Caos sanità. Renzi a Mazara, tra slogan e attacchi: "Ora Schifani a casa"
Il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, è arrivato a Mazara del Vallo ieri pomeriggio, davanti l’ospedale Abele Ajello, essenzialmente per raccontare la storia di Maria Cristina Gallo. Ne ha ripercorso le tappe della malattia, dall’operazione fino alla chemio. La professoressa Gallo è una donna di grande umanità e soprattutto che ha deciso di fare una battaglia non simbolica ma di giustizia sociale. Non ha mai chiesto di incontrare nessuno dei politici che ad oggi si affannano a volerla incontrare.
Renzi ha palesato alla stampa quello che da oltre 30 giorni raccontiamo, a telecamere e microfoni aperti ha ribadito una grande ovvietà: la salute è un bene prezioso per tutti, nessuno si può consentire il lusso di politicizzarla, chi ha colpe paghi, Schifani vada a casa.
Oggi gli ammalati sono pure stanchi di essere strumentalizzati dai politici per regolare conti tra maggioranza e opposizione, sono stufi di ricevere attestati di solidarietà quando invece hanno bisogno di percorsi snelli di accesso alle cure e alle terapie, prima ancora alla refertazione.
La presenza sui territori è necessaria ma quando c’è anche una progettualità importante che fornisce una soluzione. Il primo step era: “Croce a casa". Sono passati a “Schifani a casa”. Nel ruolo delle contrapposizioni politiche è normale, anche corretto, ma di fronte ad una vicenda che ha scoperchiato un vaso di responsabilità enormi il gioco delle pedine è riduttivo, pure offensivo nei confronti dei cittadini. Da Renzi, che ha una brillante intelligenza, ci si aspettava qualcosa in più, che evidentemente doveva essere raccontato con aderenza alla verità dei fatti e che invece è arrivato filtrato e pure in modo superficiale. Nessuno dice con chiarezza e coraggio che i reparti doppioni o tripli non servono, non sono attrattivi, non garantiscono prestazioni efficienti. L’unico a dirlo con estrema chiarezza è stato Giovanni Bavetta, che di Renzi è stato consulente al Senato. Si è preferito, invece, buttarla sulla banalità del dire, che colpisce ma non rimane.
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