono celebrati i co-patroni San Nicola e San Biagio rispetto alla Madonna.
La conferma dell’esistenza di una doppia cinta muraria, una separazione fisica e giuridica tra la citta’ di Salemi e il Castello. Cinte murarie disgiunte, quindi, in controtendenza a quanto e’ stato accettato fino ad oggi da qualcuno, e confermando, invece, una cartografia del 1700 realizzata da Samuel von Schmettau, rimasta famosa per la sua estrema precisione.
Anche sulla la collocazione del “miqveh” (il luogo dedicato alla purificazione delle donne ebree tramite il bagno), una “vexata quaestio” tra studiosi e appassionati senza peraltro pervenire ad una conclusione, lo studioso italo-francese, sempre su base documentale e seguendo le tracce di quei “sedici tarì” – l’ammontare del canone d’affitto dei locali del bagno pagati al proprietario che era, guarda caso, il monastero di Santa Chiara (“pecunia non olet”, si sarebbe detto, visto i rapporti non proprio idilliaci tra cattolici ed ebrei)- ha ritenuto di proporre quattro luoghi alternativi, tutti orbitanti in una area adiacente alla chiesa di Santa Maria della Catena, edificata, come si sa, sopra i resti di una antica Sinagoga.
Si può concordare o meno con le sue tesi di fondo del libro, ma una cosa e’ certa: la metodologia adoperata da Catanese, scientificamente attrezzata, segna davvero un prima e un dopo, una sorta di spartiacque, nella storiografia salemitana, ma anche in quella di tante altre cittadine siciliane.
L’opera, pur focalizzata su una piccola comunità come quella di Salemi, ha l’originalità’ di proporre un modello di analisi, potenzialmente applicabile a molte altre realtà urbane. Non fosse altro, e non e’ cosa di poco conto, perché apre una finestra sulle dinamiche sociali, economiche e culturali che hanno segnato ogni citta’ del passato.
Un libro indispensabile, quindi, per chiunque voglia scoprire le radici profonde di Salemi, ma anche i processi storici che rendono le città siciliane di quell’epoca ricche di grande valori.
Leggendo “Gli antichi quartieri di Salemi” abbiamo provato anche una inesplicabile e struggente nostalgia, in quei nomi abbiamo intravisto i nostri antenati con le loro gioie e angosce, in quei quartieri abbiamo risentito le loro voci, le grida dei loro piccoli, abbiamo odorato i profumi dei loro frugali ma genuini pasti. Abbiamo avuto la sensazione intravedere le loro lunghe ombre al calare del sole, al rientro da faticosi lavori nei feudi. Abbiamo risentito i cori di novene filtrate da ampie finestre di affollate chiese.
Siamo stati indotti a riflettere sull’importanza della conoscenza del passato, un’arma pacifica per affrontare con consapevolezza le ardue sfide del presente e costruire un futuro in armonia con la propria storia.
Franco Ciro Lo Re