
Scandalo sanità: via Croce dall'Asp di Trapani. Ma la Regione resta sotto accusa
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Nella giornata di ieri Ferdinando Croce, Direttore generale dell’ASP 9 di Trapani, ha avuto notificato dalla Regione Siciliana, attraverso l’assessorato della Salute, il procedimento di decadenza, disponendone nel contempo l’immediata sospensione dalle funzioni per 60 giorni.
Due le ispezioni che ci sono state all’ASP a seguito dei ritardi nella refertazione istologica, una regionale e l’altra ministeriale. La relazione degli ispettori dell’assessorato alla Salute è stata consegnata agli uffici preposti, quella del ministero non è ancora arrivata.
Dalla nota regionale di ieri si legge che: “La decisione è stata presa a seguito di un’indagine ispettiva che ha evidenziato gravi disservizi legati ai ritardi nell’erogazione delle prestazioni di anatomia patologica, suscitando grande clamore mediatico e un crescente allarme sociale, oltre a mettere a repentaglio la salute dei cittadini interessati. L’attività ispettiva è stata condotta dal dipartimento per le Attività sanitarie e osservatorio epidemiologico dell'assessorato, che ha prodotto una relazione individuando responsabilità a carico del vertice dell’Asp. Le contestazioni mosse riguardano "omissioni di atti obbligatori per legge e violazioni dei principi di efficacia, efficienza e buon andamento dell’amministrazione".
Cosa accade adesso
Croce ha già lasciato gli uffici di via Mazzini 1 a Trapani, ad esercitare le funzioni adesso il suo vice, Danilo Palazzolo. Croce ha 10 giorni di tempo per presentare le contro deduzioni, poi si dovrà riunire la VI Commissione Sanità all’ARS, che emetterà un parere non vincolante, stessa cosa farà la conferenza dei sindaci della provincia di Trapani. Ad adottare in via definitiva, alla luce di questi passaggi, la decisione finale sarà il presidente della Regione Renato Schifani.
Le parole di Croce
A provvedimento raggiunto Croce ha rotto il silenzio che si era imposto per garbo istituzionale in questo mese e ha detto: “Non commento, per ora, la decisione del Presidente della Regione di avviare il procedimento di decadenza dalla carica di Direttore generale dell’Asp di Trapani, che mi è stata da poco notificata con proposta di sospensione. Compirò ogni valutazione in diritto per la tutela della mia immagine, del mio lavoro, della portata delle mie responsabilità. In queste lunghe settimane ho scelto che - al mio posto - parlassero gli atti per dimostrare, come spero ancora accadrà, che io ho agito per risolvere problemi ereditati. Basta guardare gli atti richiesti dal ministero della Salute nell’ambito di una ispezione ancora in corso per verificare che quando a luglio, per la prima volta, mi sono state rapportate le criticità di refertazione ho adottato tutte le misure a mia disposizione, garantendo nel tempo previsto una refertazione entro 20 giorni al mese di febbraio. Ho anche tempestivamente avvisato l’assessorato regionale della salute, ricevendo silenzi e nessun aiuto fintantoché la vicenda non ha assunto rilevanza mediatica. Di questa vicenda resta intatta l’amarezza per la tutela delle persone, per i pazienti. Alla loro sofferenza, in una provincia difficile sotto il profilo della organizzazione sanitaria e travolta da scandali giudiziari, ho cercato di dare in questi primi mesi di lavoro una iniziale risposta con il costante supporto di tutto il personale aziendale. So di aver agito con coscienza, onestà e impegno. Il resto toccherà accertarlo in tutte le competenti sedi giudiziarie, alle quali valuterò di rivolgermi senza spirito di rivalsa, con l’obiettivo unico di fare emergere la verità”.
