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06/04/2025 06:00:00

Venire a patti con il leone. Giorgia Meloni tra Omero ed Esopo

Tutto è lecito…

Confesso che la cronaca politica, soprattutto nell’ultimo periodo, mi confonde. Non riesco a stare dietro alla genesi delle alleanze e dei patti che nascono nel cosiddetto «scacchiere internazionale». Un esempio su tutti: il nostro presidente del consiglio stringe patti con l’America di Trump o con i volenterosi paesi europei? Mi sembra che l’ubiquità – che qualcuno tradurrebbe «tenere il piede in due scarpe» - non sia una scelta possibile. Soprattutto nell’ultimo periodo.
A questo proposito mi piacerebbe ricordare una curiosa coincidenza letteraria, un’immagine che si ripete in due grandi autori del mondo antico, Omero (VIII secolo a.C.) ed Esopo (VI secolo a.C). Entrambi dicono che una cosa gli umani proprio non possono fare. E la cosa che proprio non possono fare è venire a patti con un leone.

… in guerra…

Nel ventiduesimo libro dell’Iliade, il poema che racconta gli ultimi 51 giorni della Guerra di Troia, Ettore e Achille sono alla resa dei conti, solo uno di loro sopravviverà al combattimento. Ettore ha paura, sente che la sua ora è vicina, ma alla fine accetta il suo destino e chiede ad Achille soltanto di rispettare un semplice patto: chiunque vinca, restituisca il corpo dell’altro perché possa venire onorato e sepolto.
Riporto le sue parole nella traduzione di Maria Grazia Ciani (Marsilio):
«Non fuggirò più davanti a te, figlio di Peleo, come prima quando per tre volte ho corso intorno alla grande città di Priamo e non avevo animo di aspettare il tuo assalto. Adesso invece sento in me il coraggio di starti di fronte: ti ucciderò o mi ucciderai. Ora però giurami davanti agli dei, che saranno i testimoni migliori e i garanti del nostro patto: io non strazierò il tuo corpo in modo indegno se Zeus mi concederà di vincere e di toglierti la vita; ti spoglierò delle tue armi gloriose, Achille, ma il tuo corpo lo restituirò agli Achei. Anche tu restituisci il mio».
Ettore chiede un patto, un giuramento. Qualcosa che si può fare solo tra pari, tra chi possiede le stesse possibilità e gli stessi poteri. Sono questi i presupposti di un accordo, anche nel momento più estremo. Achille, però, non reputa Ettore al suo stesso livello, non crede che abbia le sue stesse possibilità di vittoria né tantomeno i suoi stessi poteri. Perché riconoscere a Ettore, allora, una dignità superiore alle sue forze? Se meditiamo un attimo su questo punto, possiamo leggerci dentro tanti mancati accordi nella politica locale, nazionale e internazionale. Ma ritorniamo ad Achille e leggiamo la sua risposta piena d’odio:
«Ettore, dannato, non parlarmi di patti. Non esistono accordi fedeli tra uomini e leoni, e lupi e agnelli non hanno animo eguale: la discordia è fra loro, per sempre. Così anche fra me e te amicizia non vi sarà mai, non vi saranno patti fra noi prima che l’uno o l’altro muoia e sazi con il suo sangue Ares, l’indomabile dio della guerra».
Non esistono accordi fedeli tra uomini e leoni, grida Achille a Ettore. È interessante che aggiunga l’aggettivo «fedele». Come se volesse dire che è inutile procedere a patti tra persone che non hanno la stessa forza perché, prima o poi, chi è più forte, o più scaltro, tradirà l’altro.

… e in amore?

Due secoli dopo, lo schiavo frigio Esopo formula una favola che sembra voler indagare quella metafora: è davvero impossibile venire a patti con un leone? Stavolta il contesto non è quello bellico. Anzi, è totalmente ribaltato. La scena è quella di un paradossale innamoramento: un leone si innamora della figlia di un contadino. E addirittura la chiede in sposa. Il contadino è terrorizzato dalla situazione: cedere sua figlia, ciò che ha di più caro, nelle mani di un leone, gli sembra una scelleratezza. Perciò, propone al leone un patto, dovrà strapparsi le zanne e tagliarsi gli artigli, solo così potrà acconsentire al matrimonio.
Leggiamo direttamente da Esopo, nella traduzione di Elena Ceva Valla (BUR), la fine del racconto:
«Ma dopo che il leone si fu sottoposto per amore a entrambe le mutilazioni, il contadino, pieno di disprezzo per lui, quando gli si presentò, lo cacciò via a colpi di randello».
Torna in mente quell’aggettivo omerico che abbiamo sottolineato prima: non possono esserci accordi fedeli tra uomini e leoni. Ed Esopo dimostra che la formula funziona reciprocamente. Perché quello che conta non è la natura diversa, umano o leone non conta, conta il mancato riconoscimento della dignità dell’altro.
È l’odio di Achille, è il disprezzo del contadino, che rendono impossibile il patto. Come puoi fare un patto con chi ti odia, con chi ti disprezza? Finirà per essere infedele, fin dall’inizio. Finirà per essere inutile.
Bisognerà ricordarlo, forse, al nostro presidente del consiglio?
 

 

Marco Marino



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