"Aiuto, siamo pieni di sangue!".
Il CPR di Milo, a Trapani, continua a essere un inferno per chi vi finisce dentro. Il nuovo episodio di violenza scuote il Centro di Permanenza per i Rimpatri: un pestaggio definito "brutale", denunciato da attivisti e testimoni, che sarebbe avvenuto all'interno della struttura ad opera di agenti in tenuta antisommossa.
E proprio "Aiuto aiuto siamo pieni di sangue!" sarebbe il grido disperato urlato in un video girato in uno dei cellulari dei migranti presenti e reso pubblico dai suoi legali. Nelle scorse ore i migranti hanno proclamato lo sciopero della fame dando vita alla battitura delle reti per protesta. Il quadro sarebbe ancora più allarmante considerato l'abbassamento drastico dell'età media degli ospiti del Cpr, con un numero crescente di giovani neomaggiorenni in condizioni di estrema vulnerabilità. Questi ragazzi, spesso appena usciti dalle comunità per minori, si ritrovano senza documenti e senza tutele.
La denuncia di "Mai più lagher"
L'attivista Teresa Florio, del gruppo "Mai più lager", denuncia da tempo maltrattamenti e violenze nei Cpr italiani, con particolare attenzione a quello di Trapani. Secondo la sua testimonianza, i pestaggi sarebbero avvenuti con l'uso di manganelli e calci, spesso ai danni di persone ammanettate, all'interno di celle, bagni o nell'infermeria, lontano da telecamere e testimoni.
La situazione è ancora più drammatica perché si tratta per la maggior parte di giovanissimi. Si parla di appena maggiorenni, catapultati in un sistema che non distingue tra chi ha un passato criminale e chi è arrivato in Italia in cerca di un futuro. Giovani che fino a pochi mesi prima erano accolti nei centri per minori si ritrovano, compiuti i diciott’anni, a vivere in una struttura che poco somiglia a un centro di accoglienza, sedati con psicofarmaci e soli.
Regolamenti ignorati e condizioni disperate
Il regolamento ministeriale del 2022 prevede che persone con fragilità non debbano essere rinchiuse nei Cpr, eppure molti detenuti, privi di prospettive e in attesa di espulsione, si trovano in condizioni disperate. L'episodio di violenza al cpr di Milo sarebbe scaturito come rappresaglia dopo che un migrante, utilizzando uno smartphone, aveva cercato di denunciare un tentativo di suicidio per impiccagione all'interno della struttura. Il pestaggio sarebbe avvenuto subito dopo. Florio descrive il Cpr come un "inferno", dove il degrado e le violenze sono all'ordine del giorno. Inoltre il Cpr di Trapani risulterebbe gestito dalla cooperativa Ekene, la stessa che si occupa del centro di Gradisca, dove dal 2019 si sono registrati quattro morti. Le testimonianze degli ex detenuti parlano di pestaggi, torture e abusi di potere da parte delle forze dell'ordine e del personale del gestore.
Sempre più giovani tra le vittime
A rendere ancora più tragica la situazione è il fatto che sempre più giovanissimi, appena maggiorenni, finiscono nei Cpr e tentano il suicidio. Il caso di Aziz e di un altro ragazzo recentemente internato dimostra come l'età degli ospiti di queste strutture si sia drasticamente abbassata. Giovani che, usciti dalle comunità per minori senza documenti, si ritrovano improvvisamente clandestini e senza prospettive con l'unica prospettiva di lavorare in nero diventando vittime del caporalato. Un sistema che, invece di garantire percorsi di inclusione, si limita a segregare e deportare.
La "galera degli stranieri"
Quello del cpr di Trapani non è un caso isolato. Le condizioni dei Cpr italiani sono state più volte denunciate da associazioni per i diritti umani e organizzazioni internazionali. Nei Cpr di Bari, Milano, Macomer, Caltanissetta, Brindisi e Ponte Galeria si registrano situazioni simili: maltrattamenti, violenze, condizioni di degrado estremo. Persone con gravi problemi psichiatrici, malati di epilessia, tubercolosi e fratture non curate sono lasciate senza assistenza medica adeguata.
Nel 2024, infatti, insieme a Lorenzo Figoni, Luca Rondi in un report di Altraeconomia ha scritto "Gorgo Cpr – Tra vite perdute, psicofarmaci e appalti milionari", un’inchiesta sui Centri di permanenza per il rimpatrio italiani.
"Dati, documenti e testimonianze inedite smontano decenni di propaganda politica fatta sulla pelle di migliaia di persone. Ecco perché la “galera degli stranieri” calpesta i diritti e sperpera denaro pubblico. Da Milano a Roma, passando per Torino, Gradisca d’Isonzo, Palazzo San Gervasio, Brindisi, Bari, Trapani, Caltanissetta e Macomer: la detenzione amministrativa nei Cpr ci ricorda che in Italia esistono vite che valgono meno. Sono quelle dei sans-papiers, coloro che non hanno un regolare permesso di soggiorno, e possono ritrovarsi all’improvviso chiusi in gabbie di pochi metri quadrati.
Senza svolgere alcuna attività, i “trattenuti” trascorrono nel limbo fino a 18 mesi, attendendo la remota possibilità di un rimpatrio nel Paese d’origine. La loro sofferenza, silenziata dall’uso massiccio di psicofarmaci, è affidata a privati - multinazionali, società e cooperative - a cui lo Stato delega la gestione di questi luoghi attraverso appalti milionari. Il confinamento dell’esistenza umana avviene così tra carte false, dignità negata e salute calpestata. Un “modello” esportato in Albania".