Le reazioni
Il capogruppo del M5S all'Ars Antonio De Luca parla di sospensione “Doverosa e pure tardiva, ma non assolve il governo che nella vicenda del clamoroso e inaccettabile ritardo dei referti istologici non è immune da colpe, non solo perché a mettere il manager di FdI sulla poltrona più alta dellAsp di Trapani è stato Schifani, ma anche perché l'assessorato alla Salute non ha vigilato ed è rimasto inerte dopo l'allarme lanciato da Croce. Di sicuro il Presidente è responsabile dello sfascio della sanità siciliana che è ormai sotto gli occhi di tutti e del quale deve rispondere in aula nel corso della seduta che chiediamo da tempo. Ma lo deve fare subito, non a fine aprile o quando gli farà comodo. Vogliano – continua De Luca - le carte degli ispettori per capire se, come sembra, è in corso un vergognoso scaricabarile, come pure le parole dello stesso Croce sembrano far trasparire. Vanno accertate le responsabilità di tutti, per evitare che episodi cosi tragici e vergognosi abbiano a ripetersi in futuro. Di certo nessuno può dirsi esente da responsabilità”.
Cristina Ciminnisi pone nel suo intervento delle domande centrali: “Dov’era l’Assessorato Regionale alla Salute quando i primi allarmi sono stati lanciati? Perché il Governo Schifani non ha agito prima, evitando che i cittadini diventassero vittime di un sistema allo sbando? Quelli di Trapani non sono casi isolati, ma il sintomo di un sistema malato e di una gestione politica miope e dannosa della Sanità siciliana. Il governo Schifani continua a nominare manager e direttori generali per accordi di palazzo, e i siciliani pagano il prezzo di questa mala gestione. Basta con la politica che uccide la Sanità e mette a rischio la salute dei Siciliani. Schifani e Faraoni vengano a spiegare al Parlamento come intendono salvare la Sanità pubblica, prima che altri cittadini vedano negato il loro diritto alle cure”
Partito Democratico
Per Anthony Barbagallo, segretario regionale dem, la questione non è ancora chiusa: “Temiamo che, al di là di annunci e promesse, vi possano essere ulteriori sviluppi. Purtroppo duole ripeterci: i manager sono stati piazzati lì per mera gestione del potere e nell’ambito del puzzle di poltrone che questo centrodestra che sostiene il presidente della Regione, insegue spasmodicamente A tutto danno della salute dei siciliani. Un fallimento, politico, gestionale e di risultati, di cui – conclude - il presidente della Regione è il primo responsabile”.
Dario Safina deputato Pd parla di atto dovuto ma del tutto insufficiente: “La sanità trapanese non può continuare a essere trattata come l’ultimo dei sottogoverni, Schifani non può pensare di risolvere i problemi della sanità trapanese con la semplice sospensione di Croce. Servono soluzioni concrete: più posti letto, più medici, più personale sanitario, strutture più efficienti e un vero piano per ridurre le liste d’attesa. Troppi cittadini sono costretti a rinunciare alle cure a causa di un sistema che non garantisce servizi adeguati. Tra l’altro l’assessorato alla Salute aveva affidato a Croce la riorganizzazione della rete sanitaria, mantenendo invariato un numero di posti letto già nettamente insufficiente rispetto alle esigenze del territorio. È evidente che, in queste condizioni, abbattere le liste d’attesa è impossibile. Schifani e il suo governo non si illudano: il problema non si risolve facendo saltare un manager. La verità è che questa amministrazione regionale ha gestito la sanità con logiche di spartizione politica anziché con una visione strategica per garantire cure adeguate ai siciliani. La sanità è un diritto, non merce di scambio. Basta con i giochi politici sulla pelle dei cittadini”.
Controcorrente
Per Ismaele La Vardera “Il procedimento di sospensione per Croce, non fa altro che certificare il fallimento della politica sanitaria del governo Schifani. Ancora una volta, la salute dei siciliani, è passata in secondo piano. Che Croce non era la persona giusta per quel ruolo bastava leggerlo nel suo curriculum anche se, ad onor del vero oggi Croce è diventato il capro espiatorio dell’assessorato alla Salute. Schifani se vuole fare una cosa giusta, sospenda se stesso”.
Il centrodestra
Non arriva alcuna nota a firma di nessun deputato o coordinatore nè provinciale nè regionale. Silenzio assoluto da parte della politica di centrodestra, Fratelli d’Italia ha fatto scudo fino alla fine attorno al manager Croce.

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