"Alla Regione c’è un problema sociale che si chiama lavoratori di categoria A e B". Con queste parole, Daniele Passanisi, segretario generale della Cisl Fp Sicilia, e Fabrizio Lercara, responsabile Enti Regione della stessa sigla sindacale, hanno denunciato la difficile situazione di oltre 5mila lavoratori dell’amministrazione regionale.
Secondo quanto dichiarato dai due sindacalisti, si tratta di dipendenti che, nella maggior parte dei casi, lavorano per la Regione dal 2006 e che oggi percepiscono stipendi di circa 1.000 euro al mese. Con un’età media di circa 57 anni, molti di loro andranno in pensione tra circa dieci anni, al compimento dei 67 anni, ma con assegni pensionistici stimati intorno ai 650 euro mensili.
Una pensione insufficiente per vivere
"Le stime del nostro centro studi – spiegano Passanisi e Lercara – indicano che queste pensioni saranno largamente insufficienti a coprire le spese quotidiane, specie considerando l’aumento del costo della vita. Questi lavoratori, già oggi classificati come ‘lavoratori poveri’ a causa delle loro basse retribuzioni, rischiano di trovarsi in una condizione di grave difficoltà economica una volta in pensione".
L’appello al governo regionale
La Cisl Fp Sicilia ha quindi rivolto un appello al governo regionale e a tutte le forze politiche, sia di maggioranza che di opposizione, affinché venga trovata una soluzione adeguata per questa categoria di lavoratori. "Ora che i conti della Regione iniziano ad essere in ordine, è il momento di intervenire per garantire una prospettiva più dignitosa a questi dipendenti" hanno sottolineato i sindacalisti.
Mobilitazione sindacale in corso
"Non ci fermeremo – concludono Passanisi e Lercara – fino a quando il nostro appello non sarà ascoltato. Lo dobbiamo alle centinaia di lavoratori che rappresentiamo. Questo è un problema sociale a cui vogliamo trovare soluzioni concrete prima che esploda nella sua interezza".
La questione sollevata dalla Cisl Fp Sicilia riaccende il dibattito sulle condizioni economiche dei dipendenti pubblici regionali e sulla necessità di riforme strutturali che possano garantire un futuro dignitoso a chi ha dedicato anni di servizio all’amministrazione.