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27/03/2025 09:43:00

 Diga Rubino: il MIT concede altri due metri, ma la situazione resta critica

Il MIT alza di 2 metri "l'asticella" della Diga Rubino a seguito della recente azione dei sindacati agricoli: ConfSal, Copagri e FederAgri, ma la protesta non è rientrata. Le dighe in Sicilia occidentale sono da tempo il simbolo di un sistema idrico allo sbando, fatto di ritardi e forse anche di negligenze. Dopo la recente vertenza, i sindacati ottengono dal MIT una prima parziale vittoria: il Ministero delle Infrastrutture ha autorizzato l'innalzamento di 2 metri della capacità di invaso, portando la quota massima consentita da 178,40 a 180,40 metri sul livello del mare. Un intervento che consentirà, piogge permettendo, di trattenere centinaia di migliaia di ettolitri d'acqua piovana che altrimenti finirebbero per essere sversati.

Tuttavia, per ConfSal, Copagri e FederAgri, che da mesi combattono contro l'immobilismo delle istituzioni, questa è solo una goccia nel deserto della burocrazia. La gestione della Diga Rubino continua a essere poco trasparente: i sindacati da mesi chiedono invano di essere ricevuti dai vertici dell'ente gestore e dai rappresentanti istituzionali competenti. Pochi metri in un invaso grande come quello della Diga Rubino fanno la differenza nel futuro agricolo di tutta la provincia di Trapani. E nel caso specifico, vi sarebbero in gioco quasi altri 4 metri di capienza, una quantità enorme di acqua che potrebbe garantire maggiore sicurezza agli agricoltori.

Una gestione segnata da ritardi e inefficienze

La storia della Diga Rubino è una cronaca di ordinaria "disamministrazione", fatta di silenzi, lungaggini e disinteresse. Già nel 2019, il MIT aveva imposto una riduzione progressiva della capacità di invaso a causa di problemi strutturali mai risolti. Prima il taglio a 182,40 metri, poi il colpo di grazia a 178,40. Risultato? L'acqua viene sversata, mentre i campi nei mesi più critici della siccità restano all'asciutto. Eppure, nonostante i continui allarmi lanciati dagli agricoltori e dai sindacati, l'ente gestore – il Dipartimento dell'Acqua e dei Rifiuti della Regione Sicilia – ha sempre preferito il silenzio. Nessun incontro, nessun piano chiaro, nessuna risposta alle domande più urgenti.

Ora, con l'autorizzazione del MIT, qualcosa sembra muoversi. Ma i sindacati non vogliono accontentarsi di una vittoria di Pirro. Perché quei 2 metri in più sono solo un palliativo, una soluzione temporanea che non affronta il cuore del problema: circa 4 metri che porterebbero l'asticella a 184 metri. La domanda è semplice: perché l'ente gestore non ha mai voluto confrontarsi con chi quella diga la vive ogni giorno? Perché non ci sono stati incontri ufficiali per spiegare lo stato reale dell'infrastruttura? E, soprattutto, come sono stati spesi i fondi stanziati per la manutenzione ordinaria? Domande legittime, che restano senza risposta.

Un futuro incerto per l'agricoltura locale

Intanto, gli agricoltori continuano a pagare il prezzo più alto. D'estate l'acqua scarseggia, i costi di approvvigionamento schizzano alle stelle, le coltivazioni soffrono, la produzione per ettaro diminuisce e il territorio si impoverisce. La decisione del MIT, per quanto importante, arriva con il contagocce. L'autorizzazione è temporanea e vincolata al potenziamento del sistema di drenaggio. Ma questo non basta. I sindacati vogliono garanzie concrete: verifiche sulla staticità della diga, un cronoprogramma dettagliato degli interventi, trasparenza sull'uso dei fondi. E soprattutto, vogliono sedersi a un tavolo con chi gestisce l'invaso, per avere finalmente risposte chiare.

La Diga Rubino non è solo un serbatoio d'acqua, ma una risorsa vitale per tutta la Sicilia occidentale. Se continua a essere gestita in questa maniera, il rischio è che non potrà più invasare fino a 180 metri sul livello del mare. Venendo meno la sua originaria capienza, l'intera economia agricola della provincia di Trapani rischia il collasso.

La battaglia dei sindacati agricoli non si ferma qui. Anzi, è solo all'inizio. Dietro quei 2 metri concessi dal MIT si nasconde una verità scomoda: la politica e le istituzioni, con il loro silenzio, dimostrano di aver perso il controllo della gestione. Se le piogge primaverili faranno innalzare il livello oltre i 180,40 metri, il prezioso "liquido in eccesso" finirà per essere sversato. E con esso, il futuro di decine di migliaia di agricoltori della Sicilia occidentale. Ecco perché quei 4 metri scarsi di capienza sono così importanti, non solo per i sindacati, ma per tutti gli agricoltori del bacino di utenza della Diga Rubino. Gli stessi che negli ultimi due anni hanno visto falcidiati i raccolti e compromesso lo stato di salute delle colture – vigneti, oliveti, frutteti – a causa dei cambiamenti climatici e della riduzione delle piogge in Sicilia. Un problema che, senza risposte chiare e interventi concreti, rischia di aggravarsi sempre di più.