Shark, nonostante la sconfitta di Sassari, tutto può succedere. Lo scudetto è possibile
Il rammarico della sconfitta di Trapani a Sassari può essere riassunto dalle dichiarazioni rilasciate da Coach Repesa a fine partita: ”Purtroppo non abbiamo fatto le cose che avevamo preparato. Siamo stati in partita solo 7 o 8 minuti senza permettere alla Dinamo di correre. Abbiamo perso concentrazione e la nostra difesa non è stata corretta”. Un commento laconico, come nello stile del Croato, ma su cui si può tranquillamente ricavare un intero romanzo.
Il Trapani perde, in tal modo la testa della classifica solitaria (traguardo storico) non solo per indubbi meriti sciorinati dagli avversari, ma soprattutto perché ha rinunciato, o meglio i giocatori granatasono stati “costretti” da Coach Bulleri, a non poter rispettare un piano partita curato nei minimi particolari in allenamento.
Sembrava tutto facile all’inizio in cui Robinson & C. riuscivano ad acquisire un vantaggio in doppia cifra e ad esprimere brillantezza nei giochi d’attacco. Ma era un fuoco di paglia, subito spento dalla reazione della contraerea avversaria. Infatti, dopo pochi minuti, il meccanismo si è gradatamente inceppato ed i punti di forza e quindi l’inerzia della partita passata tra le mani degli scatenati tamburini sardi.
È stato come se nei meccanismi perfettamente oleati fossero stati inseriti granellini di sabbia che ne attestavano il mal funzionamento. L’abituale gioco in transizione primaria passava decisamente tra le mani di Sassari e per la difesa degli Shark cominciavano i guai.
Repesa aveva preparato, nel piano partita, una difesa match-up con cambi difensivi che venivano saltati per l’impressionante precisione a tiro da 3 degli avversari, mentre dall’altro lato la difesa a zona 2/3 reggeva al tiro perimetrale piuttosto sbilenco messo in campo dagli Squali, decisamente sotto media nelle abituali percentuali al tiro.
Repesa ha fatto riferimento ad un calo di concentrazione che assolutamente non mi sembra di aver visto poiché la partita ha vissuto di un sostanziale equilibrio rotto solo negli ultimi minuti in cui i sardi prendevano decisamente il largo. Gli scout finali parlano di un fantasmagorico 14 su 25 da 3 ( migliore percentuale al tiro in campionato della Dinamo) e un 24 su 27 ai liberi contro un deludente 12 su 23, di poco superiore al 50%. Sarebbe semplicistico attaccarsi ai numeri ed alle percentuali.
Il fatto incontrovertibile è che a questo punto della stagione, in cui i team si giocano tutto nella lotta per non retrocedere come in quella di accesso ai primi 8 posti dei playoff, le sorprese sono proprio dietro l’angolo. Quest’anno non si avverte, come negli ultimi 5, in cui Milano e Bologna hanno disputato le finali per il titolo (andato alla Armani 4 volte su 5), il duopolio nei rapporti di forza, mentre altri dovevano contendersi le briciole. Ed il pronostico di Antonini in cui parlava di scudetto possibile della città falcata, che sembrava cervellotico e fuorviante, appare, alla luce di quanto accade, possibile.
Il fatto è che non va limitato od ascritto al solo Shark, ma esteso anche a team come Brescia, Trento ed addirittura ad un Venezia che all’inizio sembrava dover lottare per una tranquilla permanenza, mentre ora detiene la migliore striscia vincente del campionato.
Il dato incontrovertibile è che il duopolio di Milano e Bologna è stato messo in discussione dal cambiamento delle regole imposte nell’anno in corso dalla Federazione Europea. Attualmente in Eurolega si sono giocate ben 32 partite, un autentico tour de force che prevedeva addirittura due match settimanali, più la gara di campionato. Un ritmo frenetico ed infernale che in pochi avrebbero potuto reggere se non dotati di panchine non solo lunghissime, ma altamente competitive. Se si pensa che Bologna sia subito sparita dai radar delle prime piazze e che Milano nelle restanti 2 gare dovrà sperare nei risultati delle altre per accedere ai Play-in Showdown fino al 10 posto ( ultimo utile), la dice lunga sulle 7 fatiche di Ercole cui siano sottoposte le squadre. Uno stress-test che indubbiamente ha abbassato, se non addirittura cancellato, il gap tecnico esistente rendendo, di conseguenza, sempre più esaltante ed incerto il campionato LBA. Più che torneo cestistico è sembrato assomigliare alla Grande Boucle del giro di Francia in cui inizialmente Trento ha tentato la grande fuga dopo il pronti e via, interrotta proprio da Trapani nell’incontro casalingo. Poi si è formato un gruppone in testa che comprendeva anche Brescia, con Milano e Bologna attardate, ma in vigile attesa. Ora sono 9 le squadre che nell’arco di 6 punti si contendono la griglia di partenza nei playoff. Chiaramente accedere tra i primi 4 consentirebbe di affrontare il primo step con il vantaggio di giocare in casa una eventuale bella. Ma più che il fattore-campo conteranno molto le condizioni mentali e fisiche (da dover evitare assolutamente gli infortuni) con cui si arriverà alla volatona finale. Tutti fattori e le dinamiche entreranno nel calderone di assegnazione dello scudetto e con valori livellati. Ed in tal guisa, anche le doti “divinatorie” del guru Antonini, potrebbero imperiosamente emergere.
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