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05/04/2025 08:44:00

Femminicidio di Sara. La mamma di Stefano: "Ho aiutato mio figlio, voleva uccidersi"

«Ho aiutato mio figlio perché si voleva uccidere». Daniela Santoro, madre di Stefano Argentino, rompe il silenzio e ammette, nelle dichiarazioni spontanee rese ai carabinieri, di aver aiutato il figlio a fuggire dopo il femminicidio di Sara Campanella, la studentessa di 22 anni sgozzata lunedì pomeriggio a Messina.

Una confessione che conferma i sospetti degli inquirenti, convinti fin dall’inizio che il 27enne non avesse agito da solo per far perdere le proprie tracce. Le sue parole aggiungono un tassello fondamentale alle sei ore di vuoto tra l’omicidio e la cattura.

Secondo quanto raccontato dalla donna, la telefonata del figlio è arrivata mentre era in auto diretta ad Avola: «Mi ha detto di essere disperato, di avere fallito, che non riusciva a provare sentimenti. Ma del delitto non mi ha detto nulla». Una chiamata che arriva alle 17.15, quando Sara era già morta: cinque coltellate, di cui una fatale alla giugulare e un’altra che le ha perforato un polmone. L’autopsia ha confermato che la giovane è morta dopo pochi minuti di agonia.

«Sono rimasta sconvolta – ha dichiarato la madre – e ho deciso di partire per Messina per andarlo a prendere». Una scelta che, secondo il gip, ha avuto un ruolo chiave nella breve fuga del ragazzo, poi catturato intorno alle 23 nella casa vacanze di famiglia a Noto, nel Siracusano.

Stefano Argentino, che a Messina non disponeva di un’auto, sarebbe stato aiutato a fuggire immediatamente dopo l’omicidio. Gli investigatori dubitano che, con gli abiti sporchi di sangue e in stato di shock, abbia potuto salire su un mezzo pubblico con sangue freddo. L’ipotesi che la madre lo abbia raggiunto e condotto via in auto ora si fa sempre più concreta.

Intanto proseguono le ricerche dell’arma del delitto. Un coltello è stato trovato non lontano dal luogo dell’omicidio, ma i carabinieri dubitano si tratti di quello usato da Argentino. Più probabile, secondo gli inquirenti, che l’assassino abbia utilizzato un bisturi o un taglierino, oggetti compatibili con le ferite riportate dalla vittima e ancora introvati.

 



STUDIO VIRA | 2025-04-09 10:50:00
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