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27/03/2025 06:00:00

Sicilia. Il rischio "mance" nella nuova manovra. Il Governo difende i contributi a pioggia

Un’operazione da 46 milioni e 336 mila euro, con fondi destinati a sanità, imprese, laboratori di analisi e aeroporti. È questa la nuova manovra che il governo regionale siciliano, guidato da Renato Schifani, ha presentato ai leader della maggioranza.

Ma al centro del confronto, durato oltre tre ore a Palazzo d’Orleans, non c’è stato solo il merito delle misure, quanto il metodo: evitare che all’arrivo in Aula la finanziaria venga sommersa da emendamenti clientelari, come già avvenuto a dicembre.
Il presidente della Regione ha chiesto un “patto” per blindare il testo, provando a mettere al riparo la manovra dalla consueta pioggia di contributi e mance distribuiti ai Comuni in vista del voto. Schifani ha chiesto agli alleati di rinunciare ad emendamenti spot per favorire sagre, bande, pro loco e micro-progetti, sottolineando come una simile strategia abbia già scatenato critiche, inchieste e indagini della Corte dei Conti.


L’assalto di fine anno: sagre, rally e contributi a pioggia
Proprio a dicembre 2024, la finanziaria si era trasformata in una vera e propria “tombola”, con 80 milioni di euro spartiti dai deputati per sagre, eventi, feste patronali, manifestazioni e arredi comunali. Ogni parlamentare regionale aveva a disposizione un milione di euro da distribuire. Il caso simbolo è quello del piccolo Comune di Godrano, 1067 abitanti, che ha ottenuto ben 210 mila euro per un “galà equestre”, arredi, promozione turistica e progetti contro l’esclusione sociale.
Ma Godrano è solo uno dei tanti esempi. L’elenco degli interventi finanziati include rally, campi da padel, festival del cannolo, radici del ficodindia, notti di ghiaccio e persino un torneo cavalleresco. In totale, milleventidue contributi approvati, con una media di diciotto a deputato.

La Regione difende le mance
Il patto anti-mance arriva dopo che la Regione Siciliana ha respinto al mittente le contestazioni del Ministero dell’Economia sui contributi a pioggia stanziati con la Finanziaria di gennaio. In una relazione di dieci pagine l’assessorato all’Economia, guidato da Alessandro Dagnino, definisce «congrui» e «proporzionati» gli oltre 1.200 interventi approvati tramite emendamenti parlamentari, per un valore complessivo di 61,4 milioni di euro.
Secondo il governo regionale, non vi sarebbe stata alcuna violazione del principio di eguaglianza sancito dall’articolo 3 della Costituzione, ma soltanto «scelte politiche» che rientrano pienamente nelle prerogative del Parlamento siciliano. L’esecutivo di Palazzo d’Orleans ha quindi deciso di difendere punto per punto ogni singolo stanziamento, in risposta alla segnalazione arrivata dieci giorni fa da Roma, che prefigura una possibile impugnativa della norma.
Il dossier predisposto dall’assessorato intende dimostrare la legittimità dei criteri adottati per la distribuzione dei fondi, molti dei quali destinati a sagre, eventi locali, opere minori e manifestazioni culturali nei singoli territori, al centro delle polemiche per il carattere clientelare delle assegnazioni.


Il compromesso che aggira i controlli
Ora per evitare le polemiche scatenate in passato dai finanziamenti diretti ad associazioni vicine ai deputati, i contributi sono stati affidati ai Comuni. Ufficialmente per garantire trasparenza, nei fatti per aggirare i controlli, visto che i fondi arriveranno comunque agli stessi beneficiari di sempre.
Anche l’opposizione aveva partecipato alla spartizione: il Partito Democratico, diviso sul da farsi, ha ottenuto fondi per i propri territori. Unico a sfilarsi è stato il deputato del gruppo misto Ismaele La Vardera, che ha rifiutato il milione assegnato, criticando l’intero sistema.


La nuova manovra e le resistenze
Nella nuova manovra, la Regione ha previsto interventi mirati, tra cui l’estensione del bonus taxi, misure per gli aeroporti e fondi per i servizi sanitari. Ma tra i deputati serpeggia malumore: molti vorrebbero comunque inserire emendamenti “territoriali” per ottenere visibilità nei collegi elettorali. Per ora, il testo rimane oggetto di confronto interno alla maggioranza.
Il timore di Schifani è che la finanziaria venga di nuovo stravolta. Per questo punta su un’intesa politica che limiti i margini di manovra in Aula, chiedendo ai partiti di agire con responsabilità. Se il patto reggerà o se si tornerà al “mercante in fiera” di dicembre lo si capirà nelle prossime settimane.