"Chi è contro di me è contro Trapani" aveva lasciato intendere Valerio Antonini, qualche mese fa, dopo avere ricevuto la cittadinanza onoraria dal Comune. A quanto pare, non era una cattiva interpretazione.
Il patron romano del Trapani Calcio (e del basket, e dell'emittente locale Telesud), è tornato a far parlare di sé con un post su X (ex Twitter), in cui “intima” al Comune di Trapani di non sostenere il Trapani Film Festival, rassegna giunta alla sua terza edizione, organizzata dal produttore e regista Francesco Torre.
Il tono è quello solito: apocalittico, vittimistico. Antonini attacca l’assessora alla Cultura Rosalia D’Alì, colpevole, a suo dire, di voler “aiutare il suo amichetto”, Francesco Torre, definito più volte “diffamatore seriale”. Il tutto condito da toni intimidatori e accuse vaghe, lanciate con un linguaggio non consono per un imprenditore.

Un attacco alle istituzioni (e al buon senso)
Antonini è libero di avere conti in sospeso con chi vuole. Torre, da parte sua, ha più volte dichiarato di vantare crediti economici nei confronti del patron granata, circostanza sempre respinta dall’interessato. Affari loro. Ma da qui a chiedere – pubblicamente – che il Comune boicotti un evento culturale solo perché organizzato da una persona con cui lui ha un contenzioso personale, ce ne passa.
Eppure è proprio questo che accade nel post pubblicato su X, che si apre con un grottesco: “Scandalo al Comune di Trapani. Da informazioni che circolano in Città, l’assessora Rosalia D’Alì starebbe premendo sulla giunta per concedere il patrocinio al Diffamatore Seriale Francesco Torre.”
Una frase che ha dell’incredibile. Non solo perché definire “scandalo” un patrocinio comunale a un festival culturale fa ridere (se non ci fosse da piangere), ma soprattutto per l’idea che trapela: e cioè che, secondo Antonini, il Comune dovrebbe agire in base ai suoi "desiderata".
E non è finita. A un certo punto, il “benefattore romano” scrive: “Ricordo all’assessora che solo due mesi fa il sottoscritto ha ricevuto la cittadinanza onoraria. Dovrebbe quanto meno rispettare la votazione fatta da tutti i consiglieri comunali, incluso il partito di cui lei fa parte.”
Una frase che non solo è una forzatura grottesca del ruolo delle istituzioni, ma è un vero e proprio attacco all’autonomia amministrativa di una giunta comunale. Come se la cittadinanza onoraria, che è un riconoscimento simbolico, potesse trasformarsi in un ruolo da "kingmaker" politico.
Antonini e il potere: un cortocircuito pericoloso
Il caso del Trapani Film Festival è solo l’ultimo episodio di un rapporto ormai tossico tra Antonini e parte della città. Non passa settimana senza che il patron lanci strali contro giornalisti, fornitori, tifosi critici, cittadini “ingrati”. La lista dei “nemici” è lunga. Ora ci si mettono anche gli eventi culturali.
Eppure il Trapani Film Festival è uno dei pochissimi momenti di vita culturale organizzati in città durante l’estate, ed è già giunto alla sua terza edizione. Il Comune non farebbe altro che sostenere un’iniziativa che dà lustro al territorio. A meno che, per non urtare la suscettibilità del cittadino onorario, si debba far saltare anche quello.
Forse è davvero il momento che il Sindaco Giacomo Tranchida e l’intera amministrazione pongano un argine a tutto questo. Perché non si può più tacere davanti al fatto che un privato cittadino, per quanto influente, pretenda di dirigere la cultura, la politica e l’informazione in città